Nonostante…

Un paesino di nemmeno 200 abitanti, l’abbandono del territorio, un’alluvione

La storia

Maria è una delle giovani protagoniste di Brigì, una cooperativa di comunità nata nel 2015 a Mendatica, un paesino del Ponente ligure montano in Alta Valle Arroscia, provincia di Imperia. Mendatica è circondata dai centri di Cosio di Arroscia, Montegrosso Pian Latte, Triora e Briga Alta, che è già oltre il confine e appartiene a Cuneo. È un paesino che conta poco meno di duecento abitanti e ha una storia e un’economia incentrate sull’antica attività della pastorizia, eredità storica e culturale oggi trasformata in patrimonio da rivendere in chiave turistica. Ed è questo che fa Brigì: turismo. In prospettiva sostenibile, giovane, e con un entusiasmo raro da trovare in un paesino così piccolo e apparentemente lontano dal brulicare della città, dalle opportunità e dall’apertura che luoghi più centrali offrono. Maria ha 30 anni tondi, e ha scelto di vivere a Mendatica. Se c’era una storia da nonostante, dunque, era proprio la sua. Ecco perché ci siamo incontrate vista mare un sabato mattina, e abbiamo chiacchierato di Brigì e del segreto del suo successo.

Brigì, la cooperativa di comunità di Mendatica

Maria è un ingegnere edile, si è formata a Milano, città dove ha studiato e dalla quale ha deciso di andare via finito il percorso nel 2013, e attualmente vive a… Mendatica. Ebbene sì: una scelta di vita inconsueta. Mendatica dista una quarantina di minuti da Imperia, il capoluogo di provincia, ed è vissuta e pensata come luogo di seconde case, dove trascorrere il weekend oppure i mesi estivi, in fuga dal caldo della costa. Un tipico paesino dell’entroterra, che ha però dalla sua una forte identità territoriale fatta di agricoltura e pastorizia, e una Pro Loco da sempre (o almeno, da che io ho memoria) attivissima sul fronte del turismo, dell’organizzazione eventi e dell’accoglienza. A Mendatica, nonostante la lontananza dalla costa e nonostante si tratti di un centro davvero piccolo, abitato per lo più da anziani e anzi in via di spopolamento secondo i trend delle borgate alpine (ricordate: siamo nelle Alpi Marittime), si tengono ogni anno due appuntamenti che attirano molta gente dalla costa, sono la festa della transumanza e la festa della cucina bianca, così come è chiamato il cibo tipico dei pastori, la cui tradizione è tenuta viva e che sembra avere successo anche tra i giovani.

Perché è questo l’aspetto che mi colpisce della storia di Maria e di Mendatica: è un posto dove i giovani non si rifiutano di andare. E seppure la scelta di Maria sia particolare e forse unica, chiacchierando scopro che qualche ragazzo in paese c’è, e a dispetto di previsioni di trasferimento dopo gli studi, in cerca di lavoro e futuro, ha trovato grazie a Brigì un’opportunità per ripensare il proprio territorio, e per viverlo. Capisco di aver fatto centro: quella della cooperativa di comunità che Maria ha contribuito a far nascere è una storia bellissima che sfida un nonostante enorme come quello di creare possiblità in un paesino “sperduto”, e che come se non bastasse si è trovata a fare i conti con un nonostante più contingente, legato all’alluvione dell’autunno 2016 e alle sue drammatiche conseguenze sul territorio.

Lo chiedo subito a Maria: «ma come fai a fare tutto quello che fai?». Scopro infatti che al momento lavora a Savona, non proprio dietro l’angolo arrivando da Mendatica. «Mi sveglio alle 5.30 – mi svela lei – è un po’ impegnativo, ma mi piace tanto». Credo sia un’anticipazione del carattere sotto cui hanno preso vita tutti i tasselli che hanno poi dato forma a Brigì: la passione. Solo così, mi dico, questa impresa che osservata da qui sembra titanica e piena di ostacoli può riuscire a ingranare. «La scelta di Mendatica quindi resta, nonostante il lavoro a Savona?» chiedo alla mia interlocutrice, che mi ribatte sicurissima, raccontandomi dei suoi diversi impieghi qua e là per la provincia di Imperia nel corso degli anni: «avevo già un mezza idea, se fossi tornata da Milano, di andare a Mendatica. Mi ci trovo proprio bene. Adesso con il lavoro non riesco a godermela tanto, ma quando avevo l’ufficio lì scendevo a Imperia poche volte alla settimana, al mattino andavo a correre bel bosco… E poi non è troppo distante, se pensi che a Milano serve un’ora per attraversare la città e a me bastano 40 minuti per raggiungere Imperia. Solo, non ho i mezzi pubblici, quindi se sono stanca devo in ogni caso guidare. Ma è più una questione di testa».

Mendatica non è una scelta casuale: Maria la frequenta fin da quando è piccola, ed è un po’ casa per lei. C’è un’idea molto forte di radicamento, un sentimento di affetto e un grande voler bene al territorio dietro le parole di questa ragazza e dietro al grande lavoro che, insieme con dei coetanei, ha intessuto nel 2015 per dare vita alla cooperativa di comunità che oggi si occupa di turismo sostenibile e dà lavoro a una quindicina di persone. «Ma è nata prima la cooperativa o la tua scelta di trasferirti a Mendatica?» le chiedo.

