Nonostante

La fatica, l’incertezza, le difficoltà, l’imprevedibilità

La storia

Christian ha 25 anni e una grande passione, quella per la sua terra. Dopo un percorso scolastico che avrebbe lasciato supporre tutt’altro futuro, ha deciso di rimboccarsi letteralmente le maniche e occuparsi di olivicoltura nel primo entroterra di Imperia, Liguria. Oggi ha un’azienda, Tenute Gastaldi, e produce olio e derivati legati alla filiera olivicola, oltre a esser presidente regionale di Agia, l’Associazione Giovani Imprenditori Agricoli. Una scelta insolita, la sua: tornare a lavorare la terra e mettersi in gioco con un’impresa non sono tra i rischi che un giovane sembra potersi – e volersi – permettere nel 2018. Eppure Christian ha una passione grande, che si alimenta di entusiasmo e di amore per le proprie radici. Mi sono fatta raccontare la sua storia.

L’importante è trovare gente appassionata

L’autunno, nella mia città e nel Ponente ligure in generale, è la stagione delle olive. Si stendono le reti tra le fasce terrazzate, si preparano le cassette e la chitarra che pulirà dai residui e dalle foglie, si prendono accordi con i frantoi. E poi si “sbatte”: i frutti  – le preziose taggiasche – cascano a terra, alcune nere, alcune verdi, e confluiscono, quarta dopo quarta (n.d.r la quarta è l’unità di misura delle olive qui nel Ponente, è il volume di un secchiello cilindrico, per semplificare, ma trovate la spiegazione su Wikipedia) nei sacchi che viaggeranno verso il frantoio. L’emozione di veder uscire dal rubinetto dell’impianto un vischioso liquido verde-giallo che emana il suo aroma inconfondibile e che, litro dopo litro, viene raccolto in taniche e fusti, è qualcosa che ci si tramanda di generazione in generazione. I nonni ci raccontavano della raccolta delle olive in tempo di guerra, alle elementari abbiamo analizzato le foglie affusolate dei nostri rocciosi ulivi aggrappati ai muretti a secco, e quando è primavera lo capiamo dal comparire dei fiori bianchi d’ulivo, che fanno ben sperare per la raccolta che arriverà subito dopo l’estate.

Contatto Christian con la consapevolezza di conoscere un linguaggio comune, quello della terra che abitiamo e delle sue caratteristiche che dal paesaggio sono diventate gesti e impressioni, quello fatto di scorci vegetali che si aprono sul mare e stagionalità contraddistinte da rituali antichi: la raccolta, la potatura, la natura che fa il suo corso tra le fronde d’argento. Non sbaglio: Christian ha solo 25 anni ma le idee molto chiare e una passione che si traduce in estrema consapevolezza e sicurezza. 25 anni, e un’azienda agricola, Tenute Gastaldi, che ha messo su da qualche anno e con la quale piano piano ha iniziato a produrre e vendere prima olive, e poi olio, che imbottiglia dallo scorso anno, il 2017.

La storia di questo ragazzo mi stupisce: non conosco nessuno che a questa età si sia appassionato alla terra tanto da farne un lavoro. Tutti siamo legati alle olive, dedichiamo alla raccolta il weekend, aiutando la famiglia e partecipando all’entusiasmo del primo olio, ma sono pochi coloro che decidono di radicarsi qui e faticare, rischiare anche, per dipingersi un futuro. «Ho fatto l’istituto d’arte – mi racconta il mio intervistato quando inizio a scavare in questa storia – e appena ho finito le superiori ho aperto partita iva agricola: già da allora avevo iniziato a occuparmi di olive, anche se poi mi sono iscritto all’università». A questo punto completo la frase: agraria, immagino. Mi sbaglio: Christian si è iscritto a scienze politiche, e ne ridiamo considerando la varietà di interessi che si nasconde nemmeno troppo dietro il suo percorso, che anno dopo anno non ha mai abbandonato gli ulivi. L’azienda e l’impegno serio si sono però concretizzati dal 2017.

