Ultimamente ho iniziato a leggere sempre più testi dedicati alla salute mentale. Niente di professionale, beninteso: solo una buona divulgazione, e quando parlo di buona divulgazione intendo qualcosa che, pregio di ogni buon libro che possa definirsi tale, smuove ingranaggi dalla pagina di carta al mondo reale. Questa capacità trasformativa, unita a un movimento probabilmente personale, l’ho ritrovata in molte delle letture proposte da Enrico Damiani Editore che ha sì una collana di mindfullness, ma che anche in saggistica e narrativa-memoir riesce sempre a dare spazio ad autori dallo sguardo interessante ed empatico, e a temi che spesso mescolano aspetti psicologici e sociali. Sono libri utili per capire il mondo, e di rimbalzo per aprirsi delle porte interiori su aspetti di sé proprio in relazione al mondo là fuori. Gli esempi sono tutti su questo blog, e allora prima di raccontare la mia nuova lettura a tema li ricordo con piacere nella loro varietà di argomenti che spaziano dalla psicoterapia all’università fino all’universo digitale:

Nella stanza dei sogni, di Pietro Roberto Goisis (autore che poi ho intervistato anche per Lucialibri)

Cerchi di capire, prof, di Giovanna Cosenza

Libera il futuro, di Mafe De Baggis

Freud e il mondo che cambia

Se già avevo amato Nella stanza dei sogni per avermi dato la possibilità di entrare nella stanza dello psicanalista, in Freud e il mondo che cambia. Psicoanalisi del presente e dei suoi guai gli autori Stefano Bolognini e Luca Nicoli, entrambi psicanalisti, mi hanno illuminata su aspetti della psicanalisi che, da totale estranea, ignoravo, e hanno acceso il mio interesse mettendo in relazione la disciplina al mondo reale in cui viviamo.

È interessante il modo in cui questo libro “si conduce da sé”, perché si tratta di una lunga intervista tra Luca Nicoli, che pone le domande, e Stefano Bolognini che risponde. Diversi i capitoli, che radunano insieme i temi attraverso cui conduce questa lettura: la psicanalisi, naturalmente, ma anche il rapporto con la tecnologia, con il corpo, con le relazioni, e i cambiamenti interni alla professione, con tutte le sue sfide. Quel che non cambia attraverso i capitoli è proprio il lungo dialogo che costituisce l’ossatura del libro, e che secondo me ne rende piacevole e curiosa la lettura anche ai profani come me. La forma della domanda e della risposta non aiuta solo a esplorare gli argomenti, ma ad approcciarsi nel modo giusto, cercando di entrare nel vivo dei temi discussi, osservandone le sfumature.

Certo i termini tecnici non mancano, ma per questa ragione è presente un glossario che fornisce l’infarinatura utile anche a quelli che, come me, nelle prime pagine si fermavano ogni 2 minuti a domandarsi cose. Ho letto questo librino due volte: la prima mi è piaciuto perché mi ha incuriosita, la seconda l’ho capito decisamente meglio, e non ha smesso di incuriosirmi!

Ai due capi di una relazione

Quel che più colpisce esplorando il mondo di due psicanalisti come coloro che, dialogando insieme, hanno scritto Freud e il mondo che cambia, è la finestra aperta su un mondo che a me era totalmente estraneo. Si capisce perfettamente che sul lettino dello psicanalista non si è mai da soli, ma al contrario in una relazione costante che è poi il vero oggetto di valore al centro delle sedute, appuntamento dopo appuntamento. Si tratta, come ben si racconta di domanda in risposta, dei due capi di una relazione, esattamente come “nel mondo là fuori”. Lo psicanalista, insomma, è un professionista che non ha solo studiato, e capisce, e aiuta, e vede e mette insieme, ma resta una persona a tutto tondo.

Ecco, da queste pagine quella che emerge è tantissima empatia, la caratteristica che sembra contraddistinguere questa professione. Una sintonia da creare con il paziente caso per caso, persona dopo persona, in quella che diventa “l’interdipendenza psicanalitica” e che ho capito essere una palestra per le relazioni fuori dal setting della psicanalisi, quelle di tutti i giorni. Non ho mai approfondito nulla di psicanalisi, ma l’idea che me ne sono fatta leggendo questa lunga intervista è di una sorta di dialogo che al contempo è con se stessi, ma che è guidato con profonda attenzione dallo psicanalista. Non a caso, leggo che Freud definiva la psicanalisi un “metodo di conoscenza e cura”, una definizione che trovo splendida, e il cui valore emerge nelle parole di questo libro.

