Quando ero alle elementari, il 29 gennaio la maestra di italiano ricordava sempre che stavamo entrando nel cuore dell’inverno. Iniziavano i tre giorni cosiddetti “della merla”, i giorni più freddi dell’anno, annunciati da storie e leggende perfette per far volare la fantasia di noi bimbi. Ora che sono passati anni, l’inverno non ha perso il suo fascino e i suoi giorni della merla, quelli che conducono il lungo mese di gennaio alla fine. Tra sciarpe, cappelli, cappotti e il tepore di una stufa o, per i fortunati, di un caminetto, leggere resta una grandissima coccola anche per attraversare questa stagione rigida, per esplorare un mondo fatto di cristalli bianchi, di apparente riposo della natura, un tempo sospeso annunciato dalla magia del Natale in cui godersi la casa, fantasticare, sciare, o magari solo sognare. Ho raccolto qualche idea a tema per celebrare questi giorni e la stagione fredda: saggi, romanzi, racconti, e una chicca firmata Italo Calvino, perché proprio ispirandomi a lui ho iniziato la mia esplorazione dell’inverno partita con il reading Se una notte d’inverno Italo Calvino: se non lo avete visto lo trovate qui!

Autobiografia della neve, Daniele Zovi, Utet

Questo è il libro meraviglioso con cui ho iniziato il 2021. Partiamo da fuori, dalla veste: candida come la neve di cui parla, con copertina rigida, pagine che profumano di carta e capitoli intervallati da suggestive foto a pagina intera di paesaggi invernali. Sarebbe impossibile non amare Autobiografia della neve di Daniele Zovi, edito da Utet. Non si tratta di un romanzo e nemmeno di un saggio: è una creatura ibrida che svela il suo titolo piano piano quando, un capitolo via l’altro, inizia a farsi spazio l’affresco che descrive la biografia dell’autore, Daniele Zovi, attraverso ricordi, spiegazioni e riflessioni sull’inverno e sulla sua regina, la neve.

Daniele Zovi ha lavorato quarant’anni per il Corpo Forestale dello Stato. Chi, meglio di lui, cresciuto sull’Altopiano di Asiago, per raccontare la storia di una vera educazione alpina? Questo libro, che io ho paragonato a una sorta di puntata di Super Quark a tema, si immerge nel candore della neve dagli occhi di un bambino che ne attende l’arrivo dietro la finestra, e passa alle esperienze di ragazzo, giovane militare, forestale di esperienza. È un’immersione fatta di sensazioni attutite come quelle che regala la neve, di immagini vivide, però, tra ricordi e passione, citazioni storiche da Mario Rigoni Stern, bufere e pericoli, animali e vegetali dalle sorprendenti strategie adottate per sopravvivere al freddo. La neve è un mondo intero: neve di casa e dell’infanzia, neve come spazio naturale con le sue regole, e le minacce che le sono inferte, neve alpina ma anche neve lontana, quella delle Ande, della Russia, neve come microcosmo abitato e vivacissimo.

Mentre questa poesia di fiocchi e cristalli, di notti di luna sulla neve e di silenzi della foresta avvolge la lettura e culla in un percorso di stupore, non mancano da parte di Zovi le giuste osservazioni sulla realtà quotidiana, sulla crisi climatica che minaccia anche la neve e il suo mondo incantato. Un libro, Autobiografia della neve, da assaporare sotto le coperte, progettando di esplorare la montagna.

Una passeggiata d’inverno, Henry David Thoreau, La nuova frontiera

Anche in questo libro la natura è al primo posto. Anzi, Una passeggiata d’inverno di Henry David Thoreau è il volume con cui La nuova frontiera ha deciso di inaugurare una nuova collana dedicata proprio al racconto della natura, La frontiera selvaggia. Usciamo di casa insieme al cantore americano della montagna per eccellenza, avviamoci nel bosco. Siamo in inverno, la natura sembra sopita eppure, guardando con attenzione, è ricchissima di vita pronta a riesplodere in primavera.

Camminare è il titolo della seconda parte di questa sorta di saggio narrativo, non saprei come altro definirlo, che dopo averci condotto per mano a scoprire l’incanto del paesaggio ghiacciato dell’inverno, ci esorta a spingerci nella natura, a riconsiderarla per riviverla. Inutile sottolineare come Thoreau, letto specialmente oggi, nel periodo di una pandemia che ha stravolto stili di vita e futuro illuminando nuove riflessioni sul nostro rapporto umano con la natura, è una voce potente, che chiede ascolto e forse più facilmente lo trova proprio oggi.

Una lettura preziosa per il suo messaggio, a cui arriva gradualmente, con la dolcezza potente e incantata di descrizioni e suggestioni che ci riportano all’inverno, e forse ci fanno venire voglia di uscire di casa ben coperti, e respirare un po’ di vita sotto il ghiaccio e la neve che rappresentano al meglio questa meravigliosa stagione dell’anno.

L’invenzione dell’inverno, Adam Gopnik, Guanda

Dopo queste letture, mi sono chiesa se la fascinazione per l’inverno, il suo clima rigido e i suoi cristalli e ghiacci, il Natale e le coccole al caldo davanti al caminetto fossero solo una mia proiezione mentale frutto di esperienze, letture, visioni, o se ci fosse qualcosa di più. La risposta l’ho trovata nel libro di Adam Gopnik, L’invenzione dell’inverno, edito da Guada. Un libro illuminante, curioso, intelligente che in cinque capitoli affronta altrettante tematiche collegate all’inverno, tema cardine, e dimostra come in ogni caso si tratti di fenomeni culturali radicati in pratiche, correnti letterarie, cambiamenti sociali.

