Comincerò col dire… No, questo è Calvino, ma vorrei in ogni caso iniziare a parlare di Favoloso Calvino, la mostra allestita in occasione del centenario calviniano alle Scuderie del Quirinale di Roma partendo da Torino e dalle sue Luci d’artista. Quest’anno, infatti, forse per una delle prime volte da che io ricordi, a decorare il lungo rettilineo di via Po non ci sono stelle e pianeti di Palomar, la luce realizzata da Giulio Paolini. Non ci sono perché sono a Roma, a illuminare i cieli di via XXIV maggio proprio in occasione della mostra, inaugurata lo scorso ottobre e visitabile – luce d’artista inclusa – fino al 4 febbraio 2024. Ora, forse si notano già alcuni dettagli che per me proprio dettagli non sono. Il titolo, innanzitutto: la luce si chiama proprio così, come il personaggio di Calvino: Palomar. Non è meraviglioso? L’ho pensato per anni ammirando col naso in…
Dalla fase due alla seconda fase due, perché dal 4 al 18 maggio non ho ben capito cosa è successo, ma ho visto, pensato e annotato cose, e allora, sempre con l’intento di non dimenticare, le ho annotate qui
Oggi è il 4 maggio di un anno speciale, e quindi ho deciso che c’era un epilogo da scrivere, e che sarebbe stato profumato di mare, salsedine e fiori di pitosforo. Insomma, profumato di estate, e di amicizia.
56 giorni di quarantena, 56 pagine di diario, giorno per giorno, senza mai smettere. Oggi è l’ultimo giorno, perché tutte le cose belle devono finire, e lasciare spazio a nuova vita in arrivo. Spero sia così, per tutti: si va nella fase 2.
Il giorno 55 è l’ultimo sabato di quarantena, un diario agli sgoccioli e una specie di luce in fondo al tunnel che sa di routine estesa all’eccesso. Il desiderio di ritornare, di avviare qualcosa, non so
La festa del lavoro è un giorno grigio, suonano le sirene del porto e ci sono un po’ di lacrime. Lacrime di sfinimento, mentre lo sfinimento si insedia nelle occhiaie e la nonna non si regge in piedi, in casa da due mesi
53 giorni sono passati in balia dell’improvvisazione. Eppure non sempre improvvisando ci si azzecca, anzi: errori, danni, strategie fallimentari, e una spirale che porta giù. Oggi salta un concerto, finisce un mese, e ci riprovo ancora, pur consapevole di tanto
Lo stato di crisi perdura: è il giorno 52, è mercoledì e io mi rendo conto che scegliere non so, non so ancora, per lo meno. Il percorso è vertiginoso e fa malissimo, il tempo che perdo a ragionarci su forse lo è altrettanto
Giorno 51: doppiato, e superato, il giro di boa dei 25. Il panorama è del tutto nuovo, c’è un ponte, chissà come sarà la sponda a cui approdare. Per ora vedo solo uno specchio di quel che era prima, e allora niente, tocca concentrarsi sul ponte, sperare che tenga.
È il giorno numero cinquanta, fa un po’ impressione ma ormai siamo abituati a stare qui, e allora recupero un pensiero dei primissimi giorni, e provo a parlare di amore, di abbracci e formine di biscotti.