Semiotica

 

Alessandra Chiappori ricercatrice, foto con Umberto Eco
Con Umberto Eco e i colleghi del CIRCe di Torino nel giugno 2015 (ph. Silvia Barbotto)

Sì, è proprio lui: nella foto qua sopra, attorniato da giovani ricercatori e amici tra cui compaio anche io, c’è il professor Umberto Eco. Potrei cavarmela così, citare Umberto Eco e chiudere qui la pagina. Lui è stato LA semiotica in Italia.

Quando ho iniziato l’università, a Torino, non avevo idea di cosa fosse la semiotica. Mi affascinava il mondo della comunicazione, volevo fare la giornalista e arrivavo da un liceo classico, tutti ottimi motivi per tuffarsi in un fiume di materie nuove. Tra queste la semiotica: una scoperta deflagrante. È stato amore incondizionato, una tesina sulla pubblicità di Nespresso e una tesi di laurea specialistica su Zazie nel metrò di Raymond Queneau premiata con la selezione nell’archivio del Miur.

Poi ho vinto una borsa di dottorato in Scienze del Linguaggio e della Comunicazione all’Università di Torino, mi sono specializzata in semiotica. Anni di studi e letture dedicati ai testi di semiologi e sulla semiotica  hanno naturalmente inciso sul mio bagaglio culturale, portandomi a eleggere questa scienza come il mio paio di occhiali preferito per guardare il mondo.

Per la tesi di dottorato, che ha chiuso il mio percorso con la ricerca, ho scelto di approfondire un legame che ormai, con l’impazzare del web, è un po’ demodé, quello tra semiotica e letteratura. Ho dedicato il lavoro alle visioni, rappresentazioni e costruzioni dello spazio in Italo Calvino. Sono profondamente convinta che il testo letterario sia qualcosa di forte e potente. La lingua scritta non possiede immagini, e nemmeno audio, eppure ci dice così tanto, ancora oggi. Saper analizzare un testo letterario è la chiave per poter affrontare e leggere ogni altro testo, specialmente oggi, in un mondo zeppo di testi complessi di ogni specie che si contaminano, si imitano, si smentiscono, rimbalzano ovunque.

Il mio dottorato ha portato tanti progetti e ricerche che viaggiano con me come una valigia piena di studio e di vita. Insieme e grazie al CIRCe – Centro Interdipartimentale per la ricerca sulla Comunicazione di Torino – ho partecipato a convegni AISS (Associazione Italiana di Studi Semiotici, di cui ho fatto parte), sono stata a presentare ricerche all’Università di Urbino e di Nizza. A Torino ho partecipato a un sacco di iniziative realizzate insieme ai colleghi tra seminari (qui parlavo del Giovane Holden e qui di Xylella) e lezioni. E poi ho pubblicato un po’ di cose interessanti che sono elencate qui.

Se della semiotica resta poco di ufficiale nel mio lavoro attuale, mantengo un atteggiamento speciale verso i testi. È lo sguardo semiotico, che si posa sui fenomeni di comunicazione e corre subito, curioso, a vedere com’è che fanno a significare quello che significano.