Sapevate per esempio che l’inverno come lo viviamo oggi nel mondo occidentale, come lo pensiamo e lo concepiamo, è frutto del Settecento romantico? È l’inverno di chi si è messo alle spalle il freddo, e di chi può godere della neve e dell’inverno da una finestra, al riparo delle intemperie e con il calore del riscaldamento centralizzato, novità della seconda rivoluzione industriale. È culturale l’inverno che passa dagli sguardi di chi è al riparo, l’inverno del Natale come tradizione sincretica che mescola e mantiene insieme tradizioni e cicli stagionali, l’inverno degli sport, l’inverno estremo delle grandi esplorazioni polari che hanno fatto la storia dell’avventura, l’inverno della memoria, un po’ nostalgica minacciata come è oggi dal cambiamento climatico.

Una lettura sorprendente, in grado di mettere insieme con una bibliografia ricchissima (la si trova in fondo al volume) universi semiotici variegati e percorsi di senso che, insieme, restituiscono la geometria sfaccettata, ma sempre culturalmente prodotta, della stagione invernale. Un’invenzione umana, probabilmente, una – e diverse – costruzioni di senso che da un dato naturale come il freddo e la neve hanno mescolato descrizione ed evoluzione tecnica e culturale umana restituendo un inverno molto più articolato di quello che pensavamo, ma non per questo meno entusiasmante da vivere, e pensare.

Il libro dell’inverno, Tove Jansson, Iperborea

Come non fare un salto nel grande Nord, dopo tutto questo parlare di inverno? Tove Jansson è una specie di icona per la Finlanda, scrittrice amata e celebrata, è lei l’autrice della serie per bambini dei Mumin, ma anche di questo piccolo classico di Iperborea, Il libro dell’inverno. Un titolo che è già un’indicazione per partire nell’esplorazione delle fantastiche storie di questa raccolta, dove protagonista è l’immaginazione sognante di chi con l’inverno ha il rapporto speciale della Scandinavia.

In queste storie si mescolano l’incanto con l’ironia tipicamente nordica, la poesia con un certo nonsense che si ritrova in una pietra d’argento che rotola per la città fino a esplodere e inondare tutto del suo colore, nella neve che sommerge le cose e cancella la memoria, e inevitabilmente anche nel Natale, nelle sue attese magiche, e nella sua seconda faccia, quella del ritorno alla normalità un po’ più triste.

Un po’ come nelle storie dei Mumin, anche negli universi di questi racconti Tove Jansson riesce a mescolare in modo unico stupore, magia, poesia e uno sguardo bambino, proprio gli elementi che, secondo me, contribuiscono a creare quella suggestione tipica dell’inverno scandinavo, che così tanto affascina e invita a scoprire il nord, la sua cultura, il suo modo di descrivere il mondo e le sue stagioni.

In inverno, Karl Ove Knausgård, Feltrinelli

Restiamo a nord, in Norvegia però, con In inverno, di Karl Ove Knausgård. Non si tratta, ancora una volta, di un romanzo, ma di una scrittura particolare, una sorta di collage di riflessioni, lettere, descrizioni. Il libro è parte di un progetto più ampio: è il secondo capitolo, dopo l’autunno, della quadrilogia autobiografia di Karl Ove Knausgård dedicata alla figlia Anna, di cui si attende la nascita.

E che cos’è l’inverno, se non una stagione di attesa? L’Avvento annuncia il Natale, la neve si scioglierà lasciando posto ai prati verdi di primavera, e così arriverà Anna. Sarà suo il mondo ancora una volta incantato e magico della natura, colta qui nella sua pagina dicembrina e invernale: l’autore si immerge nel mondo che racconterà alla figlia e lo osserva con la grazia di un primo sguardo che è una carezza candida come la neve. Descrizioni profonde e un linguaggio che apre mondi dietro l’apparenza dell’inverno nordico: spalanca vite, quadri familiari, osserva e restituisce nella meraviglia.

Non conosevo Knausgård, ho scoperto i suoi progetti di scrittura sempre ampi, allargati, come l’abbraccio della realtà nelle sue quattro stagioni che questo progetto vuole restituire alla piccola vita di Anna che arriverà. Mi è sembrata un’idea bellissima, un lavoro su di sé, sul proprio essere scrittore, pieno di magia, proprio come l’inverno, che dopo questa carrellata dovrebbe ormai essere familiare, una stagione ricca di sguardi e suggestioni, da vivere affacciati a un libro, o a una finestra mentre nevica, scoprendo storie nuove o riscoprendo autori classici.

Italo Calvino, una storia per l’inverno

Italo Calvino, per esempio, e alcuni dei suoi meravigliosi quadri invernali. Ce ne sono diversi, pensiamo subito alle stagioni in città di Marcovaldo, così come recita il sottotitolo della raccolta di racconti che ha per protagonista l’operaio nostalgico che cerca la natura tra il cemento. Quanta poesia c’è nella neve che ricopre la città rendendola un foglio di carta su cui riscrivere la realtà? (Parliamo di La città smarrita nella neve!)

Ma c’è un altro racconto, forse meno noto, con il quale Calvino descrive l’incanto dell’inverno. Si tratta di L’avventura di uno sciatore, racconto contenuto nella raccolta Gli amori difficili. Siamo sulle piste, la folla si accalca allo skilift insieme al protagonista, attirato da una ragazza che procede sugli sci in salita. È la ragazza celeste cielo, era proprio questo il primo titolo del racconto.

Con una prosa visiva nitida, immagini che restituiscono il biancore palpabile delle piste, la nebbia e lo sfolgorante azzurro del cielo sul manto candido della neve, le poche pagine di questo racconto portano il lettore sugli sci con i protagonisti, rapito anche lui da quella bellezza, da quella perfezione che, in mezzo alla natura, superati gli impianti di risalita, riafferma la sua magica suggestione invernale.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!