L’empatia, dicevo, gioca un ruolo determinante, perché lo psicanalista, in maniera sempre più evidente rispetto a quanto faceva Freud un secolo fa, ci mette anche del suo, “è anche una persona”, come si dice nel libro. Mantenere i due piani – quello professionale e quello umano – è l’abilità di cui Nicoli e Bolognini discutono, tenendo sempre ben presente le difficoltà che scendere in così grande profondità con un paziente comporta. Nella prefazione si definisce, giustamente, il “pensare analiticamente” un “pensare e sentire insieme”, “dato qualificativo della stessa esperienza che si realizza tra paziente e analista”. Ho imparato da qui che quella psicanalitica è un’esperienza profonda, spesso molto lunga, che comporta un setting da definire con ritmi, tempi, ostacoli, discese anche vertiginose e piene di fascino negli abissi della nostra mente, accompagnati da persone piene di umanità.

Tecnologia, angoscia e fine del mondo: dove si va?

Pur non sapendo nulla di psicanalisi, tra queste pagine ho velocemente ripercorso un secolo di storia di questa disciplina, arrivando a capire che oggi non solo è cambiata dall’interno, con il sempre maggior coinvolgimento empatico dell’analista nei confronti del paziente, ma che si deve confrontare con quel che accade nella società.

Per esempio, il rapporto con le nostre propaggini, i dispositivi tecnologici dentro cui investiamo sempre più tempo, sempre più noi stessi. Protesi della nostra persona, i cellulari ubiqui in qualche modo ammorbidiscono la nostra esperienza di allontanamento dall’oggetto: siamo sempre connessi, c’è sempre qualcuno che ci risponde in una perenne – e illusoria – presenza, un contatto continuo, seppure a distanza, che ci frantuma l’attenzione e che per Bolognini non può che essere negativo. Provare a riflettere su quanto questa dinamica ci coinvolge in prima persona è inquietante, o forse utile, a seconda del punto di vista.

“Mai soli, mai senza, mai noi”: i due autori riassumono così la grande sfida narcisistica-digitale. Dall’altra parte del problema c’è infatti anche l’esplodere del narcisismo la cui manifestazione più evidente oggi sono forse gli influencer: persone che ci convincono di essere sempre inadeguati. Ho trovato illuminante la riflessione su quanto, sempre più di generazione in generazione, ci stiamo abituando a spostare la valorizzazione narcisistica su di noi invece che sull’altro, o nell’equilibrio tra le due parti.

Terzo aspetto ben più che interessante del palleggio tra i due psicanalisti rivolto all’oggi e alle sue sfide è quello legato alle patologie dell’ansia, che sembrano essere il vero fulcro di questo nostro “nuovo” secolo. Superata l’era della vergogna, oggi siamo tutti influencer mancati che vorrebbero sfondare, e che non riuscendo a ottenere like e consensi si sentono non all’altezza. Ho esagerato, ma il guaio dei giorni nostri offre davvero un tavolo ghiotto alla riflessione psicanalitica, e lo si afferra anche senza sapere nulla di questa disciplina, solo approcciando la conversazione di Freud e il mondo che cambia.

Ci sono naturalmente molte pagine e parole dedicate ad aspetti più interni e tecnici della disciplina, ma ci sono anche le “domande ruvide”, questioni non risolte su cui la riflessione è aperta, come il finale, che lancia una domanda enorme e ci fa capire quanto la psicanalisi rivesta un ruolo decisivo per leggere, capire e affrontare alcune gigantesche sfide del nostro tempo. Si parla infatti del guaio più grande del nostro tempo: la fine – probabile, studiata – del mondo. Ovvero la fine nostra, del mondo di noi umani così come lo conosciamo ora. Una questione che è appena accennata, e che soverchia per certi versi anche gli stessi psicanalisti: un ponte lanciato verso il futuro. Cosa porterà? Poche certezze, infinite domande, e una rassicurazione da Bolognini e Nicoli che rispondono così: “Siamo qui per esplorare, capire, fare emergere, dare un senso, svolgere insomma un lavoro complesso… Ma tra persone”.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!