Si chiama Vanina Guarrasi, professione poliziotta. La conosce molto bene chi, come me, da qualche anno si è appassionato ai romanzi gialli di Cristina Cassar Scalia sviluppando quella che, a conti fatti, potremmo definire quasi come un’amicizia letteraria. Vanina è costruita così solidamente, piena di contraddizioni e irrisolti, che è impossibile non provare, istintivamente, empatia per questo personaggio. Una super sbirra dal passato complicato, dal cuore pasticciato e dal fiuto straordinario, specialmente quando si tratta di cold case, storie cioè mai risolte del passato. In libreria da maggio 2021 L’uomo del porto (Einaudi), la nuova avventura di Vanina, è il quarto capitolo di quella che ha i tratti decisi di una serie di gran successo. Libro dopo libro, ogni volta condivido con le amiche la stessa sensazione di spaesamento una volta girata l’ultima pagina: e adesso? Dove ritroverò tutti i miei amici? Perché, come già mi ero interrogata in questo articolo sul potere di Vanina Guarrasi, la forza magnetica delle storie di Cristina Cassar Scalia sta tutta nel personaggio e nella sua squadra al commissariato. Non soddisfatta delle analisi che avevo fatto, in occasione dell’uscita di L’uomo del porto ho avuto il piacere grandissimo di intervistare l’autrice. Ecco la nostra chiacchierata!

Siamo alla quarta avventura di Vanina, ma te lo chiedo ugualmente: come nasce questo personaggio? È ispirato a situazioni reali o è un volo di fantasia?

«È un volo della fantasia: Vanina è nata in seguito all’indagine del primo libro giallo che ho scritto, Sabbia nera (Einaudi). Non avevo mai scritto un giallo prima di allora, ne ero una grande lettrice ma non avevo mai pensato di riuscire a scriverne uno, mi ritenevo inadatta. Poi per una serie di circostanze – sono sempre quelle che fanno venire le idee – mi è venuta l’ispirazione. Ho visitato una villa che avevano appena ereditato alcuni amici, c’era una parte un po’ disabitata, con una torre e questo montacarichi in cucina… Mi è sembrato un posto ideale per infilare un cadavere, molto letterario!»

Quindi tutto nasce da un cadavere?

«Tutto nasce da un cadavere mummificato nel montacarichi: poi quando arriva l’idea la devi scrivere, per lo meno, io sono così. Mi sono detta ci provo, scrivo un giallo. E così mi sono creata questa personaggia come mi sarebbe piaciuto leggerla. Mi sono detta Beh, a me cosa piacerebbe trovare nella poliziotta di un libro giallo che leggo? Quindi è fatta a immagine e somiglianza di una sbirra di carta che sarebbe piaciuta a me, sperando naturalmente che come piaceva a me potesse piacere agli altri».

Mi sa che ha funzionato!

«Sì, Vanina è nata così, un po’ per caso e un po’ perché dovevo inventarmi un’investigatrice – la volevo donna – che indagasse su un cadavere in un montacarichi. Doveva avere un incarico di quelli “giusti”, poi a quel punto le ho dato un passato con un significato che poteva rimandare a tante cose importanti che volevo fossero ricordate della Sicilia».

Già mi ero interrogata sul successo di un personaggio complesso, che ha tanti rovelli tipici dei personaggi forti: il suo passato, e poi le dicotomie, Catania e Palermo, Paolo o non Paolo… Tu hai il polso di questa complessità? Si rivolveranno mai?

«Se dovessero risolversi troppo le complessità, il personaggio perderebbe la sua caratteristica: non credo Vanina possa avere al momento troppe risoluzioni dal punto di vista personale. Se analizzi i quattro romanzi, sono tutti ambientati a distanza di un mese l’uno dall’altro. Considera che nel primo libro Vanina ha ri-incontrato Paolo ed è stato una sorta di sconvolgimento, come tale richiede il suo tempo: lei è stata quattro anni lontana da tutto questo, non è che le cose si possano risolvere in quattro mesi. I tempi sono rallentati».

Noi lettori non possiamo che esserne contenti! Oltre al personaggio fantastico, c’è anche una squadra composta da altrettanto fantastici elementi tra Vanina e i quali il rapporto evolve nel tempo. Sono nati intorno a Vanina o esistevano già e sono andati a comporre il quadro?

