Il 25 aprile di quest’anno avrei dovuto essere protagonista di un incontro in un posto bello, un parco nel pieno della primavera, per parlare di cose altrettanto belle, cioè i libri di Italo Calvino sulla Resistenza. La pandemia, ahinoi, ha impedito che questo evento potesse realizzarsi come lo avevamo immaginato. Mi sono ritrovata a guardare i miei appunti sul grande discorso-affresco che avrei voluto fare rispetto ai racconti di Resistenza di Calvino e mi sono detta che li avrei ripresi chissà quando, forse in estate. E per il 25 aprile? Lasciarlo passare in silenzio per il secondo anno non mi sembrava la strategia corretta e così, memore delle giornate bellissime passate a scoprire Torino e le sue storie di Resistenza, ho ripercorso le mie letture sul tema e meditato sui libri di Resistenza che vorrei leggere e non ho ancora fatto.

Questa è la foto di un balcone della mia città, l’ho scattata durante il lockdown del 2020, in un giorno di aprile. Quella bandiera, scolorita e piena di smog, è ancora lì: resiste.

Lo farò, naturalmente, partendo da Calvino. E spero di sorprendere chi si aspetterà che citi Il sentiero dei nidi di ragno che, pure, resta una pietra miliare di un percorso di scoperta sia dell’autore che della storia partigiana. Si tratta però di un romanzo che tanti conoscono, spesso è letto a scuola, e dunque viro su cose meno note: Ultimo viene il corvo. Raccolta di racconti tra i primissimi scritti da Calvino, questa antologia è varia e contiene storie di giochi di bambini tra i giardini di Sanremo e la spiaggia, storie liguri, incastonate in paesaggi inequivocabili, storie di bosco, ma anche storie di Resistenza, o meglio storie di guerra.

Perché è in fondo il filo conduttore di questi miei consigli: non parlare di partigiani, ma consigliare spunti di lettura che prendano spigoli diversi della storia resistenziale italiana. E così se Calvino in Ultimo viene il corvo inserisce alcuni racconti che lo vedono giovane avanguardista a Mentone, oppure impegnato a scoprire la notte e i suoi riflessi mentre fa assistenza per l’UNPA, dandoci piccole perle di una Sanremo durante la seconda guerra mondiale, Primo Levi in Il sistema periodico apre un’altra breccia amara, quella che ha a che fare con il lager. Anche questo è un libro di racconti che percorre la biografia di Levi. Un percorso segnato dall’arrivo della guerra, dal suo ingresso nella lotta di Resistenza tra i partigiani, e dal suo arresto che si concluderà con l’esito che conosciamo.

Di impegno politico e prigionia si parla in un altro romanzo importantissimo della letteratura italiana: Lessico familiare, di Natalia Ginzburg. So di citare classici arcinoti ai grandi lettori, ma è dalle voci di questi autori – tutti o quasi torinesi, tutti o quasi in qualche modo orbitanti intorno al pianeta Einaudi – che io stessa ho imparato molte cose sull’opposizione al fascismo in Italia, sulla lotta intellettuale e su quella armata. Nel libro di Ginzburg (che potete integrare con il meraviglioso La corsara, di Sandra Petrignani) si parla del confino di Leone, marito di Natalia e strenuo oppositore del partito, incarcerato a Roma e lì, in carcere, morto per le torture e le ferite. Leone scrive una lettera commuovente alla moglie che vi consiglio di leggere e rileggere non solo perché è una dichiarazione di amore e integrità intellettuale gigantesco, ma perché porta dentro il significato più oscuro della guerra.

Anche La casa in collina di Pavese (mi rendo conto che il trio Levi-Ginzburg-Pavese arriva dritto dritto dai miei studi per Torino di carta!) contiene immagini nitide della guerra e del suo portato di disperazione. La Resistenza è sullo sfondo, ma nemmeno troppo, sebbene le vicende riguardino un protagonista che fugge all’impegno politico, scappando dalla città per salvarsi infine nelle domestiche Langhe. C’è infatti prima la Torino sotto le bombe, durante gli attacchi degli Alleati, ma c’è anche l’8 settembre, il sospiro di sollievo dopo il dramma, e la sensazione chiara della ripresa di una nuova fase ancora più cruda, quella della guerra civile di Resistenza.

A proposito di Langhe, avendo visitato con piacere, in tempi ancora non pandemici, la casa museo di Fenoglio, ad Alba, resto in Piemonte ma mi sposto a sud insieme a Beppe Fenoglio, un’altra fondamentale voce della Resistenza letteraria, e non solo. Quelli che ho citato finora sono tutti autori che hanno vissuto la guerra sulla propria pelle, e che raccontandola hanno tradotto in narrazione una delle esperienze più dure e centrali della storia del Novecento. Una questione privata ha una storia editoriale particolare: è un romanzo di Resistenza ma esce quasi per caso solo nel 1963, ben dopo quel periodo che siamo soliti definire Neorealista, caratterizzato da un ancoraggio pressante degli scrittori al passato recente e più crudo. Siamo ad Alba, dove si svolgono pressoché tutte le vicende resistenziali di Fenoglio, in una storia che ancora una volta lascia molto spazio alle visioni e all’esperienza personale dell’autore.

Poi, però, ci sono anche i libri che non ho (ancora) letto e che vorrei leggere per conoscere sempre più aspetti di una fetta di storia che non ho vissuto e della quale sempre meno testimoni diretti restano a raccontarci. Per esempio Rossana Rossanda, che se n’è andata proprio nello sciagurato 2020. Di lei mi piacerebbe da tempo leggere La ragazza del secolo scorso, una storia biografia per parla di vita e di politica, e che considerato il personaggio non può che attingere anche dall’esperienza di guerra e Resistenza. Ancora, Nuto Revelli, che combattè da alpino in Russia. Siamo ancora una volta in Piemonte, a Cuneo, di fronte a un personaggio gigantesco di cui ho sulla pila infinita di libri da leggere La guerra dei poveri. E poi c’è il libro che credo dovrebbe essere in ogni casa, quello che non si può leggere per intero dall’inizio alla fine perché, io credo, la resistenza qui potrebbe non essere garantita. Parlo di resistenza emotiva alle parole dei tanti le cui voci costellano le Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, centododici partigiani catturati dai tedeschi e che, consapevoli del proprio destino, raccontano dall’interno la Resistenza, i suoi uomini e i suoi valori. Un libro che spaventa per la forza emotiva che da deflagrare, ma un libro davvero imprescindibile: leggiamolo e rileggiamolo tutti insieme oggi, il secondo 25 aprile di pandemia.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!