Cosa succede a una famiglia di tre fratelli quando i genitori, ormai settantenni, decidono di divorziare? La domanda che dà il la a “Una famiglia moderna” di Helga Flatland (Fazi) è, nella sua banalità, questa qui. Tutto prende forma nella sorta di prologo che precede l’avvio del romanzo: una vacanza in Italia (i protagonisti sono norvegesi) per festeggiare il settantesimo del papà, una cena carica di aspettative tutti insieme e, nel mezzo della tavolata che tiene insieme relazioni, sentimenti, emotività differenti e aspettative coltivate da decenni di matrimonio e vita familiare, ecco la deflagrante notizia. Da qui, a catena, seguiamo la famiglia di Liv (la sorella maggiore), Ellen (quella di mezzo) e Håkon (il più piccolo) per qualche anno e ne esploriamo pensieri, mutamenti, dubbi.

Una famiglia moderna, di Helga Flatland – Fazi editore

Le facce del prisma

Il sorprendente pregio di questo romanzo – uno dei tanti – è che è costruito non per capitoli in forma classica, ma per unità cronologiche portate avanti ciascuna dal punto di vista e con la voce di uno dei tre fratelli. La storia di “Una famiglia moderna” ha quindi ha un suo sviluppo temporale lineare, parte dalla vacanza italiana e prosegue in avanti, ma noi la leggiamo nel suo evolversi da punti di vista differenti, a volte sovrapposti, quando il passaggio di testimone da Liv a Ellen e Håkon avviene ripetendo la medesima scena da un altro scorcio. Va da sé che lo spessore di queste scene lieviti, la ricchezza di relazioni, nuance e visioni si faccia prisma e indichi con chiarezza che la visione non è mai una sola, la risposta non è mai una sola, e la certezza, molto spesso, vacilla a favore di una resa che sappia accogliere diversità e cambiamenti.

Il talento che dimostra l’autrice nell’entrare con così tanta naturalezza ed efficacia nelle teste di tre fratelli è straordinario. Nessuno, naturalmente, è uguale all’altro, e ciascuno legge la realtà, le dinamiche familiari e le relazioni dentro cui si trova con sensibilità e ricadute differenti. Ciò che sconvolge Liv non è ciò che turba Ellen, ciò di cui è certo Håkon scardina la solidità di pensiero delle due sorelle, e così ogni certezza raggiunta dal lettore prende a ogni pagina nuova consapevolezza del fatto tanto banale quanto enorme e veritiero che è proprio così, come nella vita di tutti i giorni: gli altri non leggono le cose come noi.

Nascono qui le mosse della partita che “Una famiglia moderna” racconta. Una partita che è poi la vita dopo il divorzio, dentro un matrimonio, cercando un figlio, confrontandosi con diverse relazioni. Ciascuno ha propri pensieri, valori e prerogative, propri ricordi e speranze, aspettative e blocchi di orgoglio, paure, segreti, sensibilità e predisposizione verso ciò che la quotidianità, nel suo costante evolversi – spesso in maniera sorprendente – ci offre. È in questo nodo che si generano le incomprensioni, ma anche i legami, i litigi, ma anche i colpi di scena.

“Una famiglia moderna” ha il pregio di allestire la sua trama, ciò che si snoda a partire dagli sguardi dei tre fratelli, in modo magnetico, autentico, profondo. Talento della sua autrice Helga Flatland che, scopro leggendone la biografia, è all’incirca mia coetanea: visione del mondo simile, passaggio dall’analogico al digitale, età propria ed età dei genitori simile. Forse condividiamo una stagione della vita che inchioda davanti a certe questioni, forse è per questo che la scrittura e lettura ci hanno permesso un incontro ricchissimo.