Ma, domando a Christian, avevi già delle campagne, magari in famiglia? «I miei si sono sempre occupati di olivicoltura – mi dice – avevamo dei terreni di famiglia, di mio nonno. Io ho ampliato, prendendone altri in affitto, è una scelta mia, anche se in questo ambiente e tradizione sono cresciuto». Deduco che si tratti di una passione tutta personale, e infatti trovo conferma quando vado a sondare come e quando nasca questo interesse. «Sicuramente parte tutto dalla mia passione per il cibo e la tradizione – mi racconta Christian – e poi dalla profonda ammirazione che ho per mio nonno. Lui mi ha sempre raccontato delle olive, di come la sua famiglia di otto figli sia cresciuta lavorando con le olive, anche se poi si è sempre occupato di altro».

Nella mia testa ci sono degli interrogativi: mi immedesimo, e mi chiedo se sia possibile decidere di aprire un’azienda e partire. Naturalmente no: Christian mi racconta di essersi formato sul campo, lavorando per conto di terzi e facendo prima un po’ di gavetta, utile a guardarsi intorno e imparare, inclusa anche la parte commerciale per alcune fiere di settore grazie a cui si è confrontato con altri punti di vista e realtà. «È dura, molto dura – mi fa notare – piano piano inizi a imparare qualche trucchetto, ma finché ci pensi e basta, non fai nulla. Invece nel momento in cui ti decidi a mettere su un’impresa, sei in ballo e quindi vai».

Oltre ad avere un’azienda agricola, Christian vanta una recente nomina a presidente regionale di Agia, l’Associazione Giovani Imprenditori Agricoli. Gli faccio osservare come già nel nome questa associazione raduni insieme tre termini che suonano strani messi insieme oggi: giovani, imprenditori, e agricoli. L’agricoltura infatti, secondo una mia percezione che scopro non essere poi molto lontana dalla realtà, non è il campo preferito dai giovani di oggi, e tanto meno l’imprenditoria, una strada in salita e rischiosissima.

«Questa nomina è una bella responsabilità – è il commento di Christian sull’Agia – siamo sempre meno a occuparci di agricoltura, soprattutto in Liguria. Ritengo sua un ruolo importante, proprio perché è necessario richiamare sempre più persone intorno al tema. Non sarà facile, è un lavoro duro. Ma ce la stiamo mettendo tutta, abbiamo costruito un bel gruppo di ragazzi che lavorano la terra e soprattutto sono appassionati. Secondo me l’ottanta per cento del ricavato del nostro lavoro è proprio la passione, il venti per cento che resta è il denaro e quello che ne consegue. L’importante è trovare gente appassionata».

Senza passione, insomma, sarebbe impossibile trovare la voglia per affrontare un mestiere così faticoso. «C’è sicuramente bisogno di un ricambio generazionale non da poco – aggiunge il mio intervistato – perché sono tante le aziende che chiudono per vecchiaia». Vecchiaia negli strumenti e nei mezzi, oppure età anagrafica? «La seconda – mi spiega Christian –Ci sono pochi giovani, e sono pochi anche, in generale, quelli tra loro che hanno voglia di fare impresa. Non è una strada facile, ma è anche vero che se non ci si mette un po’ di passione, voglia e incoscienza ora, da giovani, poi non lo farà più nessuno!».

La salita è ripida, sembra quasi una metafora dello stesso territorio ligure, tutto salite e asperità. Tra ostacoli, premi e finanziamenti non sempre facili e una burocrazia spesso ostica, gli ulivi però resistono tenacemente, ed è quello che fa anche Christian. «Ho iniziato questa settimana la raccolta – mi dice quando lo intervisto, a metà del mese di ottobre – è un’annata molto buona, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, le piogge invernali sono state ben accette e hanno ripagato della scarsa annata dell’anno precedente». Gli alberi da seguire sono 1500 circa, anche se non tutti in produzione, e il lavoro della raccolta 2018 si protrarrà fino a dicembre.

