Nell’estate del 2018 ho partecipato a un concorso giornalistico dedicato al tema dell’economia circolare. Ho deciso di raccontare la vicenda di una giovane startup ligure, Eco2Logic. Ne è uscita una storia che, vuoi il caso, vuoi i meccanismi farraginosi del voto online, non ha ricevuto la diffusione che avrebbe meritato. Ecco perché la ripropongo qui sul mio sito. L’originale la trovate qui.

È possibile risolvere il problema dei mozziconi di sigaretta e, più in generale, di particolari insiemi di rifiuti creando nuovo materiale destinato a usi specifici? Eco2logic è una startup genovese nata da un’idea di quattro ragazzi under 30 che, grazie alla curiosità e a un successivo e attento lavoro di ricerca, hanno individuato nella tecnica della carbonizzazione idrotermale la linea di azione per ottenere dai mozziconi un carbone destinato all’uso nel settore delle pitture. Intanto, il lavoro nato dall’entusiasmo e alimentato dagli studi universitari ha trovato la strada per diventare una vera azienda strutturata, distinguendosi durante la Smartcup Liguria 2017 e cercando di consolidare, oggi, la propria realtà e i propri obiettivi con la costruzione di un piano economico chiaro ma soprattutto attraverso nuovi approfondimenti e ricerche a supporto del progetto di partenza.


L’idea in un posacenere

Genova, anni di università e di appartamenti condivisi per ammortizzare le spese. Ma anche anni di studio, idee e sogni per il futuro. Ed è qui, tra le mura di un tipico appartamento da studenti, un po’ nido un po’ laboratorio, che prende vita l’innovativa idea di Fabio Corradi, Paolo Giusto e Thomas Virdis. Amici già da prima, i tre si trovano uniti per l’avventura universitaria e, tra una chiacchiera e una sigaretta, gettano le basi per Eco2Logic, la startup innovativa che li vede oggi protagonisti insieme al collega genovese Xavier Ferrari, designer. «Arrivavamo da Imperia e convivevamo a Genova per l’università – racconta Fabio, classe 1989 come i suoi amici – Paolo studiava chimica industriale, io ingegneria biomedica e Thomas biotecnologie. Ogni tanto discutevamo sulle opportunità per il futuro, si scherzava su come fare i soldi e cercavamo idee». Tra le prime pensate, il recupero dei metalli dai computer, fin da subito un tentativo sia pratico, con tanto di esperimenti in casa, sia supportato da ricerche. Ma nell’appartamento di scienziati in erba, tra un divertimento e una scoperta, la soluzione non sembrava convincente. «Fumavamo tutti quanti – prosegue con la storia Fabio – così abbiamo iniziato a riflettere sui posacenere colmi e un po’ per gioco ci siamo detti che bisognava risolvere il problema. Ci siamo attivati per cercare dei metodi e ne abbiamo identificati un paio, tecniche già utilizzate in alcuni paesi come la pirolisi, che però produce emissioni nocive bruciando tutto per creare energia e ottenere carbone».

Ecco la sfida: una combustione ecocompatibile, dalla quale ottenere non puro scarto, ma un nuovo materiale destinato a usi differenti e non totalmente inquinante. «Ci siamo imbattuti nella carbonizzazione idrotermale – spiega Fabio – è una tecnica chimica, semplificando: si tratta di una pirolisi che funziona in acqua, a temperature leggermente più basse di quella classica, anche se con un costo energetico pressoché uguale. Bruciando si produce carbone: se lo si fa, come in questo caso, con poco ossigeno, sarà un carbone simile a quello che si ottiene dalla legna».

I vantaggi della carbonizzazione idrotermale

Bruciare in acqua: apparentemente un ossimoro davanti alle contraddizioni del quale Fabio è ormai abituato a illuminare gli interlocutori a cui racconta Eco2logic. «Le razioni sono simili alla pirolisi, così come il prodotto – dice infatti – l’importante è che tutto avvenga in un reattore chiuso, la chiave è l’aumento di pressione. Se vogliamo trovare un esempio, non è poi un processo così diverso da quello attraverso cui si genera il carbon fossile, solo che è molto accelerato nel tempo».

