La parola di oggi, giorno cinquantadue, persi nella quarantena ormai agli sgoccioli che si affaccia sul nulla del dopo, o su dei frammenti vacui, è scelta. “Sono scelte” arriva, come da prassi, la sera durante una discussione a tavola. C’è calma, e c’è perché ho esaurito le forze e non riesco a pensare a niente se non alla pavida soluzione dell’uscita di scena dai problemi. Però un guizzo ce l’ho ancora: non sono scelte, io non ho scelto di avere a che fare con gente sleale e disonesta, sono le persone, non le scelte. Come sempre del resto. Che almeno sia chiaro, perché di sentirmi sbagliata io sono stufa all’eccesso.

Sono così stufa che oggi cerco aiuti, parto da google, poi arrivo alle persone, e va detto che sono piccole carezze. Oggi è una fisarmonica: tensione, rilassamento, nuova ansia, distensione. Dal mattino alla sera, incessantemente. Di fatto la giornata è la vaghezza estrema, non prende forma niente, e questo stato è distruttivo, ha come reazione un rilassamento di difesa che mi fa buttare la giornata intera. Fuori c’è il sole, sta finendo aprile e ancora non mi spiego come sia possibile, come siamo arrivati qui. E mi ricordo quei primi giorni di irrealtà, era marzo. E poi l’aprile del primo sole caldo, la freschezza, la sensazione che non era come adesso. Ora è una sorta di imbuto: aspettative altissime per una fase due che tuttavia è vaga.

Confusione, dal tg ai talk, tutti dicono tutto, il futuro non esiste ma tutti vorremmo che esistesse, e a qualcuno – io sono tra quelli – spaventa pure. Questo conforto domestico era rassicurante, protettivo: toglieva ogni responsabilità. Invece ora c’è una cosa che gonfia come panna montata, molto meno dolce, e la mia ansia è tornata incontenibile. Patologica.

Le cose accumulate tornano a mordere, il tempo torna a non bastare, eppure mi scivola dalle mani oggi, in un attimo è sparito, non ne ho più per fare nulla, con le scadenze addosso, i piani che saltano. Sì, le scadenze e i piani, in quarantena: segno che ferma non sono mai stata, le cose sono andate avanti. È come se avessero attraversato uno spazio-tempo gommoso che ha stravolto il mondo, me compresa. Ma in un certo senso io sono rimasta com’ero, con le stesse incertezze e ansie di prima, che non mi fanno atterrare nel migliore dei modi sul mondo nuovo che sarà. Non lo so, provo a scriverlo per chiarlo ma dentro è una grande, una enorme confusione che mi strapazza tutto il giorno facendomi propendere per una scelta e poi per l’altra, di fatto senza sapere cosa scegliere.

A distrarmi c’è una bellissima giornata, fuori, e una bellissima zoomata, dentro casa, che arriva dopo una proposta simpatica, qualche chat rincuorante, e un divertente video con Walter Barberis che mi riporta alla mia vita torinese di prima. Sullo schermo ritrovo gli amici vicini e lontani, ed è tutto sereno e facile, o almeno sembra così, il che giustifica quell’aria malinconica che mi vedo nello schermo, anche se la faccia ride, perché di certe battute stupidissime e di certe sceneggiatura ha proprio un grande bisogno.

Ma oggi sono schiacciata tra le scelte che non sono in grado di fare. Tra le giustificazioni facili. Le ansie che segnalano cornici già viste, ed è proprio questo il problema grande che mi appresterò a risolvere nella vita in fase due, lo scrivo qui, così magari prende concretezza e si fa ricordare. Chiaramente si piange, si piange per mancanza di forze, per constatazione del fallimento e dei freni, per la paura, per i pensieri che svolazzano intorno a tutta questa giostra danzante che mi accompagna da sempre, ma che ora è esplosa nel cielo azzurro di fine aprile, nell’anno della pandemia dove tutto è già visto eppure tutto è nuovo. Che pesantezza. Che difficoltà. Che stufa, darsi forza di continuo.

La sera scrivo: è un modo per calmarmi, per convogliare i pensieri e ricaricarli di energie che credevo di aver esaurito. Ascolto ancora Radio Montecarlo, passa Mario Biondi e mi accompagna verso un’estate di calma che probabilmente non sarà tale, ma è bello sognare: A slow hot wind:

Some days
It’s too warm to fight
A slow hot wind

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!