Vado indietro al primo giorno dell’anno e mi sembra passata una vita: colori, scenari, aspettative, emotività e pensieri, speranze e paure. Eppure non sono altro che 31 giorni trascorsi in un inverno che si è rivelato poco incline alle basse temperature: qualche giornata di vento forte, a insabbiare gli occhi, qualche pesante dose di smog sabaudo.

Gennaio nasceva nella bellezza, in riva al mare con una lettura profonda e meravigliosa, Rapsodia mediterranea di Simone Perotti. Un gennaio sulla spiaggia tra conchiglie, tramonti concilianti, leggerezza e pensieri buoni, cene in compagnia, chiacchiere, libri e un concerto di jazz in un posto del cuore: avrei voluto proseguisse per sempre. Mary Poppins in tv, le serate con gli amici, i panettoni che giravano per casa e le luci di Natale: quando questo mese è iniziato eravamo ancora nella magica atmosfera del Natale. Sembra lontanissimo.

Eppure qualcosa già cambiava, questione di luci, di lunghezza delle giornate, di inciampi. La consapevolezza di un nuovo anno che riprende, il buio conciliante delle storie e del focolare domestico si dirada, è tempo di mettersi per mare e riprendere a navigare, tempo anche, ahimè, di disfare l’albero, rituale triste nel quale infondere la stessa cura riservata un mese prima, ma con meno attesa, solo molta malinconia. È difficile ripartire se davanti c’è il solito vuoto miope e l’orizzonte azzurro resta a casa, lontano dai luoghi di esplorazione.

Non poche le intemperie durante questo gennaio: il cuore che si stringe osservando due occhi che hanno decenni di vita alle spalle e vanno spegnendosi, le telefonate che annunciano cose brutte, occhi che non ci saranno più, imprevisti, ostacoli personali alti come montagne con cui scottarsi.

Farsi male: è successo ancora, almeno tre volte. Paure, malinconie, insoddisfazioni: mostri che non abbandonano, gesti che ci si brucia e poi fa male. Come rimedio si staccano spine, si buttano nella spazzatura ricordi, si cerca una carezza e un’approvazione. Che per fortuna arriva, disincantata, ma eccola, a perdonare l’ennesimo gesto di una debolezza che potrebbe essere una scusa: gennaio, nuova linfa, servono sforzi e speranze per mettersi la montagna di sbagli alle spalle, anche se la sua ombra ha già macchiato l’intonaco nuovo, ecco i primi segni, da qualche parte si vedranno, è impossibile cancellarli e lo sai.

E però le cose passano, gli esami positivi arrivano, insieme alla sensazione di pericolo passato, a una conciliante unione e familiarità in un sabato pomeriggio tra latte d’olio. A gennaio scatta impercettibile una lancetta: toc, un minuto passato, non si è più dove si era prima, l’angolo è cambiato, piano piano è andato accumulandosi uno sforzo dinamico, e a gennaio è esploso. Un movimento sotterraneo, una decisione presa senza coscienza, un impulso quasi naturale, era nell’aria, nei gesti, nei pensieri. Ma è successo, e qualcosa si è spostato avanti. Rimescolando tutto, creando nuova confusione, prendendosi il suo tempo, le sue pagine scritte, i suoi grandi punti interrogativi. Inspiegabile, o forse più legittimo di mille altre idee, naturale, o forse solo ipotizzato, e tanto basta: il tempo nuovo è radicato nel dubbio, ma non potrebbe essere altrimenti e forse è proprio giusto così. Accolgo, faccio un respiro, forse due, scrivo, tasto terreni, mi interrogo – come smettere di farlo? – proietto, penso, sogno, sorrido anche.

Il gennaio dei libri si è aperto con un inaspettato annuncio di ristampa di Torino di carta: ne sono stata sorpresa e felice, e persino ancora un po’ incredula. Una presentazione del mio libro in un ambiente insolito ha accompagnato il ritorno alla vita lavorativa quotidiana, e poi ancora un’altra presentazione, quella di Un uomo in fiamme di Marco Cubeddu, con Radical Ging a Torino, una piacevole serata di chiacchiere e “tapulli” liguri. Appuntamento per me bellissimo è stata la presentazione a Cervo di Rapsodia mediterranea di Simone Perotti, quattrocento pagine di paesaggi e racconti e culture e sapori del mare che amo, dell’immenso patrimonio emotivo, paesggistico e letterario che devo avere incasellato da qualche parte nel DNA. Due ore di chiacchiere, la sconfinata bellezza ligure di Cervo, nuovi volti, nuove sicurezze, tre pagine di appunti e addirittura una citazione in radio. Che meraviglia.

