A gennaio 2025 ha inaugurato a Torino una bellissima mostra che resterà visitabile fino al 6 maggio. Giro di posta. Primo Levi, le Germanie, l’Europa è allestita alla corte medievale di Palazzo Madama, la organizza il Centro Internazionale di Studi Primo Levi e la curatela è di Domenico Scarpa, che tanta parte del suo lavoro ha dedicato a Primo Levi (e non solo: tra gli autori più studiati da Scarpa c’è Calvino, e su Italo Scarpa ha scritto un testo io credo fondamentale su cui lo intervistavo qui). Ma che cos’è Giro di posta, e perché merita una visita? La mostra è un percorso attraverso una parte molto peculiare del lavoro di Primo Levi come scrittore, ma ancora prima come uomo, uomo curioso. Il percorso si snoda dal Lager agli anni di I sommersi e i salvati attraverso una serie di carteggi privati. È una corrispondenza europea, ed è sorprendente…
Lo scorso febbraio ho fatto una cosa che, professionalmente parlando, era del tutto nuova. Ho partecipato a una formazione internazionale finanziata dal programma Erasmus + dell’Unione Europea al quale aderisce l’Ordine dei Giornalisti della Liguria, e sono stata cinque giorni a Berlino per seguire un corso dedicato al benessere psicologico nella mia professione. La formazione si è svolta in collaborazione con il partner di questo importante progetto, che era il Dart Center for Journalism and Trauma Europe, sezione del Dart Center for Journalism and Trauma, organizzazione globale affiliata alla Columbia University di New York. Non è un caso che il nostro gruppo di colleghi sia stato seguito da una psicologa e da una giornalista del Dart Center: il centro è una realtà che da decenni si occupa di offrire ai giornalisti supporto per traumi e situazioni di stress. Quello che abbiamo fatto nei tre giorni di seminario è stato anzitutto…
Curioso parlare di scrittura à contrainte, intrigante leggere dell’Oulipo, sfizioso conoscere vincoli formali e idee degli scrittori e intellettuali che usavano questo modo di costringersi per liberare creatività ormai decenni orsono. Ma esiste ancora qualcuno che scrive à contrainte? Su un sito che si chiama così, davvero non potevo prima o poi soffermarsi su AcroBatiCa, di Ezio Sinigaglia, pubblicato nel 2024 da Déclic. Un libro à contrainte Che cos’è questo libro? Prima di tutto, è un libro à contrainte: perché sì, esistono ancora i coraggiosi autori che ingaggiano danze acrobatiche – è il caso di dirlo – con la lingua e le sue gabbie formali, e Sinigaglia è tra questi. Più prosaicamente, inizierei col definire questo libro una raccolta di racconti: sono tre, ognuno si autoimpone una contraint, ognuno di destreggia in salti linguistici e soluzioni varie e composite su una storia. Tutte e tre le storie sono accomunate da…
Apparentemente infinito, asettico, futuristico forse, con il suono attutito dei tappeti meccanici, la forma di un tunnel che scava dentro la roccia. Procedo verso i binari e mi dico: chissà cosa ne avrebbe pensato Calvino, di questo corridoio che dalla stazione di Sanremo porta ai treni. Oltre la linea gialla è tutto buio, risuona metallica la voce di trenitalia, dietro scorre la radio: c’è un pezzo di Burt Bacharach mentre scrivo questi appunti. Sono appena uscita dal Cinema Centrale dove questa settimana proiettano “Italo Calvino nelle città”, il film-documentario di Marco Belpoliti e Davide Ferrario (ne avevo scritto sul Secolo XIX) dedicato al rapporto tra lo scrittore e le città reali e fantastiche che ha abitato e immaginato. Il percorso dal cinema a qui, a piedi, le strade gremite di gente, gli abbaglianti neon colorati dell’Ariston, il brusio della città e la sua frenesia automobilistica hanno cullato le bellissime sensazioni…
La prima volta in cui ho sentito parlare di Il sorpasso, articolo inedito di Italo Calvino, ero alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma ed era l’ottobre del 2023, il mese del compleanno di Calvino, quello del centenario. A parlarne fu il direttore della Biblioteca, Stefano Campagnolo, in occasione della mostra Lo sguardo dell’archeologo, Calvino mai visto. La storia era quella di un’appassionata e appassionante ricerca sul mercato antiquario che aveva fruttato una sorpresa, cioè le pagine dattilografate di un inedito. Oltre a conservare, dopo gli accordi con Giovanna Calvino, i libri di Italo e il fondo familiare che era nella casa di Roma della famiglia, la Biblioteca di Roma si occupa infatti di ampliare il fondo dedicato a Calvino, ricercando testi e documenti tra bibliofili, o meglio dire antiquari. Già questa storia era bastata ad affascinarmi: possibile che esistessero ancora inediti di Calvino? Che esistano, che siano da qualche parte?…
