Tag

letture

Chi si occupa di guide letterarie lo sa: la materia, ammesso la si possa chiamare tale, ogni tanto scivola di mano, è difficilmente addomesticabile. Perché che cos’è una guida letteraria, esattamente? Una guida ai luoghi narrati dagli scrittori, una guida agli scrittori, attraverso descrizioni di mondo che hanno scritto, una miscela delle due cose? Una risposta definitiva non c’è: quello dei paesaggi e delle città di carta è un territorio cangiante, e forse è bello proprio per questo. Dunque in questo mondo indefinito si colloca, a suo modo, anche “L’Italia di carta” (Il Saggiatore), il recente libro di Antonio Canu, che è un ambientalista, un giornalista ed è stato responsabile nazionale delle Oasi Wwf. Il punto di vista del naturalista Il profilo biografico dell’autore aiuta meglio a inquadrare questo libro che, tutto sommato, forse una guida letteraria non è. Non lo è perché il progetto, che pure si nutre di…

Martin McLaughlin si è spento lo scorso gennaio. Proprio poco, pochissimo prima che uscisse per la collana del Laboratorio Calvino di Carocci il suo volume, “Calvino e la letteratura mondiale”, che approfondisce la narrativa, la saggistica e soprattutto il tema dell’intertestualità in Calvino. Attendevo da tempo questo libro, non solo perché McLaughlin, già professore emerito di Italiano a Oxford, è stato uno dei traduttori di Calvino in inglese, e uno dei critici “storici”, che più spesso ho incontrato nelle bibliografie. Ed ecco il secondo motivo per cui lo aspettavo: perché è la traduzione in italiano, ampliata e aggiornata, di un volume che avrei tanto voluto leggere per i miei studi ma che esisteva solo in inglese, ed era introvabile, un volume considerato una pietra miliare della critica calviniana. Con i tempi lenti che fanno sì che questo volume arrivi nelle mie mani quando il suo autore non è più su…

A gennaio 2025 ha inaugurato a Torino una bellissima mostra che resterà visitabile fino al 6 maggio. Giro di posta. Primo Levi, le Germanie, l’Europa è allestita alla corte medievale di Palazzo Madama, la organizza il Centro Internazionale di Studi Primo Levi e la curatela è di Domenico Scarpa, che tanta parte del suo lavoro ha dedicato a Primo Levi (e non solo: tra gli autori più studiati da Scarpa c’è Calvino, e su Italo Scarpa ha scritto un testo io credo fondamentale su cui lo intervistavo qui). Ma che cos’è Giro di posta, e perché merita una visita? La mostra è un percorso attraverso una parte molto peculiare del lavoro di Primo Levi come scrittore, ma ancora prima come uomo, uomo curioso. Il percorso si snoda dal Lager agli anni di I sommersi e i salvati attraverso una serie di carteggi privati. È una corrispondenza europea, ed è sorprendente…

Curioso parlare di scrittura à contrainte, intrigante leggere dell’Oulipo, sfizioso conoscere vincoli formali e idee degli scrittori e intellettuali che usavano questo modo di costringersi per liberare creatività ormai decenni orsono. Ma esiste ancora qualcuno che scrive à contrainte? Su un sito che si chiama così, davvero non potevo prima o poi soffermarsi su AcroBatiCa, di Ezio Sinigaglia, pubblicato nel 2024 da Déclic. Un libro à contrainte Che cos’è questo libro? Prima di tutto, è un libro à contrainte: perché sì, esistono ancora i coraggiosi autori che ingaggiano danze acrobatiche – è il caso di dirlo – con la lingua e le sue gabbie formali, e Sinigaglia è tra questi. Più prosaicamente, inizierei col definire questo libro una raccolta di racconti: sono tre, ognuno si autoimpone una contraint, ognuno di destreggia in salti linguistici e soluzioni varie e composite su una storia. Tutte e tre le storie sono accomunate da…

L’edizione è numerata, la carta di pregio, il disegno di copertina essenziale eppure già così comunicativo. Cercavo “I giorni del mare” di Pierre Adrian, pubblicato da Atlantide, da tanto, e ho avuto la fortuna di trovarlo usato, anche perché l’editore distribuisce solo attraverso librerie specializzate e non sarebbe stato così facile leggere questo che è un libro meraviglioso e che mi ha saputo parlare come pochi altri di una sensazione sfuggente e sempre, però, chiarissima. Questo è un romanzo sulla nostalgia delle vacanze estive e dell’infanzia, ed è anche per questo motivo che l’ho letto a giugno eppure ne scrivo sul blog ad agosto. In un giorno particolare: il 16 agosto è il giorno dopo il giro di boa del Ferragosto. Le vacanze si avviano al termine, viene buio prima e l’estate dichiara senza più scuse la sua corsa verso la fine. E tutti, o la stragrande maggioranza di noi,…

La prima immagine che mi viene in mente quando penso a un groviglio, è la massa di fili che tirai fuori con aria afflitta dalla macchina da cucire quando avevo 12 anni. Il corso di taglio e cucito, capii presto, non faceva per me: quel groviglio di fili colorati, oltre ad aver fatto infuriare la docente, mi appariva come una massa di nodi, di cose attorcigliate che nessuno mai sarebbe riuscito a districare. Danilo Zagaria, al contrario, si cimenta nell’operazione. Il suo “Il groviglio verde” (Add, 2024) non è altro che un tentativo di districare i fili e mettere un po’ d’ordine, ben consapevoli che il groviglio resterà tale, e che, anzi, è proprio la sua natura di groviglio a renderlo tale, e prezioso per noi. Il groviglio verde altro non sono che le foreste, i boschi, gli alberi, la massa vegetale dotata di radici, tronchi e chiome che abita…

Sul frontespizio della mia copia di “Quante cose ci ha rubato la guerra” c’è scritto, in azzurro, “Per Alessandra, raccogli tutte le memorie che puoi, serviranno!”. È la dedica che mi ha regalato l’autrice, la mia prima, e per ora unica, intervistata sulle pagine nazionali di un quotidiano. Perché Manuela Barban l’ho portata sul Secolo XIX all’ultimo Salone del libro, e quando abbiamo chiacchierato, sedute nell’oasi di tranquillità dello stand del suo editore, Las Vegas, il suo romanzo ancora non era uscito nelle librerie, circolava in anteprima, e non potevo materialmente averlo letto: non avrei avuto il tempo. È dura parlare di una cosa che non sai, e dunque cui avevo scelto la forma dell’intervista, per dare spazio alle parole dell’autrice che questa storia la conosce benissimo. Non tanto perché l’ha scritta, ma perché è una storia vera e riguarda i suoi nonni.  Insomma che, sentendone parlare, avevo capito che…

Qualche giorno fa mi è arrivata Boomer, la newsletter che Michele Serra scrive per Il Post. Era dedicata a un tema spinoso: “come si parla con i complottisti?” ed era figlia di una precedente newsletter dal titolo “Manca la terra sotto i piedi” dedicata, in buona sostanza, al medesimo argomento. La prendo da qui, e parto da lontano, perché leggendo entrambe ho avuto, insieme a Serra, l’evidenza lampante che siamo davanti a un problema profondo, al quale spesso non sappiamo come reagire: la gente crede alle fake news, la gente si radicalizza su negazionismi vari e compositi. La gente, però, sta intorno a noi, spesso vicinissimo. Come si fa? Serra chiude con un interrogativo che lancia ai lettori, e che ho fatto spesso mio: “Davvero non si può e peggio non si deve fare niente, perché ogni parola […] non può che peggiorare la […] situazione? E fino a che…

Patirò dalla fine: perché alla fine di Scrivere, correggere, riscrivere. Il dattiloscritto di Se una notte d’inverno un viaggiatore di Ada D’Agostino, da poco uscito per Carocci, c’è Dall’opaco. L’autore sottinteso è, naturalmente, Italo Calvino. Dall’opaco, riassumendo per i nuovi lettori di queste lande del web, è il testo per me più affascinante di Calvino: una “prosa descrittiva” che riassume, in sintesi, lo sguardo dell’autore di sé, il proprio mestiere e il proprio mondo. Si trova nella raccolta La strada di San Giovanni, e nell’ultimo paragrafo dell’ultima pagina di Scrivere, correggere, riscrivere. Arrivare alla conclusione del libro è stato, per me, come inseguire una caccia al tesoro conscia dei tanti indizi che avevo trovato, e capitolo dopo capitolo mettere insieme i pezzi di un quadro completo. E alla fine, con un sorriso beato rivolto alla pagine, dire: oh, sì, la mia tesi arrivava proprio qui! Ada D’Agostino, autrice del libro,…

Ha inaugurato lo scorso 26 gennaio e resterà visitabile fino al 13 ottobre 2024: Le ossa della terra. Primo Levi e la montagna, è la mostra che il Museo della Montagna di Torino dedica allo scrittore, approfondendo in un percorso inedito e originale alcuni aspetti della sua vita e del suo lavoro. Prima di parlarne, un po’ di credits: la mostra è curata da Guido Vaglio e Roberta Mori ed è organizzata in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, una realtà torinese da scoprire e conoscere che attualmente, tra le mille attività di curatela e approfondimento, ha anche riportato in città la bellissima mostra I mondi di Primo Levi. “Le ossa della terra” costruisce un percorso tematico attraverso foto, testi originali, reperti curiosi e idee. Sono quelle di Primo Levi: a fare da filo conduttore alla narrazione c’è infatti la voce del chimico-scrittore. In una veste per…