Sabato di aprile, sabato di quarantena. Mi perdo tra il silenzio e la meraviglia dei fiori, dei libri. Il classico pizza e birra, un film che racconta della Terra e di come la stiamo danneggiando.
Il giorno 26 dei 25 giorni è l’assurdo giro di boa che si protende verso il futuro. Ma il futuro, oggi come oggi, che cos’è? Lo cerco, pigramente, ascolto cose, provo a scriverne, in un tempo statico che riporta al passato: ripartire da lì, forse il senso è questo.
Oggi è il giorno 25: sarebbe dovuta finire qui, pronti e guariti, il 3 aprile si torna a vivere. Invece no: mani sulla tastiera, rifletto sulla trama, sulle trame, e su tutte le storie che sono e potranno essere. Pare vada molto di moda.
Giorno 24: potrebbe essere quasi finita, e invece è diventata la normalità, o qualcosa di simile. Come nella normalità infatti ci sono giorni completamente sprecati. Ebbene, oggi è uno di quelli.
È il giorno 23 di un periodo che doveva essere lungo, ma sarà ancora più lungo. Scrivo, senza sosta, non come vorrei, ma posso arrivare al punto esatto, so che è possibile. Intanto i 25 giorni a casa si allungheranno, ma il titolo resta quello, ormai mi sono affezionata.
Lunedì, si riparte. Si perde il conto dei giorni di questo disastro, è quasi la normalità. Quasi, appunto. Tra navi, grecale, pedalate verso un muro e chiavi rotte, ma pur sempre chiavi
Terza domenica di quarantena: oggi è il giorno 21, poco sole, molta rilassatezza. Sistemo cose, e leggo. Leggo tutto il giorno perché ho tra le mani Rocco Schiavone, e sparisce tutto, solo silenzio.
Al ventesimo giorno di quarantena percepisco un bisogno grande di calma. Sarà il sabato, sarà il sole che è tornato, gli affanni passati, il bisogno di guardarsi dentro. Tutto questo insieme, mentre leggo, cerco equilibri, smaltisco arretrati
Quindi è venerdì. Una settimana che è volata, non so bene come, il tempo ha perso consistenza, frena frena frena. Eccoci: è venerdì. Fa…