E così ci ha lasciato. Un sabato mattina di agosto, con la consueta pacatezza ed eleganza, ma per una constatazione insesorabile: Piero Angela non c’è più. Nessuno di noi dura all’infinito, ricorda la razionalità scientifica su cui il capostipite dei divulgatori italiani ha lavorato tutta la vita. Eppure sembra impossibile, pareva di poterlo credere sempre con noi, carismatica figura di pioniere della divulgazione scientifica. Lui, che raccontava il mondo complesso di scienza e tecnologia a tutti, lui che si calva nel pianeta dei dinosauri, e chissà quanta parte ha avuto proprio quel programma nell’immaginario di noi bambini dei primi anni Novanta, lui che viaggiava coi globuli rossi nel corpo umano e nei suoi studi elegantissimi ospitava Paco Lanciano e i suoi laboratorietti televisivi di fisica. L’inventore di Quark, che guardavo il sabato sera, da bambina, coi miei sul divano come fosse un filmone al cinema. Il torinese che suonava il pianoforte jazz. Il giornalista entrato quasi per caso alla Rai, ché all’epoca funzionava così, e se eri bravo poi giravi il mondo e mettevi a frutto le tue idee, anche quelle più innovative, quelle che avrebbero rivoluzionato il modo di fare comunicazione della scienza.

È il 13 agosto 2022 e ci ritroviamo tutti più tristi e soli, consci che un altro dei “grandi” ci ha lasciato su questo pianeta che stiamo mandando allo sbando dandoci la zappa sui piedi. Mi domando, e sono certa sia l’interrogativa di molti, che ne sarà di noi senza un’altra cima così. Iconico, come un attore, un musicista, un giornalista entrato nella quotidianità di tantissimi: come faremo senza Piero Angela? Mi si stringe il cuore nell’amarezza, eppure una luce lampeggia ancora, quella del ricordo delle sue parole, del suo esempio, dei suoi studi, moniti, delle sue idee. Idee da preservare, parole da conservare e rinverdire, foraggiare, far crescere. Ho avuto la fortuna di incontrarle vibranti e vive, queste parole, che ora sono i miei ricordi.

Sono le tre volte che Piero Angela l’ho incontrato dal vivo, a Torino. Una di queste l’ho anche intervistato. Era il 31 ottobre 2017 ed ero al Politecnico. Lui era lì con la moglie per tenere una conferenza. Già anziano, un po’ piegato dall’età, gli occhi appannati dalla cataratta. «Scusi, posso farle qualche domanda?» avevo osato fuori dal galateo cerimonioso della circostanza, che mi voleva lì in un angolo ad aspettare un ok dell’ufficio stampa che difficilmente sarebbe arrivato. Ma io il grande Piero ce l’avevo a un paio di metri da me, i minuti passavano e alla fine osai, mi avvicinai, e chiesi.

Per le vicende che spesso coinvolgono supporti fisici e non, ho perso il file della registrazione di quell’intervista: un hard disk esterno che mi ha abbandonata, molte lacrime, molta rabbia. Ma il ricordo è ancora tutto mio, e oltre ai contenuti dell’intervista, che raccontava di un progetto rivolto ai giovani che stava molto a cuore a Piero Angela, c’è nella mia testa la sua pacatezza, la voce sottile, ma il pensiero lucidissimo, forte, la sua gentilezza, insieme alla sua mitezza, eppure la determinazione. Io questo ricordo non lo abbandonerò mai: è stato uno dei privilegi più grandi – il più grande, lui, forse davvero il più grande di tutti – di fare per quattro anni la cronista di cultura a Torino. Per questo sono grata alla mia piccola intraprendenza di giornalista acerba che all’epoca scrisse, chiese, si fece coraggio, entrò e azzardò. Una piccola, immensa, lezione di giornalismo: un’esperienza e un ricordo indelebile portato a casa e nel cuore.
Per questo ripubblico quell’intervista che il giornale ha cancellato dalla rete insieme a tutti i miei pezzi: così da preservarla, e mantenerla qui a zonzo per il web, a suo modo viva, viva nel ricordo dei temi, della voce di Piero Angela, e della bellissima occasione che quell’incontro fu per me. L’articolo uscì il 1 novembre 2017 su Mentelocale Torino, si intitolava