«C’erano già, anche loro come personaggi che per me fossero credibili e auspicabili. Ho creato la squadra sbilanciandola un po’ come poteva piacere a me. Avrei voluto qualche elemento femminile in più, ma non sarebbe stata credibile e secondo me, per quanto abbia conosciuto  tantissime donne poliziotte anche con incarichi importanti, dovremo aspettare ancora qualche anno: sono numericamente una minoranza. Però, per esempio, ho dato il ruolo di pilota preferito da Vanina a una donna. Marta è quella che guida meglio».

Marta è uno dei miei personaggi preferiti. Anzi, no, prima viene Patanè!

«Patanè è forse la storia più interessante e appagante, perché lui è nato per essere un personaggio accessorio, non per avere tale importanza nella storia. A Vanina nel primo libro serviva qualcuno che avesse seguito l’indagine all’epoca. Ho creato questo personaggio ottantatreenne e poi me ne sono talmente innamorata che alla fine gli ho dato tantissimo spazio, e se ne prende sempre di più!»

Nei tuoi libri c’è, e non potrebbe non esserci, un sacco di Sicilia: perché Vanina non potrebbe non essere siciliana?

«Ci sono elementi di Vanina che non avrebbero senso se non fossimo in Sicilia: cominciamo dalla sua storia personale, che non potrebbe avere, purtroppo per lei, perché non è certo una belle storia. Non avrebbe il passato che ha se non fosse siciliana, e questo è un elemento caratterizzante. E poi ci sono dinamiche di comportamento anche tra gli altri personaggi che non avrebbero senso e sono giustificate solo dal fatto che siamo in Sicilia. Ci sono insomma troppe cose che hanno senso solo in un certo mondo e non riuscirei a immaginarne un altro».

E poi c’è il cibo, che non ha una presenza secondaria. In L’uomo del porto Vanina mangia un sacco di prelibatezze e invece di ingrassare, viste le circostanze ansiose, dimagrisce. Quali sono i suoi piatti preferiti?

«Vanina mangia tutto quello che vorrei mangiare io: vorrei un iris al giorno, o la colazione pantagruelica. Se io vado da Nino, scelgo quello che mediamente sceglie lei: involtini, caponata, polpette, pasta alla norma… Non mangia molto pesce, è un elemento che ha in comune con me. Anche Bettina cucina in genere quello che piace a me!»

Cosa avviene nella mente della scrittrice al lavoro? Immedesimazione, distacco…

«Inevitabilmente ci si infila nella testa della protagonista, ma io mi immedesimo anche, per esempio, in Angelina, la moglie del commissario Patanè, che fa le poste al marito: devo entrare nel personaggio, sennò non riesco a raccontarlo bene».

Ho letto che stai scrivendo la nuova avventura di Vanina: un po’ mi rassicura che leggeremo qualcosa di nuovo perché i tuoi romanzi sono accompagnati dal fenomeno per cui quando li si finisce si resta a guardare il vuoto con una grande mancanza. Anche a te ogni volta manca il mondo che hai creato e senti l’esigenza di tornarci?

«Ho bisogno di un momento di distacco per poi tornare a scrivere e ricominciare. Non riuscirei a scrivere un libro appresso all’altro senza quel momento di distacco. Diciamo che sicuramente scrivere mentre si promuove un altro libro è un po’ complicato però ci sto provando e spero di riuscirci».

È un po’ difficile questa posizione dello scrittore: dentro una cosa che non esiste, ma anche dentro la realtà

«Questo mi ha portato a rinunciare a vari inviti fuori Sicilia e non solo: spostarmi mi prende tempo e il tempo è molto prezioso non avendolo sempre. Non ho smesso di fare il medico nel frattempo! Di solito da un romanzo all’altro di Vanina passa un anno, questa volta forse saranno sei mesi e per me è una cosa anomala, ma ci si prova e spero per l’autunno di riuscire. La storia ce l’ho tutta e questo è fondamentale, soprattutto per un giallo, dove si ha la necessità di avere tutto in mano. Poi si può anche cambiare, ma devi sapere chi ha ucciso chi e perché, la storia della vittima è importante».

Ti auguro buona scrittura è non vedo l’ora di ritrovarti in libreria!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!