L’olio di Christian è il taggiasco, il brand della zona del Ponente Ligure. Parlandone è inevitabile virare sul tema del territorio, qui così particolare e delicato, nella sua fragilità che riemerge a ogni episodio meteorologico importante, tra alluvioni, esondazioni, frane. «La Liguria è una regione difficile per l’invecchiamento delle imprese, ma anche territorialmente – mi fa notare quando gli domando come si è confrontato con le difficoltà aggiuntive legate alla terra  – spesso il dissesto idrogeologico ha la meglio. La presenza degli agricoltori è fondamentale proprio per la conformazione geografica di questa zona. Noi produciamo cibo e olio, ma manteniamo anche il territorio con muretti, canali e rii di scolo, elementi fondamentali per evitare che tutto “venga giù”. Quando si abbandona una campagna, purtroppo si abbandona anche tutta la canalizzazione irrigua e l’architettura dei muretti, ed è così che nascono le frane e sentiamo parlare dei disastri. Se ci fosse una maggiore attenzione al mantenimento del territorio queste notizie sarebbero meno frequenti».

Metto alla prova il mio interlocutore e gli chiedo quale leva userebbe per convincere un suo coetaneo a intraprendere un’attività come la sua. «Ne ho già convinti diversi! – mi risponde sicuro – penso di esserci riuscito con il mio entusiasmo, lo stesso che senti ora mentre ti parlo delle mie cose. Li ho convinti facendo provare loro l’emozione che è lavorare la terra, stare a contatto con la natura e creare dei prodotti di qualità». Insomma: toccare con mano per testare, e capire. Quando gli racconto del progetto Nonostante e della ricerca di persone giovani che, nonostante una serie di ostacoli, trovano la voglia e la passione per fare cose, Christian mi conferma la presenza di un mondo forse un po’ sotterraneo, ma attivissimo: «Secondo me ci sono tanti ragazzi in gamba, ma se ne parla sempre poco dando invece spazio alla gente che si lamenta».

Nella patria dell’olio taggiasco e del mugugno, sarebbe strano il contrario, sorrido io, contenta però di aver individuato anche questa volta una storia che mi porterà a trarre delle conclusioni positive sulla mia scommessa di inizio anno. È un’indagine lenta e difficile, mi viene da accostarle il lavoro dello stesso Christian con i suoi ulivi, un processo che potenzialmente, seguendo il ciclo della stagioni, non ha mai fine. Finita la raccolta infatti si proseguirà con le attività in campagna: «c’è lavoro tutto l’anno – è il commento felice e motivato che mi sento fare dal mio intervistato – è bello per quello, si fanno sempre cose diverse, io non riuscirei mai a ripetere la stessa cosa tutti i giorni, invece questo lavoro stagionale ti permette di cambiare e cambiare».

Postilla

L’appuntamento clou dell’autunno imperiese è, ormai da qualche anno, Olioliva, una sorta di mostra mercato che porta nel centro città pedonalizzato i numerosi produttori locali di olio e olive per offrire al pubblico una vetrina preziosa di assaggi e lo spettacolo della prima spremitura dell’annata, l’olio quasi denso e color verde mela che per noi locali è un vero patrimonio. Quest’anno Christian sarà per la prima volta presente con la sua azienda a Olioliva, felice di potersi far conoscere ed esporre il frutto di tanto lavoro. «È il primo appuntamento che avrà – mi svela – può sembrare piccolo, ma per me è importante!». Per chi leggerà questa intervista prima delle date, sappiate che Olioliva, la festa dell’olio nuovo, si svolgerà in centro a Oneglia dal 9 all’11 novembre 2018. Un’occasione ghiotta – in tutti i sensi – per conoscere dal vivo Tenute Gastaldi (a proposito, le foto che corredano questa storia sono tutte dell’azienda di Christian) e per farsi contagiare dall’entusiasmo di un giovanissimo imprenditore che ha a cuore le proprie radici.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!