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Al ventesimo giorno di quarantena percepisco un bisogno grande di calma. Sarà il sabato, sarà il sole che è tornato, gli affanni passati, il bisogno di guardarsi dentro. Tutto questo insieme, mentre leggo, cerco equilibri, smaltisco arretrati

Martedì, giorno 16 di quarantena e una calma diffusa che soffoca l’ansia e precede una risalita solo immaginata. Si pedala da fermi, si aspetta che il lievito salga, si sbotta, si legge di malavoglia, si ripensa agli anni Novanta.

Giorno numero 15: è lunedì, e sono all’improvviso senza lavoro. Non c’è molto altro a cui pensare, se non cercare di districare una matassa di 200 metri di lenza. Una metafora offerta su un piatto d’argento, anche se qualcosa, tra lo stomaco e la gola, fa un sacco di paura.