Primo Levi nella sua casa – metà anni Ottanta. Ph. Renzo Levi (Archivio famiglia Levi)

Gennaio è un mese di ripartenze, di inizi, e anche di memoria. Il 27 gennaio tornerà infatti anche in questo strano tempo pandemico che ha aperto l’anno 2021 il Giorno della Memoria. Il Circolo dei lettori di Torino lo celebrerà nel nome di Primo Levi (il poliedrico Primo Levi, come ne scrivevo su questo blog) con un evento continuativo ricco di contenuti multimediali che si chiamerà Io so cosa vuol dire non tornare. Sarà un mese intero di incontri, ritratti, podcast, lezioni, letture, riflessioni, tutto online, sui canali digitali del Circolo dei lettori. L’evento prende vita grazie alla collaborazione con  il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, il cui direttore avevo intervistato in occasione del centenario di Primo Levi, nel 2019.

«Quanto ci manca la sua voce. Limpida, pacata, così profonda da riuscire ad arrivare sempre al cuore delle cose. Anche, ma non soltanto a quel cuore nero che è l’abisso della Shoah. Primo Levi è, ma soprattutto deve tornare ad essere il canone della nostra memoria, dello sguardo che, nell’orientamento ebraico del tempo, ha il passato davanti agli occhi e il futuro alle spalle: perché ciò che è stato è in qualche misura conoscibile, mentre quello che è ancora da venire non possiamo saperlo ma soltanto imparare ad affrontarlo con gli strumenti che l’umana coscienza ha fatto propri nel corso della storia» sono le parole di Elena Loewenthal, direttore della Fondazione Circolo dei lettori.

Primo Levi con la sorella Anna Maria e il padre Cesare – inizio anni Trenta (Archivio famiglia Levi)

«La sua voce: nitida, precisa, illuminante. Carica di una sapienza che si costruisce nella continua osmosi fra emozioni ed esperienza di vita. Per questo e per tanto altro la voce di Primo Levi è necessaria a tutti. Per come ha saputo disegnare la memoria e raccontarla. Per come ha saputo trasformare la memoria in una lezione morale e in un percorso di conoscenza condivisa. Primo Levi non è, non è stato solo un testimone ma un grande scrittore a tutto tondo, un uomo capace di esprimere la vocazione letteraria, quella di scienziato – anzi di chimico -, e di intellettuale nel senso più ampio del termine. Non c’è una sua sola parola che non sia necessaria per tutti noi, dai grandi romanzi sull’universo concentrazionario e la guerra alla poesia che scaturisce magari da una mattina nebbiosa, dalla riflessione fondamentale sulla zona grigia alle sue pagine più intime condite di un’ironia sottile, benevola. Ascoltare Primo Levi significa inevitabilmente confrontarsi con la ricchezza della sua produzione letteraria e artistica. Significa risentire la sua voce quando ci parla di Auschwitz perché se comprendere è impossibile conoscere è necessario, come ripeteva lui. Significa non illuderci sulla nostra convinzione di poter scendere a patti con la Shoah, cioè di capirla in qualche modo, e invece confrontarci con la sua insondabilità ma al tempo stesso renderci conto che quella memoria appartiene a tutti, che riguarda tutti e non soltanto il popolo ebraico né tantomeno soltanto chi ha attraversato quell’inferno, come è successo a lui. È memoria collettiva, deve essere il nostro sguardo su quel passato intollerabile eppure nostro. Io so che cosa vuol dire non tornare deve significare che tutti non siamo tornati di laggiù, che soltanto appropriandoci di quell’esperienza attraverso la voce di Primo Levi possiamo provare a fare in modo che non accada mai più».

Io so cosa vuol dire non tornare: il programma

Primo Levi sul Grand Nomenon – massiccio del Gran Paradiso – 1941 (Archivio famiglia Levi)

Il programma prende il via il 14 gennaio tra letteratura, scienza, poesia, fotografia. Si inizia con Annunciazione. Dodici poesie intorno ad Auschwitz selezionate da Domenico Scarpa e lette da Valter Malosti, regista, attore e direttore di TPE – Teatro Piemonte Europa; si prosegue il 19 con la presentazione del libro postumo L’immortale Bartfuss (Guanda) dello scrittore anch’egli riferimento centrale nella riflessione sul tema della memoria Aharon Appelfeld: omaggio in dialogo tra la traduttrice Elena Loewenthal e Alain Elkann amico dell’autore e suo profondo estimatore.

Auschwitz, città tranquilla. Dieci racconti è il volume curato da Fabio Levi e Domenico Scarpa per Einaudi; l’incontro del 26 gennaio ad esso dedicato coincide con l’uscita editoriale. Parte dal Ministero dell’Istruzione la pubblicazione per le scuole di Lettura Primo Levi, una selezione di brani da I Sommersi e i salvati a cura di Fabio Levi e Vincenza Iossa con lettura di Fabrizio Gifuni rivolta a studenti e insegnanti delle scuole secondarie di tutta Italia; il 28 gennaio, per il ciclo del Circolo dei lettori, Fabrizio Gifuni, leggerà e presenterà quei brani in dialogo con Ernesto Ferrero, con un’introduzione al testo di Roberta Mori, responsabile per la didattica del Centro Primo Levi.

