È autunno, e dall’autunno cerco una fuga: questo è novembre, anche se all’inizio ancora non so che quella fuga non potrà che essere un percorso obbligato verso l’inverno, reale, concreto e metaforico. Un inverno totale, che però a novembre ancora non si manifesta. Intanto, cuoce l’angoscia: è fatta di vicende pubbliche e di altre domestiche, è un pungolo incessante, una lastra di ghiaccio pronta a sbriciolarsi che tuttavia prova a stare insieme, a reggere il peso.

Novembre si apre che Gigi Proietti se ne va. Resto esterrefatta davanti allo schermo della tv che mi fa vedere i suoi sorrisi sornioni, mi vibra il timbro della sua voce e del suo accento romano in testa, su Roma è nuvoloso e una piazza del Popolo deserta a causa del covid accoglie la salma. Il covid, ancora e sempre presente in questo mese che inasprisce le condizioni, e mentre è buio sempre prima dopo tramonti che sono ogni giorno perle diverse di una collana incantevole, il buio spinge anche dentro, da qualche parte insondata.

Scorrono così i flash delle elezioni americane e sembra un altro mondo, è distante come tutto e come tutti mentre l’Italia torna in una specie di lockdown a colori, zone gialle, arancioni, rosse. La Liguria parte gialla, vira sull’arancione pochi giorni dopo, tornerà gialla a fine mese. Scollamento dalla realtà: mi pare di viverlo mentre discuto in video call e fuori c’è il sole e ho ancora la maglietta leggera, altrove c’è nebbia e si vive reclusi in casa.

Novembre 2020 è questa grazia di vivere al mare in una stagione che è dolcissima, almeno per il meteo. Giorni tiepidi in cui la pausa pranzo è al mare, a respirare iodio e sole, scrutare l’orizzonte ricordando com’era, 11 mesi fa. Stupendosi del tempo trascorso, e di come sia trascorso: anomalie totali. Come questa vita leggera, che insieme è collosa e irreale, dove l’angoscia si insinua da qualche parte, dove la città alle 4 di pomeriggio è deserta e per fare merenda si finisce seduti sul sagrato della chiesa, un pezzo di focaccia e un succo di frutta in mano, un libro nello zaino, e va bene così.

Novembre è un mese popolato di libri, anche se mi areno sull’ultimo di D’Avenia: troppa ricchezza dentro alle mie giornate già estremamente ricche. Ma sono pensieri importanti, attivi e propositivi. Li ritrovo anche in La biblioteca di mezzanotte, insieme alla protagonista del quale giungo all’ultima pagina con un rinnovato punto di vista sulle cose. Ne faccio tesoro, ci provo tra alti e bassi, come tutti. Novembre inizia esaltato grazie a Il coltellino svizzero di Annamaria Testa: un’altra fonte di prezioso apprendimento, un altro aiuto, un altro puntello, un altro confronto cui appellarsi per rimanere in equilibrio, ancorandosi a terra. E poi, ancora, storie fascinose di civiltà antiche, e un libro per piccoli che fa sognare e piangere insieme: Scacco matto tra le stelle.

Sole in faccia e occhiali da sole: ci provo, anche se è novembre e l’aperitivo è alle 4, perché alle 6 i locali sono costretti a chiudere. “Che faccia rilassata ha sta mattina”, mi sento dire dopo aver rimesso il mascara dopo tantissimo tempo, e allora va bene, allora si può anche fare colazione da asporto con cornetto e caffè seduti su una panchina al sole, e comprare un pantalone da casa tartan e delle calze a pois.

Novembre è pieno di amici, va ricordato. Amici a cui fare sorprese che scaldano il cuore, amici con cui battibeccare e restarci male, ché sono importanti, da sentire in video call, ancora, o su chat dai nomi improbabili mentre si organizza l’ennesima “seduta” di pulizia spiaggia, e ci scappa un caffè, tra rocchetti e fili colorati, una canzone nuova da scoprire, risate e chiacchiere sincere. Il pensiero infilato dentro un libro che gira senza essere aperto perché ci sono incontri inaspettati da fare, e mi era mancato per troppo tempo, mi erano mancate le persone con cui stare serena, i paesaggi e il loro abbraccio accogliente sul porto che è meraviglioso e vuoto nel primo pomeriggio. Meraviglioso come una domenica irreale di sole caldo e relax agognato, una frittura bollente in mano, gabbiani a starnazzare, mascherine e silenzio irreale. Chi aveva più vissuto tutto questo? Mi trovo a pensare che non accadeva dall’anno della maturità.

