Dopo essere cascati nell’abisso, risale è dura: la girandola dei pensieri è piena di frammenti che portano e ripensare, ripensarsi. E non c’è più nemmeno una certezza, solo molta, moltissima ansia
Oggi è una giornata che sembrava innocente, e invece diventa nera, e cerco e non trovo, o forse ho trovato e quel che vedo spaventa: un muro.
Incognite, mare, sorprese, tempo che scorre e Primo Levi: c’è tutto questo, e un sacco di roba in più, nell’ennesima giornata grigia di una quarantena che oggi tocca il giorno numero 45.
Giorno 44: si tratta di camminare. Per una strada mai fatta, in salita, in mezzo al verde, odore di linfa. E poi si scopre che era un vicolo cieco. Tenersi impegnati, in questo stato miope, serve davvero a poco.
Progetti che bussano, progetti che si stratificano: ne parte qualcuno? Sono troppi, la confusione. Oggi sono arrivate per posta le mascherine della Regione, e vederle schierate lì fa un po’ impressione
Giorno 42, cerco sempre la risposta alla grande domanda sull’universo e tutto quanto, ma trovo solo un pigiama, un fascio di giornali e qualche libro. Leggo, non si sa mai, e poi fuori piove, non si può fare altro
Sabato di malinconie e tempo grigio. Sabato vuoto da riempire, ma tutto è vano, tutto è vuoto, tutto racconta i suoi mostri e le malinconie, e a consolare ci prova soltanto una canzone dall’autoradio.
Giorno numero quaranta: un’etichetta, è necessaria visto il numero. Ma etichetta è anche la parola intorno cui ragiono oggi. Intrappola, chiude, semplifica, presenta e mente. Un peso terribile, ma poi arriva un deus ex machina, e una goccia di salvezza.
Luis Sepúlveda non c’è più. Un vuoto che risuona dentro, scava nel passato, mi porta su scaffali di anni fa, tra pagine, canzoni, fotografie di spalle. Fortunata, la gabbianella, è triste ma non si sente sola. Considerati i fatti, capisce di essere diventata grande.