Una bicicletta che agguanta l’asfalto, i pedali girano, si apre la strada per Diano Marina, le gambe faticano, il sudore si asciuga col vento in faccia. Luglio, alla fine, è questo e quel che ci gira intorno. Mese d’estate che più estate di così non si può, incanto esploso tra le mani dopo giugno, baluardo prima della malinconia di agosto. È tutto questo ed è stato intensamente vissuto, giorno dopo giorno, distillato che non basta mai, infatti è già finito, lasciandosi dietro, nella memoria recente che già svapora e si confonde, ancora sconvolta dal prima, dalla primavera pandemica, la sensazione di un’estate strana che tuttavia era comunque estate.

La riscopro dalle foto che mi sono lasciata indietro come indizi, questa estate di luglio 2020, iniziata con una serata in piazzetta che tutto sembra uguale e invece non lo è quasi niente, nemmeno la cortina di calma che cela i casini domestici. Quanti medici, e visite, e cose così, a luglio: per fortuna che ero qui, mente sgombra quanto basta per instaurare una nuova routine e farsela andare bene, che in fondo non importa. A luglio mi ha punto per la prima volta in vita mia una vespa, un male allucinante che non auguro a nessuno. Pochi gironi dopo, per non farci mancare nulla, ho aiutato a soccorrere un gatto per strada, me l’hanno piazzato in braccio e con gli artiglietti mi ha smagliato un vestito nuovo: l’ho adorato lo stesso. Luglio è corse, pedali, acquisti e cose da fare, spese da portare, tavoli da pulire, medicine da monitorare, e il calendario corre.

Luglio è un ritorno lampo a Torino, città vuota e stranita, ancora sconvolta quanto lo sono io di rivivere tra le mura di una casa che è sempre più distante. Luglio è proprio il giorno che arrivo a Torino, la mattina che, prestissimo, scopro della morte di Ennio Morricone. La notizia segnerà la giornata e quelle a seguire, ineluttabilmente, come fosse stato un amico. Ne scrivo online, e poi accade un episodio magico che mi vede protagonista di un video della Stampa e fare la conoscenza di un ragazzo che ha più o meno la mia età e fa il musicista. La magia di Torino è viva, mi accarezza ed è bellissimo.

Quanta, la malinconia di prima, del tempo che rimbalzava consueto, delle certezze fragili che mi venivano incontro, eppure era qualcosa di più solido di questo vuoto che ogni tanto è arrivato a bussare nel mese di luglio. Ma va bene così, i piedi vanno da soli in una città che sento ancora mia nonostante tutto: la spesa, i negozi, persino volti amici che non ti aspetteresti, e invece piombano all’improvviso abbracci nella cattedrale vuota degli ultimi folli mesi, e un aperitivo futurista, e persino un palchetto di teatro dove ascoltare la storia di Adriano Olivetti. L’emozione del teatro, che cosa rara e bellissima. La platea ripensata, Laura Curino emozionata, l’assurdo di trovarsi a luglio al Carignano, ed essere felicissimi così. Torino, i portici di via Po la sera, Piazza Carlina e i nidi di luce, la Mole con il video mapping e sopra le immagini di Intrigo internazionale.

Scopro Nico Orengo, a luglio, e a proposito di Hitch, come lo chiamava Grace, leggo La guerra del basilico e me ne innamoro. Torno in Liguria, nei libri e davvero, tra i soliti sassetti che cerco di difendere anche con il lavoro, proponendo progetti che finiscono in un muro di gomma ma non perdono in ogni caso la loro forza. Cerco una barca, sventolo la bandiera del Mediterraneo che prende vita nella mia città, faccio chilometri a piedi e imbastisco progetti, varo possibilità. Mi perdo tra le scale della Pigna, una sera che Sanremo è suggestiva e mi rivela lati segreti. E li cerco, sì, ancora, lati segreti, e pop, e curiosi, perché tra i progetti c’è anche qualcosa che potrebbe davvero diventare una gioia grande. A Sanremo c’è anche il primo concerto del dopo virus, ed è Tullio de Piscopo che scalda il ritmo, ed è un amico fantastico e finto congiunto la spalla con cui canto Andamento Lento mentre Herbie Hancock finisce mescolato a O’sarracino. Mi sento molto a casa, in questo posto, nell’estate 2020 che resterà forse un unicum nella mia memoria.

Mentre tutto questo accade passo dopo passo, una danza che non conosce stress ma, al contrario, ha tenacia e linfa da far circolare, luglio è anche e soprattutto un legame che si costruisce e diventa bello. Una frittura che “se proprio insisti” può aprire lo stomaco alla pizza, e un locale dimesso, per veri orsi liguri, e un molo che non basta a contenere il racconto di una storia. Ci penso, alla storia: preparo una scaletta e la accarezzo, mentre scorrono le lezioni online di Barbara Fiorio che ho deciso di seguire e che mi riempiono le settimane mentre il mese va (a proposito, se capitate qui entro il 23 agosto 2020 c’è il mio incipit da votare). Ed è proprio lì, mentre il mese va, che l’estate si insinua e copre tutto di quell’atmosfera unica che solo l’estate, una chitarra sulla spiaggia, gente che legge, lo sguardo all’orizzonte, le pietre che saltano lanciate in acqua e la grande calma azzurra delle otto, il momento più bello. La spiaggia la sera, la quiete e l’azzurro e il rosa, e una birra da un muretto che è il tavolino migliore del mondo mentre le lancette doppiano le nove di un paio di occasioni magiche e tutto sembra possibile. Serbo l’energia: è un momento speciale. C’è la tavola del mare, quella del tizio in paddle che cade e giù a ridere, l’amica delle elementari che è uguale ad allora, il sale sulla pelle, un quaderno di Snoopy che dimentico sulla bici.

