Lo ha detto Magris: Trieste è una città di carta, tutta letteraria. È così che insieme a Gianni Cimador entriamo in Trieste di carta, una nuova città di carta, la collana del Palindromo che ospita anche la mia Torino. Trieste, città nobile, città asburgica, ma soprattutto città di confine, una dimensione che l’autore identifica e districa attraverso geografie e letture, esattamente i due fili con cui prende vita in ogni volume il ricamo delle città di carta.

Ma Trieste è anche, al di là del suo volto letterario, una città bellissima che incontra qualche tasto delle mie preferenze geografiche, e lo accende. Un triangolo: Trieste, Torino, Genova. Me lo suggerì il fratello del mio professore e maestro in mezzo a un evento che non c’entrava niente, ma l’orgoglio triestino era forte, il mare di Liguria anche, ed entrambi allestivano scenari nelle chiacchiere sotto il cielo di Torino. Un luogo un po’ dell’anima: sconosciuto, slegato dal vissuto personale, ma pieno di risonanze, colori e vento. Ho vissuto Trieste con l’alta marea, quasi un’acqua alta, Trieste nel ventoso settembre, Trieste durante la barcolana, spettacolo di mare e vento. E quindi è con questo spirito, con l’azzurro negli occhi colto con lo stupore dal finestrino del treno lungo la costa di Miramare, che mi appresto a entrare in questo nuovo viaggio di carta.

Trieste di carta, Il Palindromo, 2020, illustrazione di copertina di Simone Geraci

Una città ambivalente

Trieste di carta parte da una contrapposizione decisiva: mare e rocce del Carso, i due elementi che connotano la città, che così è già doppia, è già un confine. Città internazionale, Trieste è anche il suo paesaggio, e tutti questi elementi confluiscono naturalmente anche in chi racconta la città, o ambienta qui vicende narrative.

Quel che mi ha colpito è però la contrapposizione di base che parte dal mare e dalle rocce: il «carattere ambivalente di una città sempre oscillante tra il mare che le sta di fronte e il Carso alle sue spalle» si legge. Trieste città del nord che scivola verso un altro mondo che ne è tuttavia specchio, il Mediterraneo. Quest’anima è stata colta da tanti: Svevo, Quarantotti e Gambini per citarne tre. Trieste colpisce per la sua luce: «è una luce nella quale il cielo e il mare sembrano fondersi: è un’anticipazione del Mediterraneo, il “mare bianco di mezzo”, come lo chiamano gli arabi per il suo azzurro particolarmente luminoso». Come dare torto a questa definizione? Ma una descrizione ancora più bella della doppia anima della città la fornisce Saba: città scissa, che contempla dal molo Audace (un luogo meraviglioso e simbolico): «era un piccolo porto, era una porta aperta ai sogni» scrive il poeta lasciando intuire un mondo intero brulicante tra le vie di Trieste.

Dietro il vento: città multietnica dalle mille voci

Trieste di carta pesca a piene mani dal Novecento, influenzata quindi dai suoi tanti venti letterari, ma anche dal vento reale, una delle dimensioni cardini della città, impazzita sotto le raffiche e vittima degli umori: «Trieste è una città di stati d’animo imprevedibili». Città plurale, di cui uno come Joyce non poteva non cogliere, considerata la sua biografia e le sue vicende, l’anima multietnica. Un dato imprescindibile per una città di confine abitata da tanti scrittori e tante voci che si ritrovavano ai caffè. I caffè di Trieste, un po’ come a Torino, sono uno dei luoghi dove città di carta e città reale si trovano ancora oggi insieme, spazi di scritture e letture. Tanto che anche nei testi di Joyce (persino nel Finnegans Wake!) ci sono puntuali riferimenti alla città, che scopriamo accompagnati da Cimador.

Luce, buio, tristezza, energia, vita e morte: tutti i sentimenti di una città prismatica, dove ogni emozione è riflessa dal paesaggio e in questo si ritrova. Città di contrasti e delle tante identità che la hanno abitata e vissuta tra lingue diverse, quelle della città di frontiera e quelle del territorio, come il dialetto riscoperto con Virgilio Giotti, il più grande poeta dialettale triestino. Città dei “diversi”, come le autrici che popolano un intero capitolo dedicato. Città, insomma, della complessità e della varietà, caratteristiche che partono dal paesaggio arrivando alla carta, e da lì ripartono, interpretate e rielaborate dai tanti autori che passeggiano insieme al lettore per la Trieste di carta, e la raccontano, la vivono.

Tra realtà e immaginazione

Aggirarsi per le città di carta significa, sempre, girovagare sul confine tra realtà e finzione, laddove le due dimensioni quasi si fondono, si mescolano senza più lasciar capire dove sia l’una e dove l’altra. Si parte da una guida nell’esplorazione di questa stessa guida, in una serie di percorsi – i capitoli, ognuno un itinerario tematico e geografico insieme – che seguono le salite e discese della città, confrontandosi e scontrandosi di continuo con le alterità tipiche del territorio. È quell’ambivalenza del capitolo introduttivo, che un po’ ha a che fare con il paesaggio di mare e roccia, di montagna e Mediterraneo, ma è anche un po’ conseguenza delle attività umane. Ecco allora riemergere il passato asburgico e imperiale e il prestigio commerciale, una dimensione insita sulla quale, in bilico, la città si protende verso l’Italia, di cui è «figlia lontana e divisa».

Grigia, sospesa, indeterminata: la vede così Daniele Del Giudice. Ma è una Trieste davvero così complessa, o non è forse un riflesso di geografie e inclinazioni interiori? La mappa (che, come sempre, accompagna il volume segnalando i luoghi più interessanti da trovare passeggiando come turisti) da reale si fa mentale e Trieste assume i contorni di una città introiettata, di un paesaggio interiore affrontato e descritto da svariati autori alla ricerca di sé: dai più noti, come Italo Svevo che già nel nome incarna l’anima della città, a quelli da scoprire pagina dopo pagina.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!