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25 giorni a casa

Il giorno 26 dei 25 giorni è l’assurdo giro di boa che si protende verso il futuro. Ma il futuro, oggi come oggi, che cos’è? Lo cerco, pigramente, ascolto cose, provo a scriverne, in un tempo statico che riporta al passato: ripartire da lì, forse il senso è questo.

Oggi è il giorno 25: sarebbe dovuta finire qui, pronti e guariti, il 3 aprile si torna a vivere. Invece no: mani sulla tastiera, rifletto sulla trama, sulle trame, e su tutte le storie che sono e potranno essere. Pare vada molto di moda.

È il giorno 23 di un periodo che doveva essere lungo, ma sarà ancora più lungo. Scrivo, senza sosta, non come vorrei, ma posso arrivare al punto esatto, so che è possibile. Intanto i 25 giorni a casa si allungheranno, ma il titolo resta quello, ormai mi sono affezionata.

Al ventesimo giorno di quarantena percepisco un bisogno grande di calma. Sarà il sabato, sarà il sole che è tornato, gli affanni passati, il bisogno di guardarsi dentro. Tutto questo insieme, mentre leggo, cerco equilibri, smaltisco arretrati