La carbonizzazione idrotermale ha il grande pregio, come hanno potuto constatare i ragazzi, di produrre meno gas, sebbene all’interno dell’acqua si formino altri composti di scarto derivati dalla presenza di materie plastiche nei mozziconi e che è dunque necessario trattare. Non è certo un muro insuperabile per le brillanti menti dei creatori di Eco2logic, anzi, una nuova sfida verso un metodo capace di inquinare sempre meno e produrre materiali e composti riutilizzabili. Potrebbero infatti essere individuati acidi organici da usare per generare biogas: «partiamo dai rifiuti, dalle cicche – ha ricordato Fabio, attuale Ceo della giovane s.r.l. – è già uno scarto, e con il nostro processo genera un altro scarto, il carbone». Un recupero al quadrato, nel pensare il quale il timone tiene la rotta del rispetto dell’ambiente e della riduzione dei rifiuti. Il valore aggiunto di Eco2logic è infatti proprio quello di mettere le mani dentro lo scarto, considerandolo non come tale ma come una fonte di nuovo materiale riutilizzabile.

Da quest’attenzione, la volontà di ricercare nuovi usi per il carbone ottenuto. L’intento è quello di evitare di bruciarlo, perché fornirebbe poca energia, ma utilizzarlo invece come additivo. «Il nostro è un idrocarbone – chiarisce Fabio – a livello di composizione è uguale al carbone “normale”, è però diverso a livello superficiale e più carico, non si scioglie e quindi è vantaggioso per pitture idrofile a base di acqua».

Rifiuti diversi, carbone diverso e secondi usi differenti. Se la “ricetta” per i mozziconi è stata messa a punto, il gruppo sta lavorando ora con altri rifiuti come le biomasse, che presenterebbero molte potenzialità, basti pensare alle alghe spiaggiate sulle coste. «Sopravvivere con le sole sigarette sarebbe difficile – fa notare il Ceo di Eco2logic – un mozzicone pesa 0,2 grammi, per ottenerne un chilo ne servirebbero migliaia e per noi è attualmente difficile raccogliere queste grandi quantità. L’obiettivo è quindi di recuperare il possibile da ogni tipologia di rifiuto prima di sottoporlo al trattamento finale e carbonizzare. Stiamo testando rifiuti diversi e andando avanti con la ricerca».

Ma davvero nessuno aveva mai pensato alla carbonizzazione idrotermale? La tecnica esiste infatti da tempo, eppure Eco2logic è la prima realtà ad averla provata sui mozziconi. Certo, non si tratta di un’idea brevettabile – la tecnica è nota e il materiale di partenza con le sue caratteristiche anche -, il segreto è dunque la paziente e attenta ricerca da applicare a piccoli campioni di materiali, una marcia in più che Eco2logic potrebbe sfruttare per affiancare i grandi impianti di smaltimento. Tra i 160 e i 250 gradi a cui il processo di carbonizzazione idrotermale è attivato devono infatti essere individuati specifici range per ogni tipologia di rifiuto, motivo per cui i ragazzi proseguono con i loro esperimenti mettendo da parte i dati ottenuti, il loro vero tesoro.

La sfida di fare impresa

Idee, ricerca, ma anche competenze allargate: dietro la nascita di Eco2logic c’è infatti un percorso parallelo a quello scientifico, finalizzato alla costruzione di un’impresa capace di rendere fruttuosa l’idea nata tra esperimenti e studi. «Seguendo le nostre ricerche mi sono reso conto che era impossibile per noi tre da soli stare dietro a tutto – a parlare è ancora Fabio, attuale portavoce di Eco2logic, mentre Thomas e Paolo stanno facendo dottorati in Belgio e in Germania – avevamo solo la parte scientifica, sviluppata con semplici prove a casa». Dal consiglio di un docente universitario è partito così un iter che, attraverso un corso realizzato dalla Camera di Commercio di Genova e dedicato alle startup innovative e a vocazione sociale, ha permesso ai ragazzi di guardarsi intorno e di allargare il gruppo. A questo punto in Eco2ogic è entrato anche Xavier, brillante mente del design che ha uniformato l’immagine e la comunicazione del gruppo, inventando inoltre il gioco di parole dietro a Eco2logic.

