Vanina Guarrasi è un personaggio meraviglioso. Ci penso e ci ripenso da quando ho finito La logica della lampara (Einaudi), il secondo romanzo dell’autrice-medico Cristina Cassar Scalia che segue a Sabbia nera. Giovanna Guarrasi, vicequestore alla squadra mobile di Catania. Vanina, per gli amici. Palermitana, fiuto da segugio, grande poliziotta, fine detective, cuore grande e sicilianità irrefrenabile.

Non tocca certo a me esaltare le qualità dei romanzi della Cassar Scalia e la forza di un personaggio che si è già candidato a una carriera letteraria e forse non solo. Però qualcosa mi piacerebbe provare a pensarlo, ragionando sul perché una volta chiuso il libro abbia provato quel senso di perdita e abbandono che caratterizza la fine dei libri migliori.

Da cosa iniziare? Dalla Sicilia, forse. Due poli di una regione che amo sono racchiusi nei romanzi di Vanina: Palermo e Catania. Il capoluogo è la città originaria di Vanina, quella dove è cresciuta e dove si sono svolti fatti che l’hanno segnata, indicandole la carriera passata e attuale. Una carriera che l’ha portata a Catania, polo quasi contrapposto, Sicilia orientale, una città scelta per fuggire al caldo abbraccio di Palermo. È infatti lì che il padre di Vanina è stato ucciso dalla mafia quando lei era una bambina, ed è lì che, entrata in polizia, lei ha salvato il suo uomo, il magistrato Paolo Malfitano, da un attentato. La tensione si tocca e, come in ogni buona storia, genera contraddizioni, problemi, fa vivere i personaggi.

Siamo in Sicilia, e di questa meravigliosa terra sono raccontati, nei romanzi con Vanina, scorci e scenari da favola: Catania e Palermo, sì, ma anche luoghi defilati, per esempio Noto, o le pendici dell’Etna, Aci Trezza. Tra una località e l’altra, c’è la vita delle città, e poi l’immancabile nota che fa felici tutti: la cucina siciliana. Perché Vanina non sarebbe lei, così tenace, simpatica, così sicula, se non amasse la buona cucina, di cui provvede a rifornirsi, come già Montalbano dal suo Enzo, da una serie di trattorie, botteghe e anziane signore regine dei fornelli (Adelina docet).

Eppure, tutto questo ancora non basta di certo a conferire forza ai romanzi. C’è infatti bisogno di una trama. E le trame della Cassar Scalia sono forti, solide, articolate e mai banali. A partire da Sabbia nera, cold case che intriga Vanina fino a portarla a spolverare antiche storie impunite, arrivando poi a La logica della lampara, gran bel titolo (e copertina) per un altro caso intricato e pieno di protagonisti. Intrecci coinvolgenti, dove le scoperte – e le pagine – si susseguono grazie a indagini serrate e tante volte grazie a flash dell’intuito della poliziotta.

Ancora, non basta: non è Vanina solo, a indagare. È la sua squadra. Ed è meravigliosa, uno degli assoluti punti di forza di questa serie, mi concedo di definirla tale. Ci sono tantissimi personaggi nella squadra, dal Grande Capo alla collega vegana e del nord che però guida la moto, dall’ispettore sagace e fedelissimo al poliziottino appena arrivato, sciocco ma sgamabile alla prima occhiata. C’è persino un commissario in pensione, figura che adoro, e così anche Vanina. Non manca chiaramente la scientifica, e un patologo, che fa coppia con un reporter di guerra. Qualche avvocato, l’ex fidanzato magistrato, e abbiamo anche la parentesi legale. Insomma, c’è tutto, un’attrezzatura narrativa completa, rivoli che dalla storia principale derivano altre storie, di volta in volta continuative, legate. La storia singola, già articolata e avvincente, e quella più grande, quella che racconta il quadro del commissariato, le vite, sempre problematiche ovviamente, dei personaggi.

È grazie a questa capacità che, credo, li sento tutti amici, li vedo in un quadro di insieme che me li fa guardare con empatia: di ognuno conosco i punti deboli e i pregi, le leve di forza e gli sbagli spesso involontari. Vanina è principessa di questi nodi: lei che si ammazza di lavoro per non pensare, lei che è appassionata di film ambientati in Sicilia, che si è imposta una scelta personale e lavorativa dolorosissima con cui torna a fare i conti, e noi lettori lo sappiamo, ce lo aspettiamo. Inevitabilmente la perdoniamo, e forse le siamo a fianco quando non sappiamo, come lei, che pesci prendere con le nostre vite così attorcigliate.

Tutti questi sono ingredienti di una ricetta che apprezzo molto, da lettrice: sicilianità, giallo ben costruito, coralità dei personaggi, eroina dai valori grandi e limpidi, che tuttavia la costringono a destreggiarsi in una vita che sfugge a un ordine classico. Vanina è intelligente, acuta, empatica, coraggiosa e riflessiva, è l’eroina perfetta, la poliziotta che tutti vorremmo essere, se fossimo poliziotti. Dentro il cuore una specie di pallottola, trauma d’infanzia e famiglia, macchia sulla felicità che ancora brucia, che è la causa e l’origine di tutto. Solidità, ancora una volta, coerenza del personaggio: Vanina Guarrasi non può non diventare un’amica, non si può non sapere come va a finire. E dunque, divorati i primi due romanzi, quando arriva il terzo?  

Aggiornamento del 2020: il terzo è arrivato! Si intitola La salita dei saponari, lo pubblica ancora una volta Einaudi e, nemmeno a dirlo, si tratta di una nuova irresistibile storia con la nuova irresistibile protagonista, Vanina. Molta voglia che arrivi il quarto!

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Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!