Un romanzo di relazioni

Non sarà un dato casuale che dentro il mondo e la rete di relazioni di “Una famiglia moderna” mi sia sentita piuttosto a casa, nonostante l’ambientazione norvegese. I protagonisti, tutti membri della upper class di Oslo con le loro carriere intellettuali e spesso e volentieri nel mondo della comunicazione e dell’editoria, mi sono suonati familiari, leggibili, li ho capiti. È infatti uno di quei romanzi che, una volta chiuso, lascia una piccola puntura nel petto, un senso di perdita e abbandono, una mancanza di persone note, che si era imparato a conoscere e capire, o anche a non capire, nella loro diversità dalla me lettrice.

Mi sembra una caratteristica splendida per un romanzo: parlarti, darti qualche sberla, entrarti nello stomaco e tirare la campanella là, proprio là dove c’è bisogno di accendere una luce, di mettere tutto alla rinfusa per cercare un oggetto piccolissimo, una chiave di lettura che dia senso al cambiamento che tutto stravolge. “Una famiglia moderna” è un romanzo di relazioni, con un focus profondissimo sulla psicologia interna di una rete di personaggi cangiante. Ed è attraverso questa chiave di lettura – le relazioni, il modo in cui ciascuno, a modo proprio e in base alla propria storia e indole, le vive – che snocciola la sua trama, ovvero il divorzio di due persone ormai in età avanzata e le onde che il fatto genera, e che investono in vari tempi, modi e forme i figli, il loro modo di vivere le relazioni, di pensare la famiglia e starci dentro.

Del resto la parola famiglia è nel titolo, e le si associa la parola moderna: che sia forse una storia che racconta di come, nelle maglie dei legami familiari, sia possibile resistere, plasmando e modificando il proprio sentire e la propria visione del mondo, al mutare del tempo e a quegli stravolgimenti inaspettati che investono le certezze e rischiano di buttare giù la costruzione che credevamo solida e in cui ci siamo sentiti protetti e al sicuro fino a quel momento?

Sulla famiglia moderna

“Una famiglia moderna” scava dentro le dinamiche della famiglia protagonista e non dà alcuna risposta, non promette soluzioni, non assolve ma nemmeno colpevolizza: segue, occhio tripartito di una telecamera che entra nei sentimenti e nella psicologia delle relazioni. Una storia ricchissima di spunti, forte da tirare pugnetti, illuminante da chiamarti, una mano che esce fuori dalle pagine e ti porta tra le righe di qualche paragrafo che sembra parlare proprio a te, sembra sapere di te, e incespicare, come te, nel chiedersi se va bene così, e che senso abbia, e come si fa adesso a immaginare il modo in cui andrà avanti la vita dentro una famiglia che si rimodella alla stregua di una pallina di pongo.

Ci vuole talento, a non perdere la visione di insieme, e ci vuole ancora di più se l’architettura che ti ha cresciuto e nei cui valori hai imparato a relazionarti con il mondo all’improvviso si sfalda. È questa la famiglia moderna? Accettare la liquidità di relazioni che, nel loro perpetuo rinnovarsi e cambiare, restano comunque solide, legami accoglienti e fondamenta mobili della propria esistenza? La proposta di Helga Flatdland è che una famiglia è un grande organismo collettivo pieno di contraddizioni, sorprese, affetto, una palestra per menti osservatrici e psicologhe, e anche lo sgambetto improvviso che non ti protegge più ma ti scaraventa qualche gradino in su, nel processo perpetuo di crescita, di consapevolezza, di accettazione di sé e di relazione con gli altri.

“Una famiglia moderna” è un libro che avvolge, che inchioda, che sorprende e che risuona. Quindi, va da sé, un romanzo veramente bellissimo, di quelli che dialogano con la realtà, assumono dimensione umana e arricchiscono la vita vera attraverso la magica membrana della parola scritta. Come è possibile? Non lo so, ma continuo a leggere perché magari prima o poi lo scoprirò. (La traduzione di “Una famiglia moderna”, che in questo meccanismo prezioso è fondamentale, è di Alessandro Storti).

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!