Libri e ancora libri nel gennaio lavorativo in cui ha chiuso la storica libreria Paravia di Torino e si è scatenata l’ennesima bolla mediatica dedicata alla chiusura delle librerie. Libri per rassegne da pensare e ideare, progetti che mangiano tempo ed energie, che scatenano onde di messaggi, mattine ventose e leoni nella savana. Ho letto un sacco in questo gennaio: ho ripreso la reading challenge su Goodreads, quella dedicata ad Agatha Christie, ho iniziato quella nuova a tema EinaudiTo, letto e scritto per la radio, passando da Concita De Gregorio ad atlanti meravigliosi tra isole e mappe. Un panorama vario, che include anche storie con bimbi da imparare a leggere, e un ritorno di cuore nella Sicilia di Camilleri.

Molto da scrivere, in questo gennaio: così tanto che le dita vanno da sole su snodi già triti e ritriti e non trovano linfa per novità. Finché non esce qualche bando, finché una sera di gennaio non plana un tappeto su cui riunirsi a raccontare storie, il buio intorno, le voci concitate, le storie che prendono forma e gli itinerari in auto in una Torino di notte.

Spunti culturali di gennaio: Jojo Rabbit al cinema, che non per la cena pesante di prima, ma per la potenza narrativa, ti fa uscire dalla sala con lo stomaco chiuso, incapace di dire alcunché su una commedia nera e grottesca che in due ore nemmeno distrugge il regime nazista e ti fa a pezzi i sentimenti. Bellissimo. Sconvolgente, lo definirei. Ha lasciato senza parole me e l’amica che era con me. Mese della memoria, gennaio è stato il mese delle pietre d’inciampo e di una bella iniziativa per ricordare Primo Levi, una lettura plurilingue de La Tregua.

Mese di grandi luminari da cui prendere esempio, gennaio: Piero Angela, 92 anni, una sedia da ufficio con rotelle, occhi velati, un braccio ingessato e una limpidezza di pensiero da ossigenare il cervello; un luminare del Foro a un corso deontologico di giornalismo, in mezzo alla sciatteria ma nella bellezza del 31esimo piano del grattacielo sanpaolo, le Alpi intorno, il corso del sole e le radici solidamente piantate nei principi del mio mestiere. E infine Bruno Segre, 101 anni, una mente fine e lucida, l’ironia e la saggezza, le firme sui libri senza occhiali e tanta preziosa storia: l’ho incontrato per la seconda volta in poco tempo alla Libreria Borgopo, ed è stato un piacere e un infinito arricchimento. Non dai cinquantenni o sessantenni, ma dai 90enni hanno da imparare i trentenni della mia generazione. Vedute profonde, lunghe, ampie, grandezza umana, e di spirito.

E così gennaio passa: per qualcuno si concludono esami, per qualcun altro si accumulano viaggi, messaggi e progetti che chissà, fioriscono le prime palline gialle di mimosa e qualche appuntamento è segnato per la primavera sul calendario, torna la voglia di studiare, di approfondire. Esce un arcano tirato su a sorte da un’urna in libreria: il giudizio. «Nuova coscienza, vocazione, desiderio irrefrenabile, rinascita, emergere, buona notizia, annuncio, trionfo». Sono le speranze di un anno nuovo che parte e si è già portato a casa il primo mese. Non tutto è ancora meritevole di giudizio e nuova coscienza, e le cadute, fino all’ultimo, sono lì a testimoniarlo. «La mia potenza richiede che tu abbia fatto la pace con te stesso – recita l’arcano sul segnalibro – che dal profondo del tuo inconscio abbia iniziato a crescere l’Albero nuovo. Che tutto il tuo essere si trovi immerso in una preghiera infinita, che ciascuna delle tue cellule sia in pace. Sono il risveglio, il miracolo che si compie all’interno del tuo essere».

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!