Si parte dalla punta del molo lungo: bisogna collocarsi lì dopo aver attraversato il centro e il porto vecchio, aspettare che la luce offra il raggio giusto. E poi eccola: la città invisibile appare sulla superficie del mare. Sanremo, e il suo doppio: specchio, riflesso, ombra guizzante che appare e scompare e forse è un tesoro da rinvenire sul fondo di una nave affondata in porto. Gianmarco Parodi si è messo sulle tracce della Sanremo invisibile, quella che appare e scompare, esattamente nello stesso modo, tra le pagine di Italo Calvino, che a Sanremo ci ha vissuto vent’anni, quelli dell’infanzia e adolescenza, e che per certi versi da questo scenario non è mai andato via.

Viaggio immaginario nei luoghi calviniani

Nella città invisibile ha per sottotitolo “Viaggio immaginario nei luoghi calviniani”, esce oggi, 5 settembre 2023, per Piemme, e lo ha scritto Gianmarco Parodi, che a Sanremo ci è nato, che ha l’accento simile al mio, e che a Calvino deve tanto quanto un numero spropositato di lettori, e un numero un po’ più ristretto di lettori liguri, ma liguri di ponente. Premessa: sono e sarò sempre di parte quando parlerò del rapporto tra Calvino e Sanremo, e non potrei esserlo meno con Nella città invisibile tra le mani. Perché? Perché Gianmarco in questo libro, dove parla in prima persona e racconta il suo zigzagare per Sanremo sulle tracce di Calvino e dei suoi personaggi, ha scoperto una cosa che qualche anno fa ho scoperto anche io leggendo alcune pagine di questo autore. Una cosa che ci ha entrambi folgorato. Mentre leggeva Italo Calvino, Gianmarco si è letto. Si è riconosciuto. Ci siamo riconosciuti: in una città che è tutte le città del mondo, ma è solo quella, nel suono del suo dialetto, nelle geometrie del suo paesaggio.

E poi lo abbiamo ritrovato, quell’Italo Calvino che visse a Torino, Roma, Parigi, quell’intellettuale di fondamentale importanza nel Novecento letterario. Lo abbiamo ritrovato in posture, inflessioni, in biblioteche del territorio, legami che lo avevano più o meno sfiorato, pagine e pagine di paesaggi dove faceva l’occhiolino qualcosa di Sanremo, di questa Liguria che ci ha formati e plasmati, e che ci pesa sulle spalle ma dove torniamo sempre.

Nell’ultima intervista rilasciata in vita, quella famosa a Maria Corti, dove Calvino dice che Sanremo spunta sempre fuori nei suoi libri, intuiamo che questa città non ha mai abbandonato il sentire profondo dell’autore. Magari non si vede bene, magari è trasfigurata, però emotivamente è lì. Il lavoro di Gianmarco Parodi in Nella città invisibile è proprio rintracciare le orme di questo doppio urbano, e presentarcele in un viaggio che è una passeggiata solo apparentemente casuale. Scorrono i luoghi della Sanremo di oggi e si affastellano le memorie della storia passata della città, così come gli occhi si posano sui racconti e i romanzi e prendono forma in una storia che è narrata ma anche ricostruita, tra Calvino e Gianmarco, tra ieri e oggi, tra ciò che si vede e ciò che va immaginato. Ma è più facile immaginarlo se Sanremo la conosci, e puoi renderti conto meglio di come luoghi precisi, che fanno parte della storia locale, sappiano diventare geografie universali.

Uno scorcio del porto di Sanremo proprio dalla base del molo, dove si vedono sia un angolo del Forte di Santa Tecla che la sommità della cupola del santuario della Madonna della Costa

Sanremo di carta

A ogni angolo avviene questo meraviglioso processo: la città si trasforma da vera a invisibile, l’autore insegue i tasselli e li mette insieme in un racconto che è personale e non ha alcun intento saggistico, segue la suggestione e quella molla che ci ha portati forse tutti, noi della Liguria di Ponente che leggiamo Calvino, a specchiarci sulle pagine col dito indice pronto a trovarci. Calvino ha fatto questa cosa in fondo tipica di ogni narratore o quasi: ha trasformato il nostro paesaggio in un paesaggio di carta, che è cangiante come si conviene a questo tipo di geografia, sdoppia la città, è capace di metterne in evidenza le opposizioni fondanti che la sorreggono.

Insieme a Gianmarco scopriamo la città in una passeggiata che diventa un viaggio: sale su, faticando col fiatone fino a oltre il santuario della Madonna della Costa, per conoscere Terralba e i suoi segreti, e poi prende la vecchia ferrovia, e sugli ex binari passo dopo passo si ritrova tra le suggestioni d’oriente della città invisibili, quelle raccontate dalla collezione di Villa Laura a Ospedaletti. Leggerezza e fantasia, curiosità ed emozione si intrecciano tra queste pagine che, a dire il vero, un intrigo ce l’hanno davvero, molto ben costruito di capitolo in capitolo tra itinerari in città e tra le carte calviniane, la storia di Sanremo e le vicessitudini della famiglia Calvino.

La narrazione di Gianmarco è rotonda perché è vissuta: da una persona nata e cresciuta a Sanremo, che la città la conosce con la praticità di chi l’ha sempre percorsa, ma anche da persona che Calvino l’ha letto e che ha cercato la città, e sé stesso, dentro a quelle pagine. Non c’è la piaggeria di un saggio colto, dentro Nella città invisibile, ma la felicità di una scoperta, di un sentire comune e di visioni che si sommano come per magia, la Sanremo di sempre e quella che ha costellato l’immaginario di Calvino. È appassionante, è una città vissuta due volte, camminando e leggendo. Luogo di fatti veri e letterari, di storie che sono state e non saranno: città che è, e che proprio come non è più quel che è stata, potrebbe nuovamente non esserci. Una città a metà, con i suoi personaggi, ma anche con ricordi di lettura, osservazioni personali, ricordi, in un mosaico di notazioni bibliografiche e biografiche.

E poi ci sono gli incontri, tra cui due davvero emozionanti, quelli con Libereso Guglielmi, il giardiniere dei Calvino, e quello con una donna anziana e misteriosa cui è dedicato il libro. Che fortuna, abitare a Sanremo, io che da qui, dalla città cugina e rivale a pochi chilometri, ho solo sfiorato un Libereso anziano, che mi firmò un libro, e incrociato decine di storie che a loro volta hanno toccato per un attimo le vite della famiglia di Calvino: sono sguardi che piano piano svaniscono, come dice Gianmarco. Per noi che non c’eravamo allora, insieme a Calvino, sono testimonianze dal valore enorme. Perché sì, i libri contengono dettagli, saggezze, esplorazioni. Ma la viva voce di chi ha conosciuto Calvino, la carezza emotiva che quei racconti sanno restituire, beh è tutta un’altra cosa, una garanzia e un legame, un esercizio di memoria per mandare avanti un ricordo sempre più labile.

Dell’appartenenza

Gianmarco Parodi con questo libro prende per mano il lettore e lo porta a fare un giro per Sanremo: ci offre un pasticcino da Baudino, un locale che forse è diventato letterario o forse no, un pezzo di sardenaira, che nei suoi libri non c’è ma Calvino avrà sicuramente mangiato (guai a chiamarla pizza eh, guai!) e ci racconta non solo la città ma il suo felice rapporto con lo scrittore. Si sono conosciuti, lui e Italo Calvino, a Torino, alle bancarelle di libri usati di via Po (prepotentemente Torino di carta): magia degli incontri di carta. Da lì, racconta Gianmarco, è cambiato il rapporto con le sue radici, con Sanremo. Il libro di via Po era Ultimo viene il corvo, raccolta dove la densità di immagini biografiche e liguri è altissima. Proprio come è successo a me con Dall’opaco: leggere all’improvviso di “casa” nelle parole di Calvino ci ha permesso di vedere i nostri luoghi da un punto di vista nuovo, defilato forse, una posizione dello sguardo che Calvino amava.

Nella città invisibile è il racconto di come si è scoperta un’appartenenza, un immaginario comune. Tra le cose che più mi hanno colpito c’è la riflessione sul racconto “Un bastimento carico di granchi”, dove Gianmarco individua, sul fondo della nave affondata in porto, il forziere malinconico delle estati che non torneranno più. E poi c’è il suono della lingua, che parte dall’ascolto di una famosa intervista tra Calvino e Nico Orengo e dove noi, che non lo abbiamo mai ascoltato dal vivo, sentiamo la voce di Calvino. “Ho sentito che lui era davvero cresciuto qui. Non mi mentiva” dice Gianmarco. A un certo punto in quell’intervista Calvino infila una parola che ha un’inflessione unica: torente, con una r. Esattamente quell’inflessione dialettale lì, di chi a Sanremo ci è nato: la durata delle vocali, la loro apertura, la prosodia del parlare ligure. Calvino, l’ho sempre pensato quando lo ascolto nei video, ha un accento ligure palese. Meglio: non un accento ma la parlata melodica che abbiamo qui a ponente. Ce l’ho anche io e mi resta sempre, solo più attenuata quando sto via tanto. È tutta un questione di onde tra le vocali, di trascinamenti, su e giù, come le colline alle spalle di Sanremo, su per La strada di San Giovanni. L’appartenenza non si cancella: chi la sa riconoscere la trova, proprio come la città invisibile.

Ecco perché questo itinerario di Gianmarco è un girovagare solo apparentemente casuale: le storie si inanellano come gli aneddoti sulla Sanremo di ieri e di oggi, lo sguardo dello scrittore trentenne e quello antico di Calvino su una città che non c’è più eppure c’è ancora, non potrebbe essere la città invisibile se non si fosse trasformata così, non sarebbe mai esistita se Calvino non ce l’avesse restituita attraverso l’esperienza del lancinante mondo umano e le fantasticherie della sua immaginazione, tutte ramificatesi da questa città che non è la mia, ma di Gianmarco sì, e che pure conosco piuttosto bene, è la “vicina di casa” della mia città.

“Se allora mi avessero domandato che forma ha il mondo avrei detto che è in pendenza, con dislivelli irregolari, con sporgenze e rientranze, per cui mi trovo sempre in qualche modo come su un balcone, affacciato a una balaustra, e vedo ciò che il mondo contiene disporsi alla destra e alla sinistra a diverse distanze, su altri balconi o palchi di teatro soprastanti o sottostanti, d’un teatro il cui proscenio s’apre sul vuoto, sulla striscia di mare alta contro il cielo attraversato dai venti e dalle nuvole.” [Italo Calvino, Dall’opaco]

“Per raccontarla l’ha sempre ricordata”

E mi accorgo, capitolo dopo capitolo, che più o meno tutti i luoghi calviniani li conosco. Ci sono passata per caso, scoprendo strato dopo strato la storia, ne ho letto, li ho cercati grazie agli appositi tour calviniani che anche prima dell’esplosione degli eventi del centenario si svolgevano in città (non a caso ne ho ficcati alcuni anche in 111 luoghi della Riviera dei fiori che devi proprio scoprire), li ho frequentati per altri motivi, scoprendo ogni volta la doppia faccia di questi posti, alternando la visione reale a quella sulla pagina come faceva Quinto Anfossi tra libro e sguardo fuori dal finestrino del treno. Quel treno che ho preso tante volte, prima che i binari fossero spostati e il lungomare intitolato proprio a Calvino.

Come Gianmarco, anche io ho visto cambiare la città e il suo volto: sono stati sufficienti 30 anni e Sanremo non è più la stessa di quando ero bambina. Eppure è sempre lei, la riconosco, lo ha potuto fare anche Gianmarco, e continuiamo a specchiarci in quell’immagine riflessa dal molo (che, secondo me, è proprio lo splendido acquerello di copertina) ritrovando un ritratto di noi. Le stesse forme, la stessa mappa di carugi e beudi, gli stessi scorci di mare, agavi e asfalto, la stessa composizione topografica, levante e ponente, aprico e opaco.

Siamo indiscutibilmente noi, e sorridiamo quando guardiamo i video dove si sente la voce di Calvino, ci emozioniamo, noi che in vita non lo abbiamo mai nemmeno sfiorato e siamo nati dopo quel fulminante giorno a Roccamare. Sorridiamo con gli occhi lucidi perché si sente in modo cristallino e puro che Sanremo Calvino ce l’aveva dentro. Per leggere Sanremo, ci dice Gianmarco Parodi, Calvino l’ha semplicemente vissuta, mentre per raccontarla l’ha sempre ricordata, da qualsiasi città abbia poi scritto. Sono solo libri, si dice Gianmarco davanti alla scaffalata di antichità della biblioteca civica Corradi di Sanremo… o forse no?

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Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!