Per la trentanovesima volta da quando è nato questo sito e blog sono qui davanti a scrivere la cronaca di un mese. Ma il mese è marzo 2020, e tutto è in frantumi, tutto è cosparso di incredulità, di punti interrogativi, di angosce inedite, di cambiamenti radicali che non erano programmati sulla tabella di marcia. Febbraio 2020 sembra un mondo lontano, perso nei ricordi, negli spazi: è accaduto davvero?

Marzo 2020 è il mese in cui in Italia esplode l’emergenza Coronavirus. Una pandemia nelle cui morse si piega prima la Lombardia, e poi l’Italia intera. Arriva un’onda troppo forte da arrestare, un impatto non previsto, danni incalcolabili, misure straordinare. La quarantena ci inchioda dentro casa, i decreti si susseguono, la faccia di Conte, le conferenze stampa notturne, le novità, i social, non possiamo più fare come prima, il lavoro si dimezza, poi si ferma. E adesso? E dopo? E quindi?

Basta un mese, un mese che sarebbe lunghissimo e riesce a trascorrere, vuoto, come una furia. Basta un mese, dicevo, e tutto è radicalmente cambiato. Un tempo nuovo, un tempo sospeso, un tempo in cui cercare affannosamente di capire, dominando il panico, ammansendo l’ansia, rassegnandosi a cercarsi tra quattro mura. Mura di libri, certo, di letture, scritture, contenuti in streaming, offerte, proposte, parole, video – oh, quanti video questo mese, tra dirette facebook e quant’altro -, mai come a marzo la densità di questo mondo simulacrale si è infittita.

L’attesa. Lunga, sospesa, irreale per certi versi, preoccupante, rassicurante: tutti a casa per proteggersi e proteggere gli altri. Marzo è il mese che vede sfilare balconi e canti collettivi, camion militari con feretri, didattica a distanza, inni nazionali alla radio, ore vuote e altre fittissime di notizie, curve e grafici, fake news e vademecum su come difendersi. Tutto, il contrario di tutto: l’inedito, l’inaudito, il mai pensato. Il papa da solo in piazza San Pietro, gli studi tv vuoti, le mascherine, mascherine ovunque, i guanti. La spesa aspettando in coda fuori, tutto contingentato. E le brutte notizie che si accalcano anche da vicino, le videochiamate con gli amici. Cosa sta succedendo? Come si scende, come si stoppa il fim distopico dentro al quale siamo finiti in questo mese di marzo in cui la primavera è arrivata improvvisa e non vista, in cui il canto degli uccelli si sente nitido in mezzo al silenzio che domina i fiori sbocciano senza essere visti, la natura si riprende lo spazio, ogni tanto torna l’inverno. Ma dove siamo finiti?

Non riesco a capire molto di marzo, ed è per questo motivo che con la quarantena inauguro un diario, lo trovate qui, day by day, improvvisando e seguendo il filo delle costrizioni, in pieno spirito à contrainte. Si succedono dialoghi, fasi, nottate e chat, candele profumate, libri e giornali, spazi reinventati, cucina, pensieri, uscite speciali, e poi video, dirette su facebook, registrazioni in terrazza, ospitate con la libreria che fa da sfondo. Poche letture: è faticoso leggere. Pochi film: la testa è piena di pensieri, pienissima.

Stampo articoli, ritaglio articoli, li leggerò. Scrivo tanto, provo anche a studiare. Insomma, occupo il tempo, il tempo più strano di sempre, di cui è molto, molto difficile dare conto in un post che da tre anni dedico alla cronaca di un mese. Il mese è fermo, una scatola chiusa dentro cui si agitano cose. E, si spera, potranno anche germogliare cose nuove.

Scrivo questo pezzo il due aprile, un’amica condivide e mi dedica Alternativa episodica del poeta, di Grace Paley, e credo sia perfetta per descrivere un mese iniziato con marmellate, proseguito con pancake, crostate, biscotti, lievito madre, pizze del sabato con birra, polenta, pane, ciappe e pasta fatta in casa. Un mondo intero insomma, mentre il mondo si è momentaneamente fermato.

Stavo per scrivere una poesia
invece ho fatto una torta ci è voluto
più o meno lo stesso tempo
chiaro la torta era una stesura
definitiva una poesia avrebbe avuto
un po’ di strada da fare giorni e settimane e
parecchi fogli stropicciati

la torta aveva già una sua piccola
platea ciarlante che ruzzolava tra
camioncini e un’autopompa sul
pavimento della cucina

questa torta piacerà a tutti
avrà dentro mele e mirtilli rossi
albicocche secche tanti amici
diranno ma perchè diavolo
ne hai fatta una sola

questo non succede con le poesie

a causa di una inesprimibile
tristezza ho deciso di
dedicare la mattinata a un pubblico
ricettivo non voglio
aspettare una settimana un anno una
generazione che si presenti il
consumatore giusto.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!