È singolare e bizzarro che la mattina di sabato 25 marzo mi sia svegliata con una mail da Bookpride che mi bussava per avvisarmi che un mio racconto inviato al contest era stato selezionato tra i vincitori. È singolare perché da lì a due ore io sarei andata a un corso – l’ennesimo, fatto e pensato – di scrittura. Giornate per chi vorrebbe scrivere e quando ci ha provato ha trovato la pagina bianca e ha realizzato che da solo non ce l’avrebbe fatta, ore per capire com’è che si sbroglia quell’intrico di fili in testa e si spalma liscio liscio su un foglio, uno dopo l’altro, a formare un libro. Corsi di editoria: fatti a bizzeffe. So come funziona la filiera, e so anche come si lavora sui/coi/nei / per i libri. Corsi di scrittura en plein air per assorbire ispirazione da atmosfere fiabesche e di pace: ce l’ho, pure quelli, ridotti spesso a sedute di psicologia di gruppo dove ognuno, penna in mano, si sente avvolto da uno straordinario potere e durante le prove di scrittura (che poi sono irrimediabilmente lette ad alta voce) dà il meglio di sé con pagine stile harmony o biografie nascoste dietro un paio di nomi stranieri.

Ebbene, perché riprovarci? Tra una salita di cinismo e l’altra, fondamentalmente, perché la voglia di scrivere non mi è ancora passata e, più vado avanti, provo e ottengo piccoli spiragli di consenso, più capisco che tutta questa massa di idee, nozioni e intoppi andrebbe accudita e alimentata con regole insegnate da chi ne sa di più. Dunque eccomi al corso con Sara Rattaro, dedicato alla scrittura delle emozioni. Faccio a meno della suspense e mi fa piacere dare subito un parere: finalmente un corso utile! Utile nei contenuti, che si sono snodati tra alcuni punti nevralgici dello scrivere, utile nei modi dell’autrice, letteralmente una di noi, ancora nella libreria che ci ha ospitati e nella sua premurosa libraia, e anche nei “colleghi” di corso, grandi lettori, persone aperte e disposte a dialogare senza ego smodati da sbandierare. Tutte cose rare, credetemi, preziose e belle.

Sotto questa buona stella, che è andata confermandosi mano a mano che le 6 ore di corso procedevano, credo di aver davvero imparato qualcosa sulla narrativa. Beninteso: sono ancora lungi dall’avere un possesso sicuro e completo delle grandi questioni dello scrivere storie, ma grazie a Sara Rattaro ho avuto la conferma che alcuni ostacoli che ho rintracciato e su cui ho provato a lavorare sono le mattonelle del percorso corretto. Tutti passano di lì, insomma. L’importante è non arrendersi, e nemmeno arenarsi su un paio di cose che abbiamo chiarito e ribadito: no giudizi morali, no autobiografia.

Del resto, se di narrativa si tratta, la fantasia è libera di scorrere e mettere insieme mosaici tratti da episodi reali, e cuciti insieme grazie a immaginazione e un pizzico di abilità. Perché, alla fine, non è che si possa accozzare insieme qualsiasi trama, anzi: senso, credibilità, direzione (e naturalmente linguaggio) hanno un ruolo chiave. Provare per credere.

Infatti è da lì che siamo partiti, in un esperimento curioso e molto realistico se, come me, siete attratti dalla scrittura e vi capita di coltivare storielle in testa per dar loro una forma e tentare di fissarle sulla pagina. La trama è la prima, primissima cosa nella quale ci si imbatte, e spesso ci si contorce, ci si inabissa, si sfuma, vi fa sembrare che no, non c’è proprio speranza. E invece no! Con una manciata di personaggi qualunque e un’altra di situazioni impreviste, con Sara Rattaro abbiamo allestito una serie infinita di ipotesi e trame intriganti e interessanti, incentrando la nostra attenzione su uno o un altro personaggio, su uno o un altro nodo della faccenda, su scenari da recuperare per spiegare il passato e il presente, e schemi da pensare per il futuro di un intoppo creatosi da un imprevisto tra quei personaggi ideati e attivati.