Costruire il futuro: a Torino via agli incontri ideati da Piero Angela

È da poco stato nominato cittadino onorario di Torino, dove è nato, riconosciuto dal Consiglio comunale come «la conferma vivente della tradizione scientifica della città». Forte della stima e dell’affetto degli italiani, Piero Angela torna nel capoluogo sabaudo come ideatore e ambasciatore di un ciclo di importanti incontri a tema scientifico che stanno coinvolgendo centinaia di ragazzi delle scuole superiori e del Politecnico. Costruire il futuro, questo il titolo di un progetto che, visionario, guarda al futuro per offrire possibilità ai giovani di oggi, adulti e professionisti del domani. Quindici incontri – in totale trenta conferenze – per proporre un’analisi del presente e offrire una visione del futuro attraverso le parole di grandi protagonisti della scienza e della ricerca di oggi. Ogni incontro si svolgerà nell’aula Magna del Politecnico di Torino e sarà moderato dal giornalista scientifico torinese Piero Bianucci.

Gli incontri hanno preso il via il 31 ottobre con lo stesso Piero Angela, che ha approfondito il tema della società tecnologica e le dinamiche attraverso cui la tecnologia continua a influenzare le società umane. «La sfida che si trovano a dover affrontare i giovani di oggi è certamente quella di un futuro molto duro – ha spiegato Angela, in procinto di salire sul palco, salutato e applaudito dalla folla di studenti come una vera star – Da una parte c’è la globalizzazione, che ha reso la competizione molto più aperta, dall’altra ci sono le nuove tecnologie, che rischiano non solo di obbligarli a saltare da un lavoro all’altro, o comunque essere sempre pronti al nuovo, ma probabilmente creeranno delle disoccupazioni. È necessario essere sempre a cavallo del mondo che passa, di quest’onda tempestosa».

Rispetto a chi era giovane mezzo secolo fa, infatti, la classe dirigente del futuro, cioè i giovani che oggi si affacciano agli studi e che vedranno passare il secolo, devono fare i conti con una complessità nuova e ancora da sondare. «Anche io ho fatto ingegneria qui a Torino, tanti anni fa – racconta Piero Angela – anche se poi ho lasciato perché ho finito per fare questo mestiere. Ma all’epoca era tutto più tranquillo, più facile: era un’Italia in marcia verso le novità e il progresso, sebbene poi abbia attraversato anche qualche momento più difficile. Quello che voglio consigliare a questi ragazzi è dunque di cercare sempre l’eccellenza, saper fare molto bene il mestiere che sceglieranno. Chi ha la mente aperta e sa relazionarsi con gli altri, ha le carte vincenti».

Fino al 22 maggio il Politecnico continuerà a ospitare personaggi e incontri per discutere di scienze, metodi, imprenditoria, ma anche sistemi complessi, immigrazioni, allungamento della vita. Tornerà Angela, il 21 novembre per parlare di informazione ed emotività nei media, seguito da Luca De Biase che affronterà il complesso tema del web e delle sue distorsioni. E poi il 19 dicembre, per affrontare la pseudoscienza nella ricerca di un metodo che vedrà protagonista anche Silvio Garattini.

La cassetta degli attrezzi per Costruire il futuro includerà incontri su ricerca e innovazione con Ezio Andreta e Roberto Cingolani (7 novembre), sull’intelligenza artificiale con Alessandro Curioni e Luciano Floridi (14 novembre). Nel 2018 si proseguirà con l’educazione, insieme a Piero Cipollone e Piero Bianucci (16 gennaio), l’imprenditoria, con Marco Gray e Gian Fausto Ferrari (6 febbraio), e ancora il mondo che cambia, con Alessandro Barbero e Paolo Magri (15 febbraio), la produttività, con Francesco Profumo e Franco Bassanini (20 febbraio), l’energia, insieme a Fausto Starace e Guido Visconti (6 marzo) e l’allungamento della vita con Roberto Bernabei e Giuseppe De Rita (13 marzo). Due donne interverranno per parlare di presenza femminile nel mondo della scienza, Amalia Ercoli-Finzi e Manuela Raimondi (10 aprile), seguite da un focus sugli aspetti demografici dell’Italia nel 2050 con Massimo Livi Bacci e Tito Boeri (8 maggio), da un incontro sulla giustizia con Anna Maria Poggi, Armando Spataro e Raffaele Cantone (15 maggio), e sul bilancio dello Stato, con Daniele Franco e Gian Antonio Stella (22 maggio).