Primo Levi alla SIVA – Società Industriale Vernici e Affini – Settimo torinese, 1952 (Archivio famiglia Levi)

Dal salone dell’Arengo del Broletto di Novara e in collaborazione con il Comune di Novara, l’1 febbraio sarà  la voce femminile di Lucilla Giagnoni a riflettere sul Primo Levi liberato in una selezione di brani tratti da La Tregua e dal suo ultimo romanzo Se non ora, quando. A partire da La chiave a stella e da Il Sistema Periodico e in collaborazione con la Fondazione Sinisgalli, Marco Belpoliti, Claudia Durastanti e Claudio Bartocci, dalla SIVA di Settimo la fabbrica di vernici e affini dove lavorò Primo Levi, discuteranno sul rapporto fra letteratura e scienza.

Il 9 febbraio si terrà poi un incontro dedicato ai processi di istituzionalizzazione della memoria a cura del Polo del ‘900. La lectio del premio Pulitzer per la narrativa Jhumpa Lahiri, oggi docente presso il Lewis Center for the Arts e la Princeton University, condurrà l’11 febbraio verso la conclusione del percorso: un inedito dialogo tra Ann Goldstein, traduttrice dell’opera completa di Primo Levi in inglese e Gian Luigi Beccaria, linguista, autore de I mestieri di Primo Levi (Sellerio), in programma il 16 febbraio.

Il programma è in costante aggiornamento su circololettori.it

Primo Levi: modi di raccontare e raccontarsi

Primo Levi con il figlio Renzo – 1959 (Archivio famiglia Levi)

A completamento del programma un approccio non convenzionale che include Primo Levi. Momenti, una originale sequenza di scatti su Primo Levi a cura di Guido Vaglio volta a richiamare le tante sfaccettature e passioni dello scrittore: la chimica, la letteratura, la montagna, lo scrupolo della testimonianza sul Lager, il piacere del fantastico, l’umorismo, la curiosità per tanti e differenti campi del sapere. L’esposizione sarà allestita dalla settimana del 27 gennaio nella Galleria del Circolo dei lettori di Torino e resa accessibile via web fino a quando non sarà possibile la visita in presenza. È in programma con TPE – Teatro Piemonte Europa la produzione di Protezione. Tre podcast per tre racconti di Primo Levi tratti da Vizio di forma e da Storie naturali (Protezione, Quaestio de Centauris e Ammutinamento). Infine inizierà a febbraio il gruppo di lettura dedicato al rapporto tra Primo Levi e la sua città, Torino, quattro incontri on line, sulla piattaforma dedicata del Circolo dei lettori, per sfogliare l’antologia di brani dedicati a Torino, proposti e letti da Gianni Bissaca e commentati con Guido Vaglio.

«Mettere Primo Levi al Centro di questo 27 gennaio significa riconoscere la sua capacità di rompere le distanze, di avvicinarci alla realtà di Auschwitz e alle domande che quell’esperienza continua a porci pur a distanza di tanti anni: domande sul nostro mondo, di cui Auschwitz è parte, e su di noi – ha detto al Circolo dei lettori Fabio Levi, Presidente del Centro Internazionale di Studi Primo Levi – Dedicare un mese intero di iniziative a Levi nella sua città, come ha deciso di fare il Circolo dei Lettori valorizzando le molte dimensioni della sua scrittura e della sua riflessione, significa d’altra parte dare il giusto peso a una delle maggiori personalità della Torino di oggi: una personalità conosciuta e amata in tante parti del mondo fra le altre cose per la modestia e la sobrietà con cui ha saputo diventare un punto di riferimento ineludibile del pensiero contemporaneo»

Sono tanti gli attori dietro questa splendidainiziativa che mi riporta a Torino e tra le parole di Primo Levi che mi hanno affascinata durante le ricerche per Torino di carta. Il progetto Io so cosa vuol dire non tornare vede la collaborazione di Fondazione Circolo dei lettori e del Centro Internazionale di Studi Primo Levi, e poi la collaborazione con Giulio Einaudi Editore, TPE – Teatro Piemonte Europa, Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della Nascita di Primo Levi, Ministero dell’Istruzione, Fondazione Leonardo Sinisgalli, Comune di Novara e Comune di Settimo Torinese.

[L’immagine che ho utilizzato come anteprima è l’immagine guida ufficiale dell’evento, di Giovanna Durì. Le altre sono le foto fornite per la stampa dal Circolo dei lettori e ritraggono diversi momenti della vita di Primo Levi: le ho trovate splendide, e ho deciso di pubblicarle tutte con le relative didascalie e credits]
Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!