L’edizione è numerata, la carta di pregio, il disegno di copertina essenziale eppure già così comunicativo. Cercavo “I giorni del mare” di Pierre Adrian, pubblicato da Atlantide, da tanto, e ho avuto la fortuna di trovarlo usato, anche perché l’editore distribuisce solo attraverso librerie specializzate e non sarebbe stato così facile leggere questo che è un libro meraviglioso e che mi ha saputo parlare come pochi altri di una sensazione sfuggente e sempre, però, chiarissima. Questo è un romanzo sulla nostalgia delle vacanze estive e dell’infanzia, ed è anche per questo motivo che l’ho letto a giugno eppure ne scrivo sul blog ad agosto. In un giorno particolare: il 16 agosto è il giorno dopo il giro di boa del Ferragosto. Le vacanze si avviano al termine, viene buio prima e l’estate dichiara senza più scuse la sua corsa verso la fine. E tutti, o la stragrande maggioranza di noi,…
La prima immagine che mi viene in mente quando penso a un groviglio, è la massa di fili che tirai fuori con aria afflitta dalla macchina da cucire quando avevo 12 anni. Il corso di taglio e cucito, capii presto, non faceva per me: quel groviglio di fili colorati, oltre ad aver fatto infuriare la docente, mi appariva come una massa di nodi, di cose attorcigliate che nessuno mai sarebbe riuscito a districare. Danilo Zagaria, al contrario, si cimenta nell’operazione. Il suo “Il groviglio verde” (Add, 2024) non è altro che un tentativo di districare i fili e mettere un po’ d’ordine, ben consapevoli che il groviglio resterà tale, e che, anzi, è proprio la sua natura di groviglio a renderlo tale, e prezioso per noi. Il groviglio verde altro non sono che le foreste, i boschi, gli alberi, la massa vegetale dotata di radici, tronchi e chiome che abita…
Sul frontespizio della mia copia di “Quante cose ci ha rubato la guerra” c’è scritto, in azzurro, “Per Alessandra, raccogli tutte le memorie che puoi, serviranno!”. È la dedica che mi ha regalato l’autrice, la mia prima, e per ora unica, intervistata sulle pagine nazionali di un quotidiano. Perché Manuela Barban l’ho portata sul Secolo XIX all’ultimo Salone del libro, e quando abbiamo chiacchierato, sedute nell’oasi di tranquillità dello stand del suo editore, Las Vegas, il suo romanzo ancora non era uscito nelle librerie, circolava in anteprima, e non potevo materialmente averlo letto: non avrei avuto il tempo. È dura parlare di una cosa che non sai, e dunque cui avevo scelto la forma dell’intervista, per dare spazio alle parole dell’autrice che questa storia la conosce benissimo. Non tanto perché l’ha scritta, ma perché è una storia vera e riguarda i suoi nonni. Insomma che, sentendone parlare, avevo capito che…
Da qualche giorno esiste nell’indefinito spazio dell’online una risorsa gigantesca e preziosissima per tutti coloro che abbiano mai studiato (e che studieranno in futuro) Italo Calvino. BIBLIC-Bibliografia Italo Calvino è una bibliografia online. Non una qualunque: è la bibliografia attualmente più aggiornata e completa al mondo sull’autore. È stata presentata all’Università Sapienza di Roma dal gruppo di lavoro del Laboratorio Calvino (centro di ricerca coordinato da Laura Di Nicola) e ne parlo qui perché, come ho già scritto più volte durante il centenario di Calvino a proposito delle tantissime uscite e ri-edizioni critiche e non solo, se avessi avuto questi strumenti mentre scrivevo la tesi di dottorato, probabilmente sarebbe uscito un lavoro diverso. Ma tant’è: durante la presentazione è stato ribadito più volte che questo immenso lavoro non è solo, naturalmente, un punto di arrivo, bensì una ripartenza, un caldo invito a quanti, tesisti e critici, ma non solo (io,…
Qualche giorno fa mi è arrivata Boomer, la newsletter che Michele Serra scrive per Il Post. Era dedicata a un tema spinoso: “come si parla con i complottisti?” ed era figlia di una precedente newsletter dal titolo “Manca la terra sotto i piedi” dedicata, in buona sostanza, al medesimo argomento. La prendo da qui, e parto da lontano, perché leggendo entrambe ho avuto, insieme a Serra, l’evidenza lampante che siamo davanti a un problema profondo, al quale spesso non sappiamo come reagire: la gente crede alle fake news, la gente si radicalizza su negazionismi vari e compositi. La gente, però, sta intorno a noi, spesso vicinissimo. Come si fa? Serra chiude con un interrogativo che lancia ai lettori, e che ho fatto spesso mio: “Davvero non si può e peggio non si deve fare niente, perché ogni parola […] non può che peggiorare la […] situazione? E fino a che…