Nel 2007 (10 anni fa!) avevo un blog, si chiamava Inchiostrando. Nulla di geniale, lo riconosco, ma all’epoca mi dilettavo a scrivere sul web e tanti amici e non solo commentavano in partite a ping pong sempre curiose e appaganti. Oggi i tempi sono cambiati, queste pagine sono – o cercano di essere – super controllate, taggate, linkate e un sacco di altre cose che tolgono loro la bellezza della scrittura istintiva, quella un po’ diaristica che faceva talvolta insistere la me ventenne sui tasti dello scavo emotivo, sulla suggestione descrittiva. Di questa roba oggi un po’ mi vergognerei, lo confesso. Ma c’era un post, me lo ricordo bene, che raccontava in termini di suggestione una cosa che in questi dieci anni è diventata una sorta di posto felice e appuntamento fisso: il PercFest di Laigueglia. Il 28 giugno 2007 scrivevo un post che ho ritrovato e che mi sembra adattissimo a celebrare i miei primi dieci anni di jazz dal vivo, scopo di questo post datato invece 16 giugno 2017. Non avevo mai partecipato a un concerto jazz, non avevo mai visto i musicisti jazz così da vicino, e in quella serata, complici la brezza di mare, l’emozione di ascoltare da vivo cose che fino ad allora erano passate solo sui cd (all’epoca il cd era ancora una cosa normale) e la dinamica segreta dell’improvvisazione, avevo vissuto un puro incanto. Al termine del concerto il batterista di Cammariere (era suo, il concerto), Amedeo Ariano, mi aveva autografato un quadernetto scrivendomi “Con tanto jazz”. L’avevo creduta una chiave per indagare e leggere il mondo, quell’autografo l’avevo fatto mio e, felice che non si può dire, sull’onda dell’emozione, avevo scritto quanto segue. Il post si intitolava, ovviamente, “Con tanto jazz”.

La dedica più adatta per rendere indimenticabile una serata di musica dal vivo, di jazz ascoltato e guardato a due passi da un palco.

Una piazzetta tipicamente ligure, terrazzini fioriti e ristorantini, le palme mosse dal vento, l’atmosfera di una fresca notte di inizio estate. Il mare, increspato dalla brezza, con le sue ondine che, pacifiche, si frangono sul fondale sabbioso. Laigueglia: magico borgo, dalle tinte pastello. Curiosi, appassionati, i soliti turisti che affollano le cittadine sulla costa…Tutti riuniti intorno a quel palchetto dove c’è LA MUSICA.

Anche se non vedi tutto come vorresti, sei di lato, la gente ti viene quasi addosso, ti accorgi dei cavi, dei ragazzi che non riescono a regolare bene i suoni dalla consolle, respiri le sigarette che fumano, hai un amplificatore davanti. Però sei lì con loro, li vedi, quasi li tocchi, ti accorgi di quelle segrete occhiate tra musicisti che fanno il Jazz. E tutto il resto scompare: ti emozioni con quei suoni, mentre intuisci il mare, lì, dietro il palco, le palme, la passeggiata. Il mare che si unisce all’armonia con la sua serena risacca. Atmosfera incantata. La luna si riflette sull’acqua increspata, i lampioni arancio riscaldano l’aria: romantici riflessi riempiti di Jazz.

Una base sicura, calda, instancabile, pizzicare di corde sulla cassa armonica che luccica, color jazz, segni del tempo su quel legno: contrabbasso. La fantasia in quel bianco e nero di tasti dove le dita si muovono libere e sicure a ricercare accordi e sonorità che sanno di Jazz, che sono Jazz: il pianoforte, nero, a coda, padrone della scena. Ritmo, tempo, sfarfallio di piatti, colpi secchi, spazzole delicate ma decise battono incessantemente: la batteria Jazz. Dove tutto prende vita. Dove ti senti dentro che quel tempo ce l’hai, e segui chi lo suona, lo guardi tra l’affascinato e l’invidioso mentre strizza l’occhio in segno di intesa agli altri, ti emozioni quando chiude gli occhi e trasforma il suo sentire ritmato in qualcosa di sottile, ma sempre presente.

Ritmo, divertimento, talento immensi. Una festa su quel palco, mentre Cammariere e la sua “famiglia” artistica suonano pezzi che per anni ho imparato a fare miei tramite dei cd.

Chiudi gli occhi e ti lasci cullare dalla brezza di mare che fa volare gli spartiti. Sparisce tutto: solo il suono che ti entra dentro, tu e il Jazz. E quando esce quella tromba a gridare la sua voglia di swing ti parte un brivido lungo la schiena. E’ bello, è fantastico, è indescrivibile, le parole non le trovi, non pensi più a niente e ti godi quell’artista che butta fuori la sua carica di vita in sordina. Vorresti solo che non finisse, tutta la notte così, stretti nella piazzetta, a sognare, fino all’alba.

Ritmo, improvvisazioni fantastiche tra i musicisti che si divertono a scoprirsi sempre di più. Intesa fatta di occhiate. Complicità e ironia: Cammariere che si aggira sul palco con una telecamera a riprendere le improvvisazioni del suo gruppo e il pubblico che lo applaude, raccolto in quell’angolo estivo di borgo marinaro.

Tutto questo è il Jazz dal vivo: un’esperienza indimenticabile. Musica che ti prende, e ti emoziona tanto, tanto…La dose perfetta di ritmo, la giusta sintonia da seguire per vivere la vita con tanto Jazz!

 

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!