Ah, quindi luglio è finito? Ma come, è iniziato ieri, e adesso è già il 2 agosto?  Ma come, nessuna recensione sul sito? Nessun articolo nuovo, o quasi? Pare di sì. 31 giorni vissuti alla solita folle velocità, una giostra di visi, situazioni, impegni, Enrico Mentana che apre un giornale e nel giro di mezz’ora mandi una mail improvvisata, scadenze, attese, e momenti belli, bellissimi, alternati a piccole crisi. Sarò sincera: crisi poche, anzi, tenuta stagna delle cose preziose e belle in questo mese densissimo, al costante pensiero che il bello c’è, è necessario individuarlo, raccoglierlo e conservarlo come merita un bene preziosissimo.

Certo, sono stata fortunata: tutto il mese è trascorso, nella sua lunghezza, offrendomi ogni weekend qualcosa di bello in compagnia. Si va dall’esordio di luglio con un gelato buonissimo e le risate a lacrime in mezzo a lucine colorate per una situazione scemissima definita “di emergenza”, si passa alla semplicità di un matrimonio e battesimo in cui stare bene in mezzo agli affetti e finire per vivere situazioni paradossali che nemmeno in un film. Poi c’è la musica, l’incontro con Stefano Bollani dopo un concerto straordinario in un luogo che è altrettanto mozzafiato, la piazza dei Corallini di Cervo, e ancora la semplicità, quella di una cena in spiaggia che si conclude tra risate e corse perché sta arrivando un temporalaccio estivo zeppo di fulmini, per finire con una grigliata del tutto assurda, che poi è la consuetudine più bella dell’estate.

Mentre luglio trascorreva e voltava le pagine dei giorni, infatti, l’estate è uscita fuori in tutta la sua luce, la sua irresistibile bellezza. Voglia di leggerezza, mare, aria aperta, evasione. La fuga necessaria è stata quella dalla città torrida e bollente, dopo aver assolto tutti gli impegni, le forze allo stremo e la mente impostata già su altri scenari, su una calma necessaria, anche se solo marginale. Luglio quindi è stato un mese infucato di impegni e insieme più che mai mese di famiglia, di stabilità, di verdure dell’orto e consuetudini da piantare a terra come paletti di una tenda in cui rifugiarsi.

Ma luglio è stato anche il mese di qualche decisione, di impegni assunti per nessun’altro all’infuori di me. L’iscrizione a Libera, un bel dialogo con chi ne è responsabile in un torrido pomeriggio di sole alto e cicale, e una serata in un luogo magico come Villa Grock per ribadire priorità, sentirsi parte di una comunità che la pensa come te, accendere le luci di emergenza che segnalano problemi. Quelli seri, quelli grandi. Quelli che solo con grossi e faticosi cambi di mentalità è possibile scavalcare, verso un mondo nuovo e forse più bello. La responsabilità in questo mese si è accompagnata a ondate ricorrenti di consapevolezza, e dunque a sensazioni di maggiore forza, a coscienza e serenità, e non è poco, almeno credo. Sentirsi circondati da fortunati puntelli che creano comunità e viaggiano insieme a te è una cosa importante, specialmente se insieme alla coscienza intima e personale si solidifica anche la consapevolezza di far parte di una generazione per cui tutto è più complicato, realtà che si sfarinano, la linea del futuro che si allontana come un orizzonte in un inganno ottico.

Nonostante questo – e non uso una parola a caso – ho cercato di fare il possibile per proseguire con i miei progetti, come quello incentrato proprio sul nonostante, che mi ha portato a Cervo, ancora una volta in un contesto bellissimo fatto di piccole bellezze quotidiane che non siamo forse nemmeno più abituati ad apprezzare, a gustare per alimentare la sete di bello e giusto. La storia che ne ho tratto la potete leggere qui: è una storia estiva, fatta di mare e di esplorazioni con maschera e pinne, mi sembrava perfetta per il mese di luglio.

Quale posto, infatti, migliore della spiaggia per consolare la stanchezza di luglio? Bagni rubati, momenti guadagnati, piccole gioie da condividere tra le pietre levigate da un mare finora sempre cristallino e un buon libro. Ne sono passati tanti in questo luglio, da Paolo di Paolo a Montalbàn, e poi Camilleri, e diversi autori letti per lavoro che mi hanno portata in viaggio tra Barcellona, Parigi, riflessioni di vario tipo. La lettura in spiaggia è diventata un rifugio lussureggiante, l’augurio migliore per weekend contrapposti a ritmi cardiopatici del lavoro settimanale, che mi hanno privata delle energie e fatta atterrare in agosto esausta.