La maggior parte delle professioni del futuro con cui dovrà confrontarsi chi oggi va a scuola non esiste ancora, ed è così che la classe dirigente del domani dovrà ragionare, interpretare la realtà e lavorare con uno sguardo costantemente globale su quel che accade intorno. Sarà dunque importante insegnare ai ragazzi ad affrontare l’incertezza del domani, e Costruire il futuro lo farà intrecciando tra loro nozioni anche trasversali, da quelle tecniche a quelle sociali e filosofiche. «Il senso di un’iniziativa come questa – ha specificato Piero Angela – è proprio cercare di spiegare il contesto in cui questi anni del futuro arriveranno: non è possibile predire, ma se uno si prepara, certamente avrà una carta vincente in più».

Protagonisti dalla parte del pubblico, quattrocento studenti, metà dei quali delle quarte degli Istituti Secondari Superiori della Città Metropolitana di Torino e altri del  Politecnico, sollecitati in una fase di formazione a predisporre al meglio le mosse per il futuro, come in una partita a scacchi. Studenti meritevoli, ma soprattutto appassionati e curiosi, qualità che, davanti a un mondo in trasformazione, potrebbero risultare vincenti.

«Questi ragazzi non sono solo molto bravi a scuola, ma hanno accettato di seguire queste 30 lezioni oltre a ciò che già studiano – Piero Angela ha così sottolineato l’importanza della selezione tra i tanti giovani pronti a seguirlo – è un segnale positivo, e mi auguro che questo format si diffonda in altre città, qui lo stiamo lanciando come esperimento. Infatti ho scritto una lettera a tutti loro, dicendo che riusciamo sarà un passo importante, perché è un qualcosa che può crescere. Vedremo: oggi è il primo giorno in classe, poi impareremo a conoscerci un po’. Sarà Piero Bianucci a condurre e coordinare questi grandi esperti che arriveranno qui da tutta Italia e dall’estero, persone di altissimo profilo».

«Cari giovani – recita la lettera – Avrete occasione, nel corso dei prossimi mesi, di incontrare e ascoltare una trentina di personaggi di alto profilo, provenienti da varie parti d’Italia e anche dall’estero, che verranno espressamente per voi, per parlarvi dei temi forti del nostro tempo, e anche per aiutarvi a comprendere meglio i problemi e le opportunità del futuro. È un futuro che vi riguarda molto da vicino, perché chi ha oggi 17 anni nel 2090 avrà la mia età. Ma tutti voi attraverserete la maggior parte del secolo assistendo a trasformazioni che neppure possiamo immaginare. Bisognerà essere molto preparati, per sé e per gli altri. È in questo momento che si forma la classe dirigente di domani: voi dovrete esserci dentro con lucidità e competenza. Questo progetto è un inizio. Se funzionerà, potrà estendersi e svilupparsi anche in altri modi. Abbiamo quindi, tutti insieme, la responsabilità di fare in modo che sia un successo. Personalmente lo credo e ho fiducia nel vostro impegno. Buon lavoro».

«Credo oggi ci sia un’Italia diversa da quella “sdraiata” e che guarda solo i telefonini – ha concluso Angela, pronto a trasformarsi in un professore alla prima lezione – Mi auguro che questo sia anche un po’ un esempio, e che possa funzionare. Dipenderà molto da tutti: da noi che faremo lezione, che dovremo evitare di essere noiosi, e dai ragazzi, che ci metteranno la loro parte. Senza impegno non si fa nulla! Perché le idee sono belle, ma se non si concretizzano con tanto lavoro, rimangono nell’immaginario. E immaginazione e creatività son due cose diverse: a immaginare sono buoni tutti, a creare serve immaginazione, ma ci vuole tanta fatica».  

Le conferenze sono a numero chiuso, ma potranno essere seguite in streaming e on demand sul sito del Politecnico di Torino e della Fondazione per la Scuola.


Per i curiosi, ho citato altre due occasioni in cui ho avuto l’onore di incontrare, seppure non intervistare, Piero Angela a Torino. Una è stata il 2 dicembre 2018 all’Auditorium Rai, quando fu nominato torinese dell’anno, la seconda è stata – e le date sono molto, molto indicative in questo caso – il 15 gennaio 2020, quando nelle antiche aule di via Po gli fu conferito il titolo di Socio dell’Accademia di Medicina. La foto ricorda quel momento, un’aula gremita, e l’amico che un sacco di volte lo ha affiancato e presentato, un altro Piero, Piero Bianucci, altro storico divulgatore scientifico torinese, e italiano.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!