EinaudiTo, la reading challenge letteraria dedicata alla riscoperta di grandi nomi della casa editrice Einaudi, arriva alla tappa di giugno, mese che ha per protagonista la leggendaria Fernanda Pivano. Sarebbero tanti i libri che avrei potuto scegliere di selezionare e a cui, in onore di “Nanda”, come veniva chiamata, avrei potuto scrivere qualcosa sul blog. Invece prenderò solo uno spunto da una delle sue traduzioni più celebri e note, quella dell’Antologia di Spoon River, per riscoprire una cosa che avvicina Fernanda Pivano alla mia Liguria, cioè la sua anima genovese.

Fernanda Pivano è recentemente tornata sulla ribalta per via di una triste storia che riguarda il Comune di Genova e l’associazione Toponomastica femminile, che si batte in Italia per promuovere l’intitolazione di strade, piazze e in generale spazi pubblici a donne che hanno influito sul patrimonio culturale e sociale spingendo verso un cambiamento dell’immaginario femminile. Come non citare “Nanda”, a cui per la seconda volta, nella sua città natale, è stato impedito di onorare con il proprio nome un luogo?

Ma facciamo prima qualche passo indietro, chi è infatti Fernando Pivano e perché ne parlo come di “leggendaria”? Scrittrice, giornalista, notissima per le sue traduzioni dall’inglese che hanno portato in Italia tanti dei più noti autori americani, la Pivano era nata a Genova il 18 luglio del 1917. Vive poco la città, poiché la famiglia si trasferisce nel 1929 a Torino. Colpo di scena, vero? Ma non finisce qui, perché a Torino “Nanda” sarà niente meno che compagna di classe di Primo Levi al Liceo classico D’Azeglio, il laboratorio della classe dirigente del futuro, e avrà come supplente di Italiano Cesare Pavese. Lei e Primo Levi non saranno ammessi agli orali della maturità per via di temi giudicati “non idonei” (siamo in pieno ventennio),

Con amici e maestri del genere, non poteva non diventare un nome di spicco nell’Italia intellettuale e della cultura. Fernanda Pivano era bilingue, fu proprio Pavese a introdurla al mondo americano (nel 1941 la Pivano si laureerà con una tesi su Moby Dick di Melville) prestandole quattro libri-chiave: Addio alle armi di Hemingway (che poi decise di tradurre clandestinamente), Foglie d’erba di Whitman, l’autobiografia di Sherwood Anderson e l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.

Torna il legame con Genova, e adesso vi racconto perché. Nel 1943 la Pivano pubblica con Einaudi la sua prima traduzione, ed è proprio quella dell’Antologia, lavoro per il quale è guidata dal suo maestro Pavese. Salto ad anni e anni dopo: 1971, esce un album celebre di De Andrè, Non al denaro, non all’amore né al cielo. Cosa c’entra? Che l’ispirazione per i testi arrivava proprio dall’Antologia, che Faber aveva letto e da cui era rimasto impressionato.

«Avrò avuto diciott’anni quando ho letto Spoon River. Mi era piaciuto, forse perché in quei personaggi trovavo qualcosa di me. Nel disco si parla di vizi e virtù: è chiaro che la virtù mi interessa di meno, perché non va migliorata. Invece il vizio lo si può migliorare: solo così un discorso può essere produttivo», così parla De Andrè nell’intervista della stessa Nanda riportata sul retro di copertina dell’album. La scrittrice rimase molto impressionata di quel lavoro, «Fabrizio ha fatto un lavoro straordinario; lui ha praticamente riscritto queste poesie rendendole attuali, perché quelle di Masters erano legate ai problemi del suo tempo, cioè a molti decenni fa» cito dalla pagina Wikipedia dedicata all’album.

Foto presa dal sito di Rai/UfficioStampa

Insomma, un cuore genovese che ogni tanto mi dimentico io stessa, che pure questi eventi li ho studiati al corso di lingua e letteratura angloamericana. La Pivano era molto legata a figure storiche di Genova, come Faber – Fabrizio De André e Don Gallo, basti pensare che i suoi funerali si sono svolti il 21 agosto 2009 nella Basilica di Carignano a Genova, dove erano stati celebrati dieci anni prima i funerali di Faber. Sia De André che Fernanda Pivano riposano oggi al cimitero monumentale di Staglieno.

Come si è conclusa invece la vicenda relativa alla toponomastica? Per ora nulla di fatto, pare per via del fatto che l’intitolazione dovrebbe essere legata in qualche modo alla geografia del personaggio, e dunque coerente con la località e lo spazio prescelto. La notizia mi lascia perplessa, tanto più che arriva dopo che qualche settimana fa si era già discusso per uno spazio pubblico intitolato a Edoardo Sanguineti, altri genovese di rilievo. Come leggo su diversi siti di informazione locale, l’associazione non si arrenderà: «Ci hanno proposto di optare per una strada in periferia – si scrive citandoli – assolutamente no. Continueremo a battagliare su questo, perché l’obiettivo non è tanto avere la strada quanto portare alla ribalta questi problemi, far discutere l’opinione pubblica di queste cose».

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!