Non sono nemmeno le quattro, esco con il cappuccio tirato su: vado a camminare. Sì, ho deciso che devo camminare, nonostante tutto, nonostante la quarantena, la pioggia, il vento che si alza e che nella notte diventerà fortissimo, a mulinelli. Ma ora ho bisogno di camminare, perché il giorno numero 44 della quarantena è di nuovo grigio, affollato, senza futuro e angosciante. Vado giù, lungo la via solo qualcuno col cane. Voglio arrivare dal giardino dove domenica sera ho afferrato un cartellone con scritte sulla primavera. E lo faccio: eccolo, solo che ha piovuto e il pennarello si è sciolto, l’unica cosa leggibile è un “primavera” tra le fronde, il resto è colore acquerellato. Provo a decifrare, ma qualcuno è seduto sulla scala, mi vede, che imbarazzo: giro e torno su, passeggiata in quarantena.
Imbocco una mulattiera in salita dietro a casa. Non ricordo di averla mai fatta. Pioviggina, non c’è anima, salgo scalino dopo scalino mentre il verde si infittisce, muretti a secco, ulivi, edera, cipressi e fiorellini selvatici nell’erba, muschio sulle ciappe rotte del pavimento che sale, sale, sempre dritto. Supero i palazzi, volo sulla collina: non ci ero mai stata. La bolla vegetale intorno è un silenzio fatto di cinguettii e fruscii, fatto di linfa, profumi di campagna e Liguria. Reti di ulivi abbandonate, cancelli rugginosi, carrucole e cocci di bottiglia: inevitabile pensare a Montale, anche se non c’è sole, mi sembra invece di procedere da miope, e in salita, nel regno dell’Opaco di Calvino.
Finché non arrivo sulla cima: un vicolo cieco, un cancello azzurro e cinque scalini. Dovrei entrare in casa d’altri per procedere. Stupefatta mi guardo intorno: non si può andare avanti, non più. Mi giro e scendo, torno indietro tra le linfe e il muschio a terra, un cane avverte la mia presenza, abbaia nel silenzio. Crederanno che è passato un gatto, furtivo e rapido, invece ero io.
Butta indietro il tuo schienale tra pochi minuti siamo via di qua
Alza bene l’autoradio spanna il parabrezza. Ma che freddo fa!
Nebbia che non vedi ad un passo niente indicazioni niente civiltà