Da qualche anno il 21 giugno trovo la scusa perfetta per parlare di libri di mare, letture che amo. E così, anche quest’anno, il primo giorno d’estate è dedicato a una breve ma spero curiosa rassegna di letture di vario genere che, ciascuna a modo suo, parla di mare, di acqua salata, di vita sull’azzurro, di immaginario marino e marinaro, e isole, e fari, e conchiglie. In poche parole, di Mediterraneo. Che estate sarebbe, senza? Intanto qui ci sono i link agli elenchi degli anni precedenti, grondanti di acqua salata tra pagine e onde, casomai voleste recuperare i libri di mare del 2018 e del 2019 (e fareste bene!). Ma ora è tempo di partire per una nuova navigazione tra la carta.

Isole, il sogno di un mondo a sé, Gavin Francis (Edt)

Le isole sono elementi terracquei che mi stregano da sempre. Ne avevo già parlato in questo articolo dedicato al tema dell’isolamento durante il lockdown, e poi ancora in questo viaggio su Turismo letterario che è finito pure su Radio3. Sono universi che non smettono di popolare il mio immaginario marino e dunque quando sono incappata in Isole, il sogno di un mondo a sé (EDT), non ho resistito. Gavin Francis è un medico, ma anche scrittore e viaggiatore ed è – forse non del tutto casualmente – nato a Fife, in Scozia, la città dei cantieri navali da cui ho visto arrivare tantissime barche d’epoca intrise di mare e storie salate. Tra atlanti e immaginazione, questo libro racconta storie di isole. È pieno di mappe, il che lo rende simile a un atlante e gli dona un fascino irresistibile, e di narrazioni in prima persona che pescano da quella che per l’autore è un’ossessione che lo spinge ad analizzare isole di volta in volta fortunate per varie ragioni geografiche e non solo, oppure percepite come rifugio. Ma tante le sono le vie letterarie: le isole lontane, quelle del tesoro, e i libri che parlano di isole. C’è un sacco di mitologia, di storia marinara, ci sono i viaggi e il sapore delle grandi scoperte, ecco perché è un libro delizioso nella sua forma ibrida, né saggio né raccolta di racconti, qualcosa a metà strada, come tanti altri libri di questa raccolta a tema marino che vi sto accompagnando a scoprire.

Storia della conchiglia pellegrina, Laurent Chauvaud (Add)

Storia della capasanta, diremmo noi: perché la famosa conchiglia di San Giacomo per noi italiani è proprio lei, l’iconica capasanta, la conosciamo tutti per la sua forma a ventaglio e perché è il simbolo dei camminatori verso Santiago (San Giacomo, per l’appunto). Di viaggi e di natura si racconta in Storia della conchiglia pellegrina, sfiziosissimo libro in uscita per Add editore. L’autore, neanche a dirlo, è un personaggio fantastico: Laurent Chauvaud è biogeochimico, ecologo, direttore di ricerca al CNRS al Laboratorio delle scienze e dell’ambiente marino (LEMAR) in Francia, ricercatore all’Istituto Universitario Europeo del Mare e dell’Università della Bretagne Occidentale. Ricordo ancora quando, da piccola, i nonni mi mettevano in mano una grossa conchiglia invitandomi ad ascoltare il mare: deve essere lì che è nato qualcosa che ancora oggi mi spinge a cercare e approfondire storie di mare e questa della conchiglia di san Giacomo sa proprio di onde e sale. Come mi insegnano i biologi marini con cui spesso lavoro, tutto nasce dalla bellezza. Anche in questo caso, lungo le tracce della conchiglia che paradossalmente è diventata il simbolo di una nota compagnia petrolifera, si inseguono tracce di meraviglia. Si mescolano così natura e ricerca, nel segno della onnipresente curiosità. Lo sapevate che la conchiglia di San Giacomo canta? Che nei solchi del suo guscio si nasconde un calendario biologico? Ancora una volta un viaggio per mare, attraverso uno dei suoi abitanti che più ci ricorda la centralità di un ambiente del quale non possiamo, biologicamente, fare a meno.