«La cooperativa è nata nel maggio 2015 – mi racconta, molto orgogliosa del terzo compleanno appena festeggiato – Abbiamo iniziato a lavorarci nel gennaio-febbraio di quell’anno, era un’idea già nell’aria grazie alla Pro Loco, di cui sono consigliere da quando mi sono laureata di triennale, il 2010-2011. È una Pro Loco grande e attiva, ha da sempre gestito per esempio il Parco Avventura, il rifugio del Comune, le escursioni e le altre attività, ma senza mai avere una forma precisa. Ecco perché c’era l’idea che, strutturandolo, tutto questo sarebbe potuto diventare qualcosa di più». Se ne parlava, quindi, ma sono rimaste solo parole finché Francesco, anche lui poco meno che ventenne, ha fatto una proposta concreta al sindaco di Mendatica. In un posto abitato per il 60% da anziani, che Francesco si sia ritrovato con Maria e Paola e, con meno di 90 anni insieme, siano finiti per informarsi e contattare Lega Coop, è un passo decisivo. «Ripensandoci a posteriori – mi svela la mia intervistata – è stata una scelta ottima. Appena siamo entrati in Lega Coop abbiamo presentato le nostre idee… Se penso a come lavoriamo ora mi rendo conto che era tutto strampalato! Non sapevamo dove andare, non eravamo affatto strutturati. È stato lì che ci hanno parlato delle cooperative di comunità, abbiamo cavalcato l’onda e siamo stati fortunati, ci sono per esempio cooperative di comunità storiche, come i Briganti di Cerreto e la Valle dei cavalieri, che però non hanno avuto alcuna risonanza perché i riflettori non erano accesi su questo tipo di realtà».

E così è arrivato il mondo delle cooperative, una realtà che, per la situazione di Mendatica e delle sue strutture ricettive e turistiche, poteva funzionare: «eravamo una potenziale cooperativa di comunità e Lega Coop regionale si è interessata a noi – prosegue Maria – da lì abbiamo tirato giù una sorta di primo business plan in modo molto casalingo, per vedere dove andare. Abbiamo anche iniziato a studiare la normativa, ma eravamo davvero incoscienti!». 26 anni lei, 27 i soci, Paola e Francesco, e un piccolo investimento fuori dall’area di rischio per dare il la ufficiale, con l’atto notarile, a Brigì. Tempo di lavorare. «È stato difficile – mi dice Maria – con la Pro Loco le cose si facevano, ma con meno regolarità, in quel momento invece dovevamo essere precisi. Il 2015 quindi è stato l’anno di passaggio in cui abbiamo iniziato a strutturarci, e poco dopo la nascita di Brigì, prima dell’estate, è uscito il bando Coop Liguria StartUp».

Come a dire: una volta messi in moto, non ci fermiamo più. Perché è così che è partita Brigì, ed è lavorando con impegno e voglia di imparare e costruire che alla fine quel bando per StartUp l’ha vinto, portandosi a casa una discreta cifra utile alle proprie attività. «Abbiamo partecipato un po’ così, via, facciamolo – ci scherza su la mia interlocutrice, come se adesso, ripensandoci, fosse davvero tutto capitato per incastri di fortuna e non per impegno e tenacia – sui 90 progetti candidati in tutta la Liguria, siamo passati nei 30 selezionati, e così da settembre a dicembre siamo stati a seguire le lezioni a Genova». Non solo ventimila euro in palio, ma un valore aggiunto – peraltro subito individuato dall’entusiasta Maria – che prevedeva un programma utile per acquisire le basi e strutturare il lavoro alla cooperativa di comunità in modo corretto. «Forse all’inizio ero più ricettiva – osserva – ma quando anche gli altri hanno notato come cambiava il nostro modo di lavorare in gruppo, si sono entusiasmati».

Lavorare insieme, e farlo per una causa, per un’idea e per un paese a cui si vuole bene, per fa sì che non muoia, spopolato e distante, che ma che anzi trovi nuova linfa per tornare a offrire possibilità di lavoro anche ai giovani, raccontando le sue bellezze e caratteristiche. Il confronto con gli altri progetti e l’esperienza a Genova, seguiti e incoraggiati, è risultata fondamentale, lo intuisco dalle parole di Maria: «è stata un’esperienza super stimolante, c’erano progetti di qualità e ragazzi che avevano voglia di crescere, si è creata una bellissima voglia di fare gruppo e andare avanti». E Brigì è andata avanti, partecipanto per la prima volta a un evento importante, la Scuola delle cooperative di comunità, gestita dalla Regione Emilia Romagna dove le realtà del genere sono attive e hanno fatturati importanti.

Insomma, un allargamento delle competenze a 360 gradi, il tutto nel corso di un progetto che, lo dice già il nome della sua struttura, abbraccia una comunità. E il tutto senza abbandonare mai i propri lavori “altri”. Come è andato a finire il bando per startup, lo avete già intuito: Brigì ha vinto. A quel punto, sotto col piano di investimento e con un nuovo corso, questa volta di economia. L’infaticabile Maria che, ricordate, è ingegnere, si è trovata così a gestire la comunicazione di Brigì, allargando ancora una volta la propria visione. «Il corso di economia è stato ancora una volta fondamentale – mi dice – sia per le competenze sia perché alla fine abbiamo dovuto presentare un pitch davanti agli investitori. È servito ancora di più per rafforzare il gruppo con le altre cooperative, in un crescendo. Siamo ancora in contatto, ed è un fattore che è stato percepito da Coop StartUp e Coop Liguria, che sono diventati per noi e la nