Ho da poco finito di leggere un libro che mi ha riportata dritta filata ai temi della mia tesi di dottorato su Italo Calvino e il luogo geometrico dell’io. Questione di sguardi, questo il titolo: lo scrive Alessandro Cutrona, dottorando, e lo pubblica Il Palindromo, la casa editrice del mio Torino di carta. Cosa c’entra con la mia tesi su Italo Calvino? C’entra perché ha al suo centro la riflessione sul punto di vista, lo sguardo, l’orientamento e, di conseguenza, anche la lettura.

Andiamo con ordine, anche se non è questa la sede per snocciolare tutto il mio lavoro durato tre anni. Ci sono però un po’ di punti ricorrenti che tra le pagine di Questione di sguardi mi hanno acceso delle spie. Innanzitutto, una questione metodologica: il mio lavoro non si avvaleva degli strumenti della critica letteraria bensì della valigetta degli strumenti semiotica. Lenti, telescopi, vetrini e specchi, per dirla in metafora, fanno riferimento alla teoria di Greimas ed Eco (giusto per ridurre come un dado da brodo il succo della questione) e la utilizzano come disciplina di indagine per delle testualità che sì, sono letterarie. Mi sono occupata infatti di analizzare come Calvino costruisce la dimensione spaziale nei suoi testi grazie anche e soprattutto all’uso consapevole del punto di vista.

Ecco perché il libro di Alessandro Cutrona mi risuona, anche se si tratta di una riflessione che parte da altri spunti e che è portata avanti con un’altra metodologia. Però è interessante, perché nella rassegna di autori che il suo libro esplora compaiono, guarda caso, anche Pirandello e Calvino. Il primo con i Quaderni di Serafino Gubbio operatore, il secondo con Il barone rampante. Tombola! Mi è venuto da pensare.

Calvino, Pirandello e la semiotica

Perché questi testi hanno colpito e ispirato anche me, e perché li ho usati nelle mie peripezie analitiche mentre facevo ricerca per la mia tesi. Pirandello è comparso solo in esergo a un mio saggio su L’avventura di un fotografo, racconto contenuto in Gli amori difficili e oggi diventato una sorta di profezia dei tempi contemporanei con la sua parabola involutiva che travolge in protagonista e ne fa un occhio-obiettivo del tutto disumano e non più in grado di discernere tra finzione e realtà. Pirandello ispirava, ma le sue riflessioni erano al centro, e sono considerazioni che mi porto dietro dal bagaglio del liceo.

Ritrovare Serafino Gubbio tra i testi scelti da Cutrona per esaminare le svariate possibilità offerte dal punto di vista in letteratura, gli altrettanto differenti esiti testuali, mi ha dato un segnale per comprendere che forse c’è davvero qualcosa di succoso da esplorare dietro a questa storia del punto di vista. La conferma è ovviamente arrivata dall’analisi di Calvino. Cutrona cita Cosimo Piovasco di Rondò come esempio di punto di vista aereo, elevato sul modo e per questo nuovo, essenzialmente ribelle.

Ebbene, questa riflessione qui è al centro di un mio intero capitolo di tesi dedicato allo sguardo dall’alto in Calvino. Mica pizza e fichi, commenterei fuori dalle maglie del linguaggio accademico. È proprio questa ricerca sui punti di vista innovativi nella narrativa di Calvino ad avermi dato lo spunto, tra l’altro, per quella galleria fai-da-te di video che ho prodotto durante il lockdown di marzo 2020 e che ho intitolato In terrazza con Calvino. La terrazza non a caso: è un punto di vista elevato, un balcone da cui guardare il mondo.

Dall’opaco: un modo di vedere il mondo

E qui arriviamo alla mia ossessione letteraria. Ognuno ne ha almeno una, no? Ecco, tra i miei capricci ossessivi c’è quella prosa meravigliosa che è Dall’opaco, una sorta di racconto – termine da prendere con le pinze, ma per buona pace chiamiamolo così per ora – contenuto in La strada di San Giovanni, raccolta di Calvino che insiste su svariati aspetti biografici e, con questo racconto e con l’omonimo La strada di San Giovanni, apre una finestra sull’infanzia ligure dell’autore.

Ho usato il termine finestra: non è un caso. Nico Orengo sosteneva che la Liguria va guardata proprio così, da una finestra. Nico Orengo ne sapeva un bel po’ di paesaggio ligure, descrizione e punto di vista, e non gli era certo alieno Calvino, con il suo punto di vista rampante. Nella mia tesi sostengo che questa ricorrenza, figurativizzata dal Perseo alato delle Lezioni americane, derivi proprio da lì, da Dall’opaco, o meglio dallo sguardo e dal punto di vista che questo scritto ha al centro.

Uno scritto strano, dicevo: non è un racconto nel senso che non vi si svolgono fatti, è piuttosto una grande descrizione, un affresco che restituisce insieme un paesaggio, quello della Liguria di Ponente, e il meccanismo percettivo, semiotico e narrativo attraverso cui quel paesaggio prende forma nella testa e sulla carta. Labirintico: è così. Ma non sarebbe Calvino, altrimenti. Dall’opaco contiene la ricetta del modo di vedere il mondo di Calvino: la sua bussola.

Uno dei testi più utili per i miei lavori, che infatti cita anche Cutrona, e che è L’occhio di Calvino, di Marco Belpoliti. È qui dentro che si elabora il meccanismo occhio-mente, un dispositivo che è alla base di quel che ho descritto nel mio lavoro di tesi e del quale ancora adesso mi affascina il funzionamento.  Il movimento è questo: percezione visiva, con i sensi, passaggio obbligatorio (è forse un caso che lil primo titolo di Calvino per La strada di San Giovanni fosse Passaggi obbligati?) attraverso un punto di vista collocato e orientato nel mondo (nello spazio), ineliminabile per via della presenza di un soggetto senziente, trasformazione in visione, immagine orientata, inquadratura. Infine, descrizione del mondo sulla pagina: sempre imperfetta (cit. Dell’imperfezione, di Algirdas Greimas), sempre filtrata dalla soggettività di un punto di vista-occhio che guarda al centro di una determinata rete topologica.

Il punto di vista del lettore

In semiotica parleremmo di aspettualità, attante osservatore, focalizzazione. In gergo meno tecnico potremmo parlare invece di inquadratura, selezione del reale ritagliata a partire dal punto di vista. Lo sguardo ritorna sempre, è al centro di tantissime riflessioni e giochi narrativi di Calvino: è conoscenza, cono di luce che si accende sul palco, paesaggio che si fa teatro, osservazione del mondo e “prima impronta delle cose”, una mappa per orientarsi dentro una complessità brulicante. Dallo sguardo parte tutto, è il punto di vista che dà forma alle cose, costruisce la sua rete geometrica di sicurezza. Lo fa, in Calvino, sulla maglia geografica del paesaggio ligure: questo, per lo meno, è quello che ipotizzo nel mio lavoro. E questa è anche, io credo, quella forzatura teorica della mia strumentazione semiotica che però, e lo dico tirandomi fuori dall’agone accademico, ha un fascino potentissimo sul lettore. Lo studioso, in quanto tale, è ovviamente un lettore al quadrato.

Anche Cutrona parla molto del lettore e del suo ruolo, e forse non è un caso, mi sono detta dopo aver trovato tutti questi punti di contatto. Infatti ho intercettato tra le pagine di critica letteraria di questo studioso un bel po’ di indizi semiotici: ci sono Kristeva, Barthes, c’è tanto Eco, quello delle Sei passeggiate nei boschi narrativi che tanto amo per la leggerezza con cui descrive gli affascinanti meccanismi inferenziali del lettore. Sono gli stessi con cui gioca Calvino in quel grandissimo prodigio metatestuale che è Se una notte d’inverno un viaggiatore, dove non a caso i protagonisti sono un Lettore e una Lettrice, al centro una lettura frustrata, una ricerca, percorsi che si perdono, desideri da soddisfare (di Calvino e di desiderio, tra l’altro, chiacchieravo qui).

Insomma, leggendo Questione di sguardi mi sono resa conto che nella tesi raccontavo un sacco di roba interessante che a me, alla fine, sembrava ovvia e noiosa, ma che forse non è scontata. Mi è venuta una gran voglia di tornare “sui miei passi” e riscoprire quanto avevo esplorato sul tema del punto di vista e dello sguardo in Calvino. Ossessioni letterarie, dicevo prima: eccone un mirabolante esempio!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!