Dentro, ci sono gli appunti di un ennesimo progetto che ho scatenato in quelle montagne russe emotive che vanno avanti per tutto il mese: agganci che mi auto-offro, risposte che, sorprendentemente, alle volte arrivano. E allora si va, si nuota, si vedrà. C’è sì la malinconia per un mondo che, lo so, non tornerà, ma c’è la mirabolante leggerezza di poter riprogettare. Ne ho voglia. Forse bisogno. A luglio accadono cose di scrittura che mi fanno sentire bene: esce La busta gialla per il progetto Come salmoni, un altro mio racconto finisce tra i finalisti di un altro concorso. Sono rari momenti in cui sembra che tutto possa accadere, decido per più del solito secondo fugace che ci devo credere, anche se a volte, come dice qualcuno di importante, “siamo un po’ rincoglioniti da questa bellezza”.

C’è Riccardino, in questo luglio: arriva a sorpresa 48 ore prima dell’uscita, e passo insieme alla voce di Camilleri un’intera giornata in cui mi intristisco e mi beo insieme, vengo avvinta dal romanzo e tuttavia so che sarà l’ultimo. Un concentrato di strane emozioni che, tuttavia, mi portano a scrivere di Montalbano con una grande benevolenza, e la sensazione che Camilleri fosse – sia – un genio. Luglio, a dire il vero, è una bella maratona di lettura che segue progetti precisi consapevoli della loro difficile realizzabilità. Ma la testardaggine ben si sposa alla possibilità di leggere e scoprire. A luglio scopro Orengo, resto incollata a Sara Fruner, navigo per isole, ritrovo Contrera. Nel corso del mese escono un sacco di cose belle come la mia recensione a Caterina Mazzucato e al suo libro Io sono il mare, cui segue un’intervista che per me resta densa di fascino. E ancora, altre interviste come quella con Franco Faggiani, il suo nuovo romanzo e la sua gentilezza. Per finire a Genova, quella di carta del collega Alessandro Ferraro, con il quale ho anche chiuso il mese in una piazzetta d’estate e in un viaggio notturno autostradale fino al confine con la Francia. Momenti che solo in un luglio postpandemico, forse. O forse no.

Ed è bello un po’ fingere che sia tutto normale, farlo con le pizzate, con le cene nei posti nuovi, con le grigliate. Ci sono i gelati la sera sul porto, mentre i ristoranti sono pieni, c’è assembramento nei bar ma la voglia di uscire è più forte di tutto, il gelato è il solito, variegato all’amarena, lo dico da dietro la mascherina a righe bianche e blu fatta dalla mamma della mia amica: è l’unica che mi sta bene, non mi fa venire le orecchie come Dumbo. Mi rendo conto di fare sempre gli stessi giri, più o meno: le scorciatoie, il selciato che inizio a imparare a memoria per evitare le buche con la bici, i posteggi e la loro assenza.

Un piccolo posto di mare che diventa più bello ora che le piazze sono piene di tavolini, anche se resta un concentrato di problemi. Mi ci sento bene, e ne vedo le storture e i pericoli: succede a tutti, una sera fissando la mappa illuminata affissa in centro per i turisti, ovviamente incompleta, ma piena di sorprese. Questo posto mi fa paura se penso al futuro, almeno un po’, ma è lo stesso posto che in una sera di luglio mi propone affreschi rinascimentali in un santuario in mezzo agli ulivi, Pino Petruzzelli che legge da Biamonti, Conte, Montale, Sbarbaro a Montegrazie: scarsa lingua di terra che orla il mare. È già tutta Liguria, è casa mia e le voglio bene.

Anche perché poi mi regala scorci come le lucine nei vicoli di Cervo, dove ascolto un altro meraviglioso concerto dell’epoca post pandemica, Paolo Fresu e Dino Rubino, uno mi suona a un metro dalla nuca, le note della sua tromba che avvolgono e fanno venire la pelle d’oca, l’altro è un genio e fotografa un pianoforte a fine serata, capirò dopo perché. Mi sento grata e fortunata, ho visto e sentito cose bellissime.

È che sono circondata della ricchezza più grande, che non è tanto il posto: sono le persone. Luglio è un mese di consapevolezza, di bei pensieri di coraggio e tenacia da belle persone. Scavo per trovare le mie risorse, e mentre scavo li vedo tutti: quelli che ci sono, che mi supportano, che credono in me. Escono foto di un anno fa, nella piazzetta tra l’attore e la giornalista, ci sono passaggi notturni, messaggi, c’è chi aspetta e chi assiste, chi risponde, chi scrive perché ha letto tra le righe. Raccolgo i frutti: la meraviglia dell’orto estivo di luglio non è solo fiori di zucca e pomodori.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!