Con un team affiatato e una prospettiva altamente innovativa, rispettosa dell’ambiente ma anche capace di sostenersi economicamente, la startup si è aggiudicata la Smartcup Liguria 2017 concludendo un percorso formativo che ha aperto la strada a contatti e relazioni. L’eccellenza dei “cervelli” della startup del resto è confermata dai curricula: «non sembra – scherza Fabio sui suoi amici – ma sono persone serie! Mi auguro che tornino presto in Italia, anche se il loro percorso di formazione ci sarà utile. Nel frattempo sono io a tenere insieme tutto, mi lasciano fare perché ci conosciamo molto bene!».

Dove le cose non funzionano

«Le startup esistono dove ci sono i problemi, non dove le cose funzionano» è la consapevolezza maturata da Fabio e dai suoi amici e colleghi. Nel corso dello sviluppo del  progetto il gruppo ha naturalmente rivolto lo sguardo alla situazione dello smaltimento rifiuti in Italia e in particolare a Genova, constatando, di fronte alla difficoltà di competere con i grandi impianti di smaltimento presenti sul territorio, la necessità di muoversi in un’ottica di ottimizzazione del sistema esistente, affiancando cioè le aziende che trattano i rifiuti. «La nostra idea di business – pianifica il Ceo – è quella di trovare grosse entità che producano scarto organico, direttamente in casa e senza spostare i rifiuti, per evitare costi. Puntiamo a un impianto che ci permetta di scalare e che renda più facile trovare gli investimenti necessari: un grande impianto ci permetterebbe di produrre elevate quantità di carbone».

Non solo economia circolare, ma attenzione all’impatto sociale: il nocciolo di Eco2logic è una costante attenzione al sistema dei rifiuti e all’impatto della carbonizzazione sull’ambiente. Un impegno importante e una sfida che accende l’entusiasmo, ma che senza la passione e un pizzico di coraggio non avrebbe carburante per procedere lungo la faticosa strada del mercato. Pensare che, pochi giorni prima dell’atto ufficiale dal notaio, lo stesso Fabio aveva rifiutato un lavoro sicuro: «con tutto già pensato e l’appuntamento segnato in agenda, non avrei potuto davvero dire di no a questo progetto – confessa – ma sono contento di una scelta a cui mi sto dedicando totalmente. E poi lo dicono gli americani: devi rischiare di fallire almeno una volta per andare avanti».

Le cose vanno provate fino in fondo, e se dalle sigarette è arrivato lo spunto per Eco2logic, a tenerlo vivo c’è una nube di idee in continua elaborazione. In arrivo dal mondo dell’università, con ottime competenze scientifiche, Fabio e i soci si sono trovati così insieme, e tutti con meno di trent’anni, a costruire una realtà concreta, mettendo in gioco le proprie professionalità e il proprio futuro. «Paolo è un chimico ed è negativo su tutto – scherza Fabio – Thomas è più entusiasta, mentre io, che nel frattempo ho sviluppato anche conoscenze imprenditoriali e un po’ legali, resto neutro. Loro sono estremamente competenti e insieme, quando parliamo del progetto, riusciamo a dare il meglio». Consapevoli dei problemi e degli ostacoli dietro ogni passo, i ragazzi di Eco2logic non smettono di guardarsi intorno e tenere viva la propria idea, con la passione necessaria a percorrere anche le salite più ripide e la soddisfazione di aver creato qualcosa di importante e utile che prima non esisteva.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!