A Torino c’è il sole e un’arietta frizzante da inizio autunno che spazza il cielo e accende l’azzurro su cui si stagliano, nei raggi di sole brillanti, gli ippocastani del centro. È ottobre e inizia Biennale Democrazia: mentre ci godiamo la giacca, mentre montano le luci d’artista, mentre le ore di luce diminuiscono e le piogge – spesso le alluvioni – caratterizzano le giornate di un mese anomalo e in fondo ormai consueto. Non è certo la consueta stagione per un evento come Biennale Democrazia, che da sempre animava la primavera degli eventi torinesi ma, complice la rivoluzione mondiale, ha spostato l’edizione all’autunno 2021. Proprio un anno fa Biennale pubblicava una call pubblica, aperta ai cittadini, per la proposta di temi e argomenti che fossero declinabili secondo il tema principale: Un pianeta, molti mondi.

C’era appena stata un’alluvione devastante in tutto il basso Piemonte e Liguria di Ponente, recuperavo l’assurdo sulla spiaggia mentre poco distante affioravano cadaveri e, a monte, scenari di devastazione entravano di diritto nelle immagini della cronaca giornalistica. La tempesta Alex sarebbe stato un evento simbolo, una di quelle circostanze da ricordare per potenza del fenomeno, conseguenze tragiche, devastazione e dramma. Sull’onda emotiva di quell’evento, della riconsiderazione – l’ennesima – della fragilità territoriale che contraddistingue la nostra terra, quel micromondo incastrato sulle vie del sale che lega Riviera dei fiori e Piemonte, ho convinto un amico ingegnere a proporre qualcosa che aprisse dibattito su come il cambiamento climatico coinvolge, nel suo movimento globale ed enorme, piccoli territori circoscritti e azioni specifiche declinate su contesto, orografia, infrastrutture.

È nato così Acqua che affonda terra e ponte, il dibattito che proporremo venerdì 8 ottobre a Biennale Democrazia. Abbiamo vinto la call, e siamo stati chiamati a metter su un evento chiamando ospiti che potessero raccontare e portare testimonianza diretta su fenomeni devastanti come la tempesta Alex. Non ci aspettavamo, però, di doverci rendere conto che quel tema era – è – ancora attualissimo e ha forse bisogno di essere esplorato ancora meglio. Non pensavamo affatto che la nostra proposta sarebbe stata ahinoi vivificata e ribadita, nella sua urgenza, da nuovi eventi alluvionali. Invece.

Mercoledì 6 ottobre: il mio amico e collega di avventura mi ha appena inviato alcuni dati di LIMET riferiti all’alluvione che lunedì 4 ottobre ha stravolto il savonese, anche Arpal ha pubblicato dei dati che danno un riscontro pesante su quanto avvenuto ancora, e di nuovo, per l’ennesima volta. Eccoli qui, parliamo di

178,2 mm in 1 ora a Vara Superiore (Urbe, SV), ad un soffio dal record nazionale di 181 mm/1 h del 4 novembre 2011 a Vicomorasso (S.Olcese, GE);

377,8 mm in 3 ore, sempre a Vara Superiore (Urbe, SV) record nazionale su questo intervallo di tempo;

496 mm in 6 ore a Montenotte Inferiore (Cairo Montenotte, SV), record nazionale su questo intervallo di tempo;

740,6 mm in 12 ore a Rossiglione (GE), record nazionale su questo intervallo (superati i 717,8 mm/12 h del 7-8 ottobre 1970 a Genova Bolzaneto, episodio che causò devastazioni e almeno 35 vittime nel capoluogo);

883,8 mm in 24 ore sempre a Rossiglione (GE), poco distante dal record nazionale di 948,4 mm del 7-8 ottobre 1970 a Genova Bolzaneneto.

Dati record, ecco le valutazioni di Arpal e anche un’utile analisi di quanto avvenuto. “In Liguria piove più violentemente che in qualunque altra parte del mondo extra-tropicale.Questo è un dato di fatto. Ed è davvero arrivata l’ora di accettarlo.La prevenzione e la gestione del rischio idrogeologico devono diventare una priorità massima, assoluta, che non può e non deve conoscere attenuanti” scrive LIMET. E, io credo, basterebbe fermarsi qui a riflettere.

L’invito, invece, è quello a raggiungergi venerdì 8 ottobre per il dibattito di Biennale Democrazia, perché parleremo proprio di questa cosa, attualissima, in modo tristemente inaspettato, urgente, tema da portare all’attenzione di tutti e far restare al primo posto nelle agende politiche e decisionali.

Non l’avremmo mai detto, ma la lettura della realtà di una giornalista, me, e l’analisi dei dati di un ingegnere, Alessio Pastorelli, ideatore con me del dibattito selezionato da Biennale Democrazia, si sono rivelate una lente capace di individuare un punto dolente della dinamica globale/locale, ovvero cambiamento climatico e risposta – drammatica, nel caso ligure – del territorio. In attesa di dibattere insieme a Paola Allamano, ingegnere ed esperta in monitaggio dati legati alla pioggia, Alessandro Giribaldi, vicecomandante dei Vigili del Fuoco di Imperia, e Ferruccio Fazio, sindaco di Garessio, tra i comuni flagellati dalla tempesta Alex, inserisco qui un reportage di Davide Avena su Riviera Time molto ben fatto e molto bello sulla Valle Argentina, estremo ponente ligure, a un anno dal 3 ottobre 2020. Dalle parole dei sindaci emerge quel nodo complesso di problematiche strettamente territoriali e gestionali che rappresenta uno dei nodi sui cui dibattere.

La sfida è appena iniziata, speriamo che la nostra proposta per Biennale Democrazia inauguri una strada ancora tutta da percorrere con sempre maggiore consapevolezza di una dinamica mondiale ma, insieme, connessa alla peculiarità di singoli, piccoli e fragili territori.

Un po’ di rassegna stampa

Il Secolo XIX 6 ottobre 2021

Riviera Time 6 ottobre 2021

Riviera 24 6 ottobre 2021

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!