A colpi di “e se fosse” abbiamo scolpito nella materia del possibile una serie di storie diversissime, imparando che le narrazioni vivono di crisi, di equilibri rotti e ristabiliti, e mai invece di tragitti lineari. Pensavo a Propp, a Greimas, e ai piani narrativi cosiddetti d’uso, dove cioè l’eroe, per arrivare alla fase successiva del proprio viaggio, si trova ad affrontare microstorie che ripetono lo stesso schema. Sta qui il motore delle storie, la benzina che le culla e le spinge alla loro ricerca incessante. Viva dunque la complessità, la confusione, in mezzo alla quale mettere alla prova personaggi a tutto tondo, fatti di vite apparenti, vere e segrete, gli strati che costituiscono l’esistenza di chiunque. Segreti che, beninteso, non significa che bisogna inscenare dei Paperinik che ogni notte si cambiano in un garage nascosto per diventare supereroi e salvare la città, ma che sono invece quelle parti più intime, personali, di cui ognuno di noi si vergogna e che tiene gelosamente per sé. Ecco, c’è già conflitto: segreto e apparenza. E se qualcuno, invece, scoprisse i nostri segreti? Se per ragioni diversissime avesse le chiavi per l’accesso al nostro baule delle cose che non vogliamo si vedano? Delle debolezze, delle incertezze, degli errori passati che per non essere additati dalla società sono stati relegati nell’ombra. La trama è già più ricca, interessante.

Personaggi, dunque, molto complessi. Veri macchinari narrativi dietro ai quali stare e, anzi, a cui dare voce e pensiero: personalità, insomma. Cosa non facile che, se solo ci provate con la mente, vi dà un’idea della difficoltà di fronte alla quale lo scrittore si trova. Il vero scrittore non parteggia per nessuno dei suoi personaggi, non difende né accusa, non giudica, ma mette in scena con coerenza le loro vite. Imperfette, distrutte, complicate, possibili e controverse. Sfido a scrivere un romanzo chi non riesca ad avere un controllo completo di questa complessità tutta umana!

Perché, gira che gira, a meno che non si scelga di scrivere di fantascienza e mondi alternativi (che comunque devono mantenere la propria coerenza e credibilità, allo stesso modo), tutta questa giostra narrativa si regge su un perno comune: le emozioni. E tutti proviamo emozioni. Qualcuna è antropologicamente uguale (gli scatti di rabbia, la paura…), altre sono più raffinate, si scatenano a partire da situazioni precise. Lo scrittore deve essere lì: lì dentro, deve capire tutti i suoi personaggi, anche quelli cattivi, di cui non condivide la morale. Solo così potranno uscirne voci credibili. Se siete lettori, avete capito a cosa mi sto riferendo. È una questione di empatia, e come ha ribadito Sara Rattaro, non è la stessa cosa della simpatia!

Chiacchiera dopo chiacchiera, non sono state poche le problematiche attraverso cui il corso si è snodato. Perché, se il pregio della scrittrice-insegnante è stato quello di rendere sempre viva l’attenzione, è pur vero che lo scenario della complessità dello scrivere si è srotolato lungo un discorso durato una giornata intera. Personalmente, ho preso coscienza più nitida dei problemi, ma ho anche maturato nuova voglia di riprovarci. Le sfide mettono un po’ di acquolina, si sa.

Ma come si fa a creare una trama, pensare dei personaggi, renderli coerenti, e farli parlare e sentire? Anche in questo caso, non è niente di facile, anzi. I trucchetti di Sara Rattaro sono risultati stimolanti e incoraggianti, e non ve li rivelo per non autoinfliggermi uno scacco matto, e per accendere in voi lettori un po’ di curiosità. Vi domanderò solo: avete mai pensato alla gestione delle sensazioni in narrativa? E ai dialoghi? E, infine, ai verbi? Meditate, leggete, e meditate: niente è scontato né immediato nelle storie!

Arrivando dunque al bilancio, direi che sono estremamente – e finalmente!  – soddisfatta da un corso di scrittura che, senza atmosfere accademiche né sedute psicologiche, cosa che finora avevo sempre incontrato, è riuscito a chiarirmi i fondamentali dell’arte di scrivere storie. E raccontandomi questo, mi ha rasserenata: posso essere in grado, le difficoltà sono normali e necessarie, non sono montagne insormontabili. Basta, io credo, quel pizzico di creatività e fiducia capace di caricarsi in spalla tutti i bauli della fantasia e di superare con gamba tesa il cinismo della vita quotidiana per portarli in salvo, là dove scrittura e parole sono ospiti accolti e ben visti.

Dunque grazie a Sara Rattaro, e grazie alla libreria Mondadori di Imperia, un posto bello dove incontrare belle persone!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!