Lunedì, un giorno strano per parlare di traguardi, ma a tutti gli effetti un giorno che inaugura l’ennesima settimana di quarantena – ho perso il conto, il tempo si scioglie guardando indietro e non ho più nemmeno un riferimento – con arrivi. Traguardi, appunto. Fermi in casa, l’unica finestra sul mondo garantita da uno schermo e una connessione: questo lunedì, nonostante tutto, inizia con una laurea in diretta sul pc.

Il gioco dei nove dei professori, la discussione, le domande, i complimenti e la tenerezza nell’augurare buon futuro e menzionare la difficile situazione. Nonostante tutto, à contrainte. E così la mattinata se la ride con aprile che si scalda fuori e una chat di gruppo dove trovare i visi di una vita che sembra una vita fa, ma in fondo è rimasta solo lì, dietro la curva. Raggi di sole sulle colline, cucine e grembiuli, sorrisi di bimbi, un calice per festeggiare.

Intanto il lievito prende vita, vivacissimo, più vivo che mai: si è preso il suo tempo. E me lo sono presa anche io. Rallento, mi adatto, smaltisco piano piano letture e giornali, appunti che sistemo e dietro ai quali “perdo” un intero pomeriggio, le ore che si susseguono, la radio fedele compagna, le idee, i collegamenti. Di tutte le paginate che mi accompagnano resterà un nucleo piccolo, ma solido: un nuovo progetto.

Stamane è partita una mail, un’idea di ieri sera, un salto sul divano, urgenza, presto, subito! E mi sono svegliata con le speranze, il benessere dopo aver gettato l’amo, vediamo ora come va. Ma intanto sono partite le proiezioni per il futuro, il lavoro, e il lavorio. Peccato la mail torni indietro, peccato si ripieghi tutto come se inceppato, come di consueto: linee rette nella mia vita ce ne sono poche. Resistere, nonostante tutto, perché il senso di appagamento è grande. Un piccolo traguardo personale, mentre credevo di aver ceduto alle profondità.

Non mi faccio scuotere troppo: va bene così, per ora è sufficiente averci provato, qualcosa succederà, intanto sono ancora in grado, e questo aiuto a scrivere una biografia di poche righe. Mettersi davanti alle parole, poche parole, decise, solide, sono quelle che ti racconteranno a chi non sa di te. Bisogna pesarle, bisogna un po’ crederci, fidarsi, cliccare invio.

Intanto intorno svolazzano volti di umanità che non capisco: volti passati, che rivendicano vapore acqueo, volti di oggi che ci tengono a lodarsi. Ma se ci si imbroda? Volti che performano sul palcoscenico di tutti i giorni credendo di darla a bere, nella giostra quotidiana delle parole che imbellettano come un trucco. La maggior parte non saprà, non vedrà. Fingerà.

Il mio traguardo personale di oggi è soppesare soddisfatta e insolitamente matura il traguardo della consapevolezza. Ho lottato contro le insicurezze, le ho sfidate tra stanotte e stamane, svegliandomi forte nelle idee. Le ho cavalcate nella giornata, perché devo preservare la mia serenità, me lo devo, dopo tanto. C’è una solidità nuova e un po’ vacillante, a volte dura, cinica. Va tenuta al caldo, come il lievito che è ancora vivo, oggi, dopo 15 giorni. Segno che qualcosa può prendere vita durante questa stasi, c’è solo bisogno di cura. E tutto il resto scivola, vada via, scarichi il suo veleno altrove: nel mio giardino non ha diritto di sostare.

Non voglio invidia, cattiveria, pochezza, falsità. Un giardino per privilegiati, come in fondo mi sento io oggi, molto felice di essere in questo fazzoletto di terra rara, molto vivace nelle idee, molto umile, anche, perché per i dubbi c’è sempre spazio, tengono basso l’ego, lasciano intravedere i corridoi, tutte le ramificazioni delle questioni. Non voglio sia presunzione, voglio sia un piccolo punto di arrivo da cui brindare a un’amica che ha lottato fino all’ultimo per ottenere quello che la faceva felice, che le accendeva la curiosità, e da qui prenderei volentieri spunto.

Poi passa una canzone, e racconta la semplice realtà: Everyday life, Coldplay:

‘Cause everyone hurts
Everyone cries
Everyone tells each other all kinds of lies
Everyone falls
Everybody dreams and doubts
Got to keep dancing when the lights go out

Leggi tutte le giornate del mio diario di quarantena: 25 giorni a casa.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!