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All’improvviso è arrivata una notizia terribile, inaspettata. È arrivata via mail, dal Teatro Stabile di Torino: “si è spento ieri sera, all’età di 66 anni, Eugenio Allegri”. Incredula corro con la memoria a quando Eugenio Allegri mi ha parlato al telefono. L’avevo intervistato in occasione del Mistero Buffo di Fo ripreso da Matthias Martelli. Ecco, ecco che infatti la mail dello Stabile ne parla: “Nato a Collegno e diplomato nel 1979 alla Scuola Galante Garrone di Bologna, Eugenio Allegri è stato attore e regista di riconosciuto talento, lavorando, fra gli altri, con Leo De Berardinis, Dario Fo, Gabriele Vacis, Vittorio Franceschi e Leo Muscato. Il suo volto e la sua voce sono indissolubilmente legati a Novecento di Alessandro Baricco, che ha portato in scena per oltre vent’anni sui palcoscenici italiani ed europei. Nel 2009 aveva riaperto il Teatro Carignano appena restaurato come protagonista dello Zio Vanja di Anton Cechov, diretto da Gabriele…

Qualche anno fa ho avuto l’occasione fortunata e rara di potermi avvicinare a una figura di donna impegnata che non conoscevo, di poterla scoprire e apprezzare, seppure attraverso le parole di chi l’aveva studiata, conosciuta, apprezzata a sua volta. Bianca Guidetti Serra era avvocato, politica, resistente, una donna da ascoltare, da leggere e al cui esempio rifarsi molto anche oggi. L’attualità straordinaria del pensiero di questa donna, delle sue parole, è stato l’elemento che più mi ha colpita, che mi ha permesso di percepirla come donna di oggi, nonostante fosse estremamente novecentesca, una figura attenta e profondamente coinvolta nella società. Una donna che non voglio dimenticare, ma anzi spero di poter continuare a inseguire nei miei percorsi. Scopro con immenso piacere che Bianca Guidetti Serra è stata ufficialmente dichiarata “Giusta dell’Umanità” con questa motivazione: “per il suo impegno contro le leggi razziali e le modalità con cui ha maturato la…

È il 2022, febbraio sta finendo ed è scoppiata la guerra. Non per metafora, non in un posto lontano da casa – l’Europa, per me – ma qui a due passi, un’invasione che semina angoscia tra le coscienze, orrore nelle immagini e la cui eco suona come un sinistro “terza guerra mondiale”. Non sono giorni facili, sono piuttosto collosi di angoscia per eventi che sembrano sfuggire al controllo razionale, al senso che potevamo esser certi di attribuire alla realtà. Lo sono per i racconti dei telegiornali che riattivano conoscenze scolastiche della geopolitica e fanno tremare. Catene causali, catene di auto in fuga, treni assaltati e i fucili, i missili, i messaggi, i morti. La disperazione, i confini, i pianti e l’incertezza che domina sovrana sull’est Europa e su tutti noi. Non lo so cos’è la guerra, non l’ho mai vissuta. Ipocritamente non penso con questa tonante paura nel petto all’Afghanistan,…

A Torino c’è il sole e un’arietta frizzante da inizio autunno che spazza il cielo e accende l’azzurro su cui si stagliano, nei raggi di sole brillanti, gli ippocastani del centro. È ottobre e inizia Biennale Democrazia: mentre ci godiamo la giacca, mentre montano le luci d’artista, mentre le ore di luce diminuiscono e le piogge – spesso le alluvioni – caratterizzano le giornate di un mese anomalo e in fondo ormai consueto. Non è certo la consueta stagione per un evento come Biennale Democrazia, che da sempre animava la primavera degli eventi torinesi ma, complice la rivoluzione mondiale, ha spostato l’edizione all’autunno 2021. Proprio un anno fa Biennale pubblicava una call pubblica, aperta ai cittadini, per la proposta di temi e argomenti che fossero declinabili secondo il tema principale: Un pianeta, molti mondi. C’era appena stata un’alluvione devastante in tutto il basso Piemonte e Liguria di Ponente, recuperavo l’assurdo…

Il 25 aprile di quest’anno avrei dovuto essere protagonista di un incontro in un posto bello, un parco nel pieno della primavera, per parlare di cose altrettanto belle, cioè i libri di Italo Calvino sulla Resistenza. La pandemia, ahinoi, ha impedito che questo evento potesse realizzarsi come lo avevamo immaginato. Mi sono ritrovata a guardare i miei appunti sul grande discorso-affresco che avrei voluto fare rispetto ai racconti di Resistenza di Calvino e mi sono detta che li avrei ripresi chissà quando, forse in estate. E per il 25 aprile? Lasciarlo passare in silenzio per il secondo anno non mi sembrava la strategia corretta e così, memore delle giornate bellissime passate a scoprire Torino e le sue storie di Resistenza, ho ripercorso le mie letture sul tema e meditato sui libri di Resistenza che vorrei leggere e non ho ancora fatto. Lo farò, naturalmente, partendo da Calvino. E spero di…

Gennaio è un mese di ripartenze, di inizi, e anche di memoria. Il 27 gennaio tornerà infatti anche in questo strano tempo pandemico che ha aperto l’anno 2021 il Giorno della Memoria. Il Circolo dei lettori di Torino lo celebrerà nel nome di Primo Levi (il poliedrico Primo Levi, come ne scrivevo su questo blog) con un evento continuativo ricco di contenuti multimediali che si chiamerà Io so cosa vuol dire non tornare. Sarà un mese intero di incontri, ritratti, podcast, lezioni, letture, riflessioni, tutto online, sui canali digitali del Circolo dei lettori. L’evento prende vita grazie alla collaborazione con  il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, il cui direttore avevo intervistato in occasione del centenario di Primo Levi, nel 2019. «Quanto ci manca la sua voce. Limpida, pacata, così profonda da riuscire ad arrivare sempre al cuore delle cose. Anche, ma non soltanto a quel cuore nero che è…