Il calamaro gigante, Fabio Genovesi (Feltrinelli)

Il mare, nelle storie di Fabio Genovesi, non manca mai, ogni suo lettore affezionato lo sa. Chi manda le onde è ambientato nella sua Versilia col mare di inverno, e così anche Il mare dove non si tocca ha al centro il rapporto del ragazzino protagonista con i tuffi, e con l’estate. Fabio Genovesi, con le sue storie, mi ha fatto capire che questa cosa di nascere sul mare e passare i tre mesi estivi negli anni scolastici in costume e su una spiaggia lascia tracce profonde nell’immaginario di noi tutti calati in questo destino salato e balneare, e ho trovato questa attitudine qualcosa di meraviglioso. Non mi stupisco dunque dello stupore che permea le pagine di questo nuovo libro, Il calamaro gigante che, va subito detto, non è un romanzo, bensì un agile saggio divulgativo che ben mescola narrazioni, dettagli storici e scientifici e attenzione all’ambiente. Magistrale l’incipit, che mette al centro la vastità dell’Oceano che ancora non conosciamo e ribalta la nostra prospettiva di terresti dotati di gambe e polmoni. Il calamaro gigante, creatura tra il mitologico e il misterioso, proprio perché vive in zone marine che ci sono ancora largamente inaccessibili (e meno male, aggiungo io) diventa nelle parole e nella fantasia di Fabio Genovi il simbolo del mistero da scoprire, della meraviglia e della fantasia. Va da sé: simbolo della scrittura, con la sua sacca di inchiostro nero che sa di tutta la meraviglia che ci lascia senza fiato, a volte anche solo dalla pagina di un libro. In queste, di pagine, c’è molto genuino stupore che, secondo me, è il segreto della buona narrativa, e di una visione del mondo mai stanca. Ci sono storie che i lettori di Genovesi riconosceranno, zii potatori di alberi e raccontastorie favolosi, e poi c’è il viaggio alla ricerca del calamaro, un viaggio storico costellato di personaggi che per caso, per fortuna, per ostinazione e curiosità hanno contribuito a portare le conoscenze odierne sul calamaro qui dove sono oggi. Il calamaro, come i dinosauri, esiste: pensiamo a questo, insieme a Fabio Genovesi, quando ci scocciamo per un treno in ritardo nell’ordinaria banalità della nostra vita. Libro consigliatissimo: è anche un agile invito alla riflessione sull’ambiente e la sua fragilità alla quale dovremmo pensare molto di più, per agire e cambiare direzione.

Lettere tra due mari, Siri Ranva Hjelm Jacobsen (Iperborea)

Un librino che è, prima di ogni altra cosa, un oggetto libro. Copertina rigida, illustrazioni, estrema cura nella traduzione come da perfetto stile Iperborea. 14 euro per un librino che non raggiunge le 100 pagine e dal quale avevo altissime aspettative letterarie, però, sono troppi. Eppure l’autrice mi aveva stregato con la sua voce in Isola, storia bellissima ambientata nella solitudine nordica delle isole Faroe, e anche l’idea all’origine di questo volume è assai affascinante. Lettere tra due mari è un epistolario tra due mari, esattamente: tra l’oceano e il Mediterraneo, due sorelle di tante altre sfere acquatiche che, dopo un primo momento di fusione e sola acqua, si sono divise. Ognuna vive, nelle riflessioni delle lettere, una vita fatta di osservazioni sulle piccole creature – ovvero gli uomini – che nei secoli hanno innescato una serie di danni. Estati calde, traffico di imbarcazioni e rifiuti sono i crucci di Mediterranea, ma l’Oceano, memore di un’antica unità, crede sia doveroso sperare in un futuro di nuova unità, senza troppo occuparsi di quell’Icaro caduto dall’alto e cullato dal mare. Un libro affascinante, dal quale mi aspettavo tanto di più ma che potrebbe essere ugualmente lo stimolo a una ricerca anche letteraria su uno dei problemi scientifico –ambientali che più affligge la nostra epoca e del quale dovremmo preoccuparci in vista del futuro.

