«Stiamo facendo appello a delle risorse che abbiamo dentro, chi non ha imparato a coltivarle è spiazzato». Giorno 32, tra gli scambi di messaggi con cui intreccio la giornata c’è anche questo, di un’amica cara con pensieri profondi e sensibilità non comune. Oggi è la giornata dei battiti: mi sveglio con il primo, è un messaggio che non mi aspetto, non lo avevo previsto, c’è dietro un cuore che batte, mi dice di continuare a scrivere. E io oggi sono di nuovo qui: scrivo, provo a farlo plasmando un senso, cercandolo, tra le pieghe di una quarantena che si incunea sempre più nella primavera. Oggi è un giovedì Santo bellissimo, di sole caldo e straniamento a cui ormai ho fatto l’abitudine.

O forse no, non mi sono ancora arresa all’idea delle mascherine, vedo mio zio, non mi muovo, non mi avvicino, e a dire la verità non lo vedo, perché la mascherina gli copre il sorriso che immagino ma che di fatto non posso raccogliere. Un incontro che non è un incontro, resto con lo sguardo arreso oltre la porta, domande gravitano, risposte più grandi di me.

Scrivo, dicevo, o almeno ci provo. Distrarsi è facile, imbastire trame forti è complesso. È che l’attenzione è labile, la concentrazione è una conquista per scalatori coraggiosi, preferisco bucherellarne il telo con i messaggi di chi mi colora le giornate. Sono loro i battiti, sono loro il tempo di quest’attesa di Godot. Meno male che ci sono: i pianeti della mia galassia lontana lontana.

Fantastico di una grande cena estiva tra gli ulivi. Ho la sceneggiatura che galleggia in testa da qualche giorno: la pace dell’estate, tutte le persone che stimo e a cui voglio bene, le risate, gli abbracci e le foto sceme, cuscini per terra perché non basteranno le sedie, e le lucine sul pergolato, neanche fosse Natale. La festa della liberazione, meglio: della libertà. È che in fondo, mi dico, io questa libertà ce l’ho già qui, ogni mattina una sfida a questo schermo: avanti, a noi. Parole, frammentate. Bandi, idee, progetti. Anche oggi imbastisco un’idea e la affido ai bit digitali. Chissà se arriverà, se qualcuno la leggerà. Se varrà. Anche oggi non lo posso sapere, anche oggi ho sedato la coscienza, e poi si vedrà.

Ma devo continuare per la mia strada, mi scrive un’amica. Parole sagge, parole che accarezzano, parole che sono presenza, e conoscenza. Le mie giornate sono costellate di parole scritte, battiti, guardo i tasti della Letterina 22 di carta che decora la scrivania, le lettere, il foglio bianco, tutte le parole che servono per costruire la rete dei giorni vuoti in cui sembra di perdersi, novelli Marcovaldo in cerca di scenari per immaginare, per figurarci un futuro che non è mai stato così incerto.

È una primavera struggente, di bellezze mai così evidenti. Di piccole cose, un toast e l’insalata più verde, le fragole e la dolcezza del loro rosso. Basta il gracidare delle rane a sera per sottolineare con vigore quella curva che precede l’estate, quelle abitudini scontate che ora non saranno. Ora è diverso, e non è dato ancora sapere cosa sarà: si galleggia nel tempo della stasi. Meravigliosa stasi, non fosse per una pandemia mondiale. Il trench è nell’armadio: credo salterà la sua stagione. Oggi faccio il cambio armadi: eccole, tutte le cose primaverili ed estive, quelle che mettevo sempre e che quest’anno salteranno. Un salto collettivo, la corda della pandemia che ci prende sotto, togli i piedi, veloce, salta. Battiti sul pavimento. E un giro si perderà.

Arriva a sorpresa un video da un amico lontano: parole di conforto che stringono la rete dei miei affetti. Ancora battiti, sorrisi dolci, la sensazione di essere “a casa”, di trovare dei punti di riferimento, in mezzo al caos, nonostante tutto, nonostante la paura.

Mai così bella: Fai rumore, Diodato

E me ne vado in giro senza parlare
Senza un posto a cui arrivare
Consumo le mie scarpe
E forse le mie scarpe
Sanno bene dove andare

Leggi tutte le giornate del mio diario di quarantena: 25 giorni a casa.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!