Maggio è già passato. Maggio di pandemia, riaperture e libertà, maggio di lavori, nuove strade, ripartenze e sogni. Maggio che è stato lunghissimo, e già un po’ mi manca se penso a tutto il materiale lavorato e filtrato, passato tra le dita e negli occhi. Un mese di maggio tutto nuovo: avrebbe potuto essere mille cose, e invece è stato la fine del lockdown, il mare con le ginestre, le uscite a camminare la sera, un sacco di libri, i primi bagni sulla spiaggia già piena, la leggerezza che accompagna il piombo in una strana nuova forma di stress. O di vita, semplicemente di vita.

Questo maggio 2020 porta con sé la consapevolezza che c’è stata una frattura e che i piani di vita di prima, seppure sfumati, dovranno per forza di cose cambiare. C’è l’angoscia di non sapere come, dove, ma di avere un quando ben nitido sul calendario. C’è però anche la leggerezza di aver smontato un meccanismo che non funzionava senza in fondo fare nulla: è accaduto, la pandemia è arrivata dall’alto, su tutti, e su tutti ha fatto vittime.

Cerco di avere un pensiero complesso e ampio quando mi appresto, a inizio mese, a buttarmi dentro un progetto in cui ho avuto ansia di credere fino all’ultimo, ma che poi mi ha appassionato come poche cose recenti. Ho dedicato un reportage al mare e al suo stato durante la pandemia e subito dopo. Per ampliare e solidificare la ricerca ho parlato con un sacco di gente interessante, arrivando persino alla Capitaneria di Porto e mettendomi in gioco con tutta la faccia. Giorni di telefonate e scrittura, notti di ricerca e dati: è stato bellissimo, i giorni sono filati e mi sono davvero entusiasmata. Ora quel lavoro è in concorso e chissà: mi piacerebbe restasse come pietra miliare di un nuovo inizio.

Intanto, però, mi ha riportata al mare. Maggio è stato un mese di mare e bellezze: dal 4 maggio, giorno del primo “liberi tutti” via via lungo il corso del mese con le sue novità e cambiamenti in fatto di restrizioni e libertà di movimento è stato un cinema di cartoline marine mentre la spiaggia era sempre più estiva e l’acqua sfiorava i colori cristallini mischiandosi con la schiuma del libeccio. Sono state tantissime le passeggiate splendide di maggio, tra le ginestre e la salsedine: riconciliazione con me e col mondo, sentimento di rinascita e gioia, pensieri che hanno a che fare con lo stare qui, quest’anno per la prima volta, e poi chissà, chissà cosa succederà.

Ci voleva un mese lungo come maggio per suturare la ferita generata da questa situazione impensabile prima. Maggio che scorre e si riapre piano, corolla di un fiore come i gelsomini che inondano con la loro dolcezza l’aria delle sere alla finestra. Maggio lungo, pieno, le giornate chiare fino a tardi anticipo del bello che sarà, solletico di gioia pura tra amici da rivedere e serate belle dove bastano una pizza, una maglietta contro l’arietta fresca e un gel disinfettante domestico. Maggio di spiaggia, irreale sensazione d’estate lungo la strada, coccole tra raggi di sole sassi e pagine, come se non fosse successo niente, un altro anno che si stratifica, tutto regolare, tutto sicuro.

Maggio di ansia e ritmi da ricalcolare tra le mura di casa, con la salute che vacilla, il telefono che annuncia problemi e medici, le ansie e i batticuori e l’abitudine e lo stress, nervoso da calmare col senno di poi. In questa nuova situazione con un’emozione tutta nuova il Centro Gobetti ha pubblicato un mio racconto dedicato alla nonna e alla pandemia, uscito in un giorno particolare perché ancora tutto incentrato sulla nonna.

Intanto la vita riprende a scorrere: viaggio, mi sposto e leggo, cerco di parlare, di trovare spunti chiave, di scavare. Recupero episodi del passato, magoni rimasti in gola, trovo biglietti di farfalle, vivo una città senza viverla in rari momenti di mattine ventose e scale di pietra, poltrone che fanno subito film e strette di mano vietate, inchini orientali e visioni inedite, ampie, orecchie pronte ad ascoltare.

Maggio di rancori e cadute, e inciampi e nuovi inizi. Tantissimi nuovi inizi, metaforici, quotidiani, sperati e sognati. Maggio di pulizie, calce sui muri, pennelli e scale, movimenti metodici, restauri e rinnovi, ordini e mani impegnate non sulla tastiera, mentre la voglia di scrivere è sempre forte e viene premiata con l’uscita di un racconto in un’antologia di Edizioni All Around, Ai tempi del virus. E poi si legge: a maggio le letture sono state tante, e di grande qualità e bellezza. A partire dalla fine del romanzo di Eshkol Nevo, per arrivare al libro di racconti di Nadia Terranova, e ancora all’esordio di Veronica Galletta, Le isole di Norman, e a quello di Ilaria Rossetti, Le cose da salvare, deviando per l’Islanda durante un’eruzione e chiudendo con un piacevole recupero e con una lista ben nutrita di nuove letture acquistate per rimediare all’assenza di Salone del libro e raccogliere sorrisi di librai della mia città.

Maggio è un’attesa impegnata a fare cose, e il primo bagno al mare sfidando l’acqua gelata ma così trasparente da fare gola. Balneazione in attesa, anche lei, di sapere cosa succederà quando apriranno le regioni e si riverseranno piemontesi e lombardi sui litorali piccolini, spalmati per l’occasioni, pronti a richiudersi alla prima mareggiata. È un mese di passeggiate incontro alla piccola folla del chiosco, che sembra irreale e forse non dovrebbe esserci, ma attira visi amici, e quelli sono un bello stare, un piacevole chiacchierare mentre si cammina e si incontrano sempre le stesse facce. Questa città non è mai stata così casa.

Le distanze pungono: affetti polverizzati, altri distanti e presenti, Torino è solo un sogno, direbbe lo zio Gabriel di Zazie nel metro, e chissà quando e come ci potrò tornare, se non altro a prendere le cose.

Ma intanto qui tutto è diverso nell’aria, nelle prospettive, nei ritmi. È svegliarsi coccolati ogni mattina e farsi forza per vedere come andrà, addormentarsi senza perdere speranza nel futuro, tenendo a bada un po’ d’ansia con letture splendide che sanno ricaricare. Tornare a sognare il mare come unica alternativa alla mancanza di alternative, non perdersi d’animo, cercarsi e leggere, pensare di studiare, annotare per capire, mentre la mascherina tappa il viso e gli elastici cadono dalle orecchie, mentre il gel disinfettante toglie strati di pelle.

Maggio 2020 è un mese di caldo estivo inaspettato, bolle di sole che esplodono suggerendo le mezze maniche e l’abbigliamento comodo, una borsata di vestiti estivi e la necessità impellente di mettersi a dieta e rimettere a nuovo la bicicletta. Voglia di fare, mani pronte per cambiare vita, almeno un po’, almeno quel tanto che basta a trovare un nuovo assetto mentre la realtà si trasforma e rinasce in mezzo alle salite, alle novità, alle cose da imparare, gestire e costruire.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!