Per il mese di luglio il viaggio della reading challenge EinaudiTo ci porta a riscoprire un autore di quelli di spessore così grande che continuano a tornare, e tornare ancora, tra letture, periodi storici, ispirazioni e orizzonti grandi. Luglio è il mese dedicato a Primo Levi, e il mio imbarazzo nello scegliere di quale libro parlare in questo mese è grande, perché Primo Levi è una scoperta della me lettrice adulta arrivata con Torino di carta, e perché, come tutti gli innamoramenti nati sulla carta e tra le pagine, dai testi selezionati per il mio lavoro – i “classici”, possiamo dire così, sebbene non li avessi mai letti prima – sono approdata anche ad altre opportunità di conoscenza e ad approfondimenti legati alla figura straordinaria di un intellettuale dalla storia enorme, dalla visione altrettanto estesa.

Partiamo dalle basi. No, non Se questo è un uomo (al quale tuttavia, è dedicato un recente spettacolo teatrale di Valeter Malosti che, quando e se riprenderanno i teatri, vi consiglio tantissimo di andare a vedere). Come dico sempre alle presentazioni di Torino di carta, è un libro imprescindibile e una testimonianza fondamentale, ma è solo una parte di Primo Levi: considerando il filone della sua scrittura legata al campo di concentramento e alla Shoa si rischierebbe di perdere tanto altro. Allora mettiamolo momentaneamente da parte, senza però dimenticarlo mai, e andiamo a casa di Primo Levi, in corso Re Umberto, Torino. È lì che l’autore visse tutta la vita, dalla nascita alla morte, se si esclude il periodo in lager. Ed è alla sua città, ai suoi studi, al suo successivo mestiere di chimico, al senso del lavoro che ha dedicato alcuni dei libri per me più belli: Il sistema periodico e La chiave a stella. Leggeteli: scoprirete un Primo Levi che non conoscevate, e tornerete a riflettere su tanti temi di pura attualità, come quello al centro di La chiave a stella, il cruciale tema del lavoro, con il protagonista montatore specializzato, il piemontesissimo Tino Faussone, che a me è rimasto nel cuore per la nobiltà e la purezza di valori.

C’è una vena sensibile in Primo Levi: se infatti da una parte c’è la forza del chimico, dello scienziato, dall’altra c’è la vocazione diventata quel famoso “altrui mestiere”, quella della scrittura. Lo ha accompagnato sempre, in ogni momento della vita: la scrittura era parte integrante del grande sistema Primo Levi, oltre la necessità del racconto di testimonianza, oltre la voce dall’orrore. Del gusto per la narrazione, e di quella voglia di sperimentare e provare altre vie racconta un libro che ho molto amato. È un saggio di Carlo Zanda edito da Neri Pozza nel 2019, si intitola Quando Primo Levi diventò il signor Malabaila, e ricostruisce un periodo poco noto della vita dello scrittore, quando cioè la casa editrice Einaudi lo convinse a usare uno pseudonimo per presentare le sue opere più fantastiche, che ne discostavano la scrittura da quel realismo urgente della testimonianza. È un percorso curioso che, nell’arco di una passeggiata in rettilineo su corso Re Umberto, e fino a via Biancamano, restituisce tratti, testi ed episodi della vita di Primo Levi che, ancora una volta, allargano l’orizzonte su uno scrittore che era tanto altro.

Tengo per ultimo un consiglio di lettura che è in realtà uno scrigno favoloso di altre curiosità e approfondimenti e letture sulla poliedricità di Primo Levi, termine che “rubo” a Marco Belpoliti. Il libro in questione è Lezioni Primo Levi, è uscito nel 2019 per celebrare i cento anni dalla nascita dello scrittore. Si tratta di una pubblicazione fortemente voluta dal Centro internazionale di studi sorto a Torino nel suo nome, il cui direttore Fabio Levi ho avuto l’onore di intervistare qualche tempo fa.

Dal 2009 il Centro propone ogni anno una lezione, pensata per i più giovani, che ripercorre l’opera di Levi a partire da interrogativi suggeriti dalla ricerca critica e dalle sollecitazioni del mondo attuale. Il volume che ho citato raccoglie tutte queste lezioni, sono dieci e sono state affidate di volta in volta a studiosi di letteratura e di scienza, a storici e a linguisti, a professionisti della traduzione, a esperti della tradizione ebraica: il tutto per indagare il pensiero, in continua evoluzione, di un uomo che aveva la capacità di tradurre le idee e le cose in parole, e che delle parole sapeva scorgere i significati materiali e immateriali. Una lettura dentro cui perdersi, per trovare molto, molto altro.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!