Tanti, tantissimi gli incontri di libri di questo mese, che grazie a quegli intrecci pazzeschi creati dalle storie e dalle città hanno fatto sì che insieme a Radical Ging e Nuvole d’inchiostro mi ritrovassi a intervistare Omar di Monopoli, il cui libro di esordio Uomini e cani è stato rieditato da Adelphi. All’incontro è seguita la presentazione alla Libreria Therèse di Torino, un luogo non solo magico, dove sentirsi a casa tra visi che ormai sono amici, ma un luogo che nella calda serata torinese mi ha regalato una chicca simbolica. Buttando l’occhio sullo scaffale di Calvino, ho infatti individuato lui, il volume Mondadori ormai fuori catalogo con La formica argentina e la nuvola di smog. L’ho perso da qualche anno, e non mi davo pace del non ritrovarlo e del fatto che essendo fuori catalogo sia ormai introvabile. E invece, di incontro in intreccio di storie, eccolo lì, una “vecchia crosta”, come lo ha definito Davide il libraio, ma un volumetto un po’ ingiallito che adesso vive felice in mezzo ai miei libri.

Un libro tra l’altro affatto casuale per quella che è LA notizia del mio mese di luglio, quella che ha un po’ ridipinto tutto di nuove tinte incoraggianti e di speranze. Non ve la posso dare, questa notizia, ma fidatevi che prima o poi emergerà, e sarà tutto, come spero, molto elettrizzante.

Dicevo degli autori, delle storie, degli incontri. Ce ne sono stati tanti in questo mese, tanti e diversi tra loro tanto da sembrarmi lontanissimi ormai nel tempo. Scorro le foto sul telefono a partire dal 1 luglio e si succedono eventi, frasi, luoghi. Non ricordavo per esempio più di essere stata, proprio a luglio, al Teatro Carignano a vedere Sogno di una notte di mezza estate, una versione modernissima e quasi punk del classico di Shakesperare in una cornice di impatto garantita dal prato verde installato nel fascinoso teatro all’italiana. Una serata straniante forse, ma eccitante, in cui riassaporare quella magia, quella del Sogno, tra ricordi di anni passati e la speranza di veder sempre più avvicinarsi quella magia lì, quella dell’estate.

La magia è arrivata il 27 luglio con l’eclissi lunare in congiunzione pazzesca con la grande opposizione di Marte, un evento battuto tantissimo dai media, me compresa, ma che all’inizio ho rischiato di perdere a causa delle nuvole. E invece, scendendo verso il mare, eccola lì, la luna rossa nascosta dalla nostra stessa ombra, Marte corollario sotto poco sotto. Eccola lì la magia macroscopica e stellare, talmente estesa e grande da non riuscire a farla stare in testa e sentirsi come presi da una vertigine. Per poi, assurdamente, ritornare precitati sulla terra con una notizia di quelle che più brutte non ce ne sono, e domandarsi leopardianamente se la luna, appesa nel cielo buio d’estate, un mare sereno e cristallino da contare le pietre sommerse anche senza luce, potesse fare qualcosa contro la caducità umana, contro le misteriose pieghe del destino, la brutalità, il dolore. La luna si nascondeva. Poi è arrivato un amico, e nel dispiegarsi dell’affetto consolatorio ha iniziato a uscire dall’eclissi, una fettina di luce dopo l’altra, la lama di luce che ha acceso il mare, faro su di noi, su una serata che, nonostante l’indissolubile male metafisico e l’assurdità di contemplarlo continuamente, era calma e serena come poche, ed è riuscita a finire nella struggente bellezza del divertimento tra amici.

Niente vacanze quest’anno, tra la nostalgia incessante di Palermo e della Sicilia sento una grande stanchezza e la necessità di riposare, riordinare, coltivare l’orto della creatività rimasta a lungo in stand-by a causa delle logiche strapazzanti del lavoro. Ho bisogno di ozio in senso latino, e la consolazione più grande sono i libri, dove trovo e ritrovo luoghi, conosco persone, dentro e fuori dalle pagine. La soddisfazione più grande.

Luglio 2018 è stato due candeline soffiate dai tetti torinesi, due anni consistenti e molto densi messi alle spalle, scalini dai quali, ora, nel corso di una salita che non so dove finirà, guardo indietro e intravedo un sentiero, guardo avanti e, nel trovare poche e vaghe stelle, che indicano la strada, mi circondo di affetti e bellezza per fare di ogni attimo qualcosa di migliore, che valga la pena essere vissuto.

Il mese di casa, il mese di un ciondolo a forma di balena e di un buffo acquerello gattoso acquistato una sera bellissima finita con focacciona ripiena e birra tra persone belle. Il mese della consapevolezza di alcune persone belle, e della loro brillantezza in mezzo al piattume. Il mese di pile di libri sul comodino, del tavolo bollente con un computer in funzione da ore, di dita battute a nausea sulla tastiera, di idee e di fumo in testa. Il mese di qualche lacrima di gioia dopo una mail, e soprattutto il mese degli affetti, degli amici. Questo è stato luglio, e mentre già mi manca, e impazza l’afa di agosto, lo sto interiorizzando, scrutando sempre verso il futuro, la luna a farmi ancora un po’ di compagnia, bassa sull’orizzonte, rossa bollente di un’estate che non smette di rivelarsi la stagione più bella di sempre.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!