E così è il giorno sette: domenica. Una domenica di silenzio e natura: potrebbe sembrare Ferragosto, non fosse che non sono vacanze, e non è nemmeno estate. Tempo sospeso: la prima domenica del Coronavirus
È il giorno numero sei: è un sabato, e mentre leggo i giornali un tramonto mi scalda il cuore da un balcone immaginario e mi trovo a riflettere sulla nascita di n nuovo mondo dove tutto è più semplice, senza perdere bellezza.
E così arriva il giorno numero 5 e porta con sè una settimana intera di strane sensazioni e angosce latenti. Open access è la parola del giorno: accesso aperto, dati liberi, musica, cultura, bellezza nelle città che si fanno deserte.
Il giorno numero quattro è tutto per l’empatia diffusa, ampia, abbraccia tutti. C’è casa, ci sono gli amici, c’è che mai come adesso dobbiamo stringere i denti e proteggerci tutti, prenderci cura.
Il terzo giorno è paura e ansia. Per tutti, per me. Un martellante loop di pensieri venefici infesta la mia riflessione mentre il mondo entra in pandemia e l’Italia passa al grado più stringente delle norme di sicurezza.
Il giorno due è una sensazione di delusione rabbiosa, una sconfitta a cui arrendersi impotenti davanti all’emergenza, esporata nella sua schiacciante presenza. Calmarsi: siamo umani.