Stretto di carta, Dario Tomasello (Il Palindromo)

Dopo tanti viaggi di carta in territori urbani, la collana che ospita Torino di carta – ovvero Le città di carta – ideata da Il Palindromo prende il largo, o forse no, perché resta a bordo costa veleggiando in quell’area magica e ricchissima di mitologie e voli della fantasia che conosciamo come Lo Stretto. Lo fa con Stretto di carta, di Dario Tomasello. Tra la Calabria e la costa orientale della Sicilia si apre una fascia di acqua salata molto particolare, il “taglio” che separa lo Stivale dalla Sicilia, da sempre fertile territorio per mostri marini, fate morgane, storie di partenze e ritorni, di distacchi e ricongiungimenti. Siamo dentro il mondo ibrido della guida letteraria, e così se alla cartina in fondo al libro corrispondono luoghi reali e visibili, chi la popola è spesso frutto di fantasia letteraria. E come sulla faglia tra reale e immaginario si muove questo libro, così è il mondo e il paesaggio che racconta: un confine, territorio fertilissimo per storie che abbracciano visioni, culture e mondi vicini, ma diversi, tra l’isola e il continente.  Lo Stretto prenderà forma in tutta la sua complessità con un arcobaleno di voci diverse, da Salvatore Quasimodo a Gesualdo Bufalino, passando naturalmente per le voci di oggi, con Emilio Isgrò, Giovanna Giordano, Guglielmo Pispisa, Filippo Nicosia e Nadia Terranova, e per i vari generi letterari, tra poesia, drammaturgia e narrativa.

Quaderno dei fari, Jazmina Barrera (La nuova frontiera)

Tempo fa mi sono sorpresa a sentirmi dire una frase: i fari sono letterari. Perché? Echi di Virginia Woolf, oppure storie perse nel tempo come quella del faro che è racchiusa in Io sono il mare? (altro consiglio a tema, acciuffatelo!). Non ho ancora chiuso le indagini e so che troverò risposte e nuove domande nel Quaderno dei fari che il 24 giugno 2021 uscirà per La nuova frontiera. A scriverlo è Jazmina Barrera, messicana classe 1988, la quale realizza un saggio molto particolare partendo proprio dalle numerose pagine che grandi autori hanno dedicato ai fari. Con alcuni autori intesse un vero dialogo, per esempio Omero, Walter Scott, Stevenson, Lawrence Durrell, Verne, i Franzen e Foster, Wallace e, naturalmente, Virginia Woolf. Intorno, intanto, si viaggia collezionando storie e riflessioni che un po’ trasmettono questa ossessione per l’elemento faro. Non so se vi è mai capitato di visitarne uno: a me sì, durante una giornata del Fai entrai nel faro di Laigueglia-Andora, e fu la scoperta di un mondo fatto di lenti gigantesche e meccanismi di rotazione, un linguaggio che percorre silente e luminoso tutte le lunghe coste italiane, aiuto dalla terra per chi è in navigazione. Faro, quindi riferimento, barlume di speranza per i perduti, meta di solitari sull’orizzonte. Super, davvero super affascinante.

Il giardino del Mediterraneo, Giuseppe Barbera (Il Saggiatore)

Concludiamo con la meraviglia non tanto del mar Mediterraneo, quanto del paesaggio vegetale che su questo mare crea quel connubio che sentiamo parte della nostra cultura e visione del mondo. E che, personalmente, mi affascina e mi fa sentire a casa. Senza, non saprei proprio come fare. La suggestione di Giuseppe Barbera (docente di Colture arboree all’Università di Palermo) in Il giardino del Mediterraneo è quella del paradiso terrestre: olivi millenari, giardini verdi di capperi e zibibbo, arance, agrumi. Siamo in Sicilia, naturalmente, ma anche sulla costa tunisina, spagnola, greca… Tra le pagine di questo libro illustrato si respirano i profumi di questo Mediterraneo solido nel nostro immaginario e vivace tra i sensi: colori, suoni e sensazioni che abbracciano non solo la natura ma la presenza dell’uomo e la cultura, la mitologia, il mondo interiore. Dall’antichità all’Antropocene, che cosa è e cosa ci racconta il Mediterraneo con la sua bellezza? Anche in questo libro, alla conoscenza e all’esplorazione della bellezza si affianca un monito sull’oggi: come preservare dall’azione distruttiva dell’uomo questo paradiso? Barbera accompagna il nostro sguardo di lettori di mare sul paesaggio che intorno al mare si estende: non solo alberi, frutti e terra, ma una meraviglia invisibile.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!