È ancora tempo di bici e mare, in totale fuori stagione, come mi sento un po’ io: dentro una nicchia protetta, la nicchia emergenziale dove ritagliare spazi di bellezza , un benessere a cui dare priorità mentre la mente scalpita angosciata da qualche parte, in un orizzonte di miopia totale, precarietà che si estende al mondo. Si vive in tuta, si mangia pizza d’asporto, si beve caffè in bicchierini di carta, “e c’è ancora mare” in questo novembre di grazia e amarezze.

La cura è tra le parole chiave del periodo: vive tra noi, inquilina di casa in un tempo anomalo e del tutto inedito mentre il presidente della regione Liguria Toti proclama che gli anziani non sono utili allo sforzo produttivo del paese. Every day you are exploring all the feelings mi canta una mattina in testa Carolina Bubbico, e così mentre si gonfiano progetti che implodono nello spazio di 48 ore per troppo entusiasmo, mentre mi fregano (o perdo, non lo sapremo mai) il catarifrangente della bici, mentre riprendo in mano i dischi di jazz del nonno degli anni ’40, mentre accade tutto questo fisso presentazioni di libri, ascolto video in cui si fa filosofia, ipotizzo dialoghi.

Ed è quasi Natale, grottesco, necessario, silenzioso ma già presente e forse desiderato: un Natale dalla doppia faccia, lo leggo anche su un libro di antropologia che si intitola Tenebroso Natale e che mi porterà a tentare di realizzare progetti folli in cui mi lascio andare perché ci credo, o se non altro mi piacciono. Eccomi allora, cappellino, mascherina e Gogo Penguin – la scoperta del mese – nelle orecchie su una panchina in pieno sole e mare che scrivo racconti al pc, inseguendo scadenze, rispondendo al telefono e portando avanti progetti di lavoro, tutto insieme, tutto assurdo, nel posto più strano. E rieccomi a scrivere report di progetti su un tavolino abbandonato del Teccio, il baretto estivo oggi chiuso. Scrivania vista mare, come se fosse la cosa più normale del mondo, mentre il sole mi tramonta a destra e la gente passeggia o fa sport.

Qualche successo, molto importante, in questo mese. Esce un mio articolo dedicato all’emergenza, alla paura e al cinema indipendente su QCode Magazine, è il primo pezzo firmato dopo mesi, è su carta, e l’emozione è enorme. Esce l’antologia di racconti Borgo Rossini Stories che contiene il mio racconto Tre ombre sulla Dora, ed è un altro piacevole traguardo. Ma soprattutto, una sera che sono al supermercato quasi in chiusura, in coda alla cassa, suona il telefono ed è una voce che aspettavo da 13 mesi, che mi dice cose in cui non credevo più: cose bellissime, futuri che, nella nebbia generale, prendono forma in modo più definito. E poi, dulcis in fundo, registro un video con la mia ex professoressa di greco dove parlo di quel che faccio nella vita ai ragazzi del liceo.

Mi arriva la ristampa di Torino di carta, a novembre, con parecchie sorprese insieme, e arriva un paccone profumato di tisane. Ordino una quantità spropositata di libri grazie a un buono a sorpresa che mi arriva, sono tutti enormi e bellissimi e rappresentano una piccola scaletta per guardare meglio il futuro, o almeno lo spero mentre torno a lavorare il sabato e anche la domenica, come è in fondo sempre stato. Sciolgo rancori, vengo a capo dentro incastri di opinioni ferree smussando.

E mentre fa vento sul molo e vedo gli amici e raccolgo serenità, penso che smussare sia un termine perfetto per un mese iniziato con l’ultima cena prima della grande chiusura causa virus. Visi di amici, storie da ascoltare per crescere e condividere, l’olio nuovo e un’abbondanza felice e bella sulla tavola, in tazza e negli sguardi. “Un anno vuoto” mi dice un’amica al telefono, ma io penso che questo 2020 per me è, al contrario, un anno ricchissimo di umanità, consapevolezza, grazia e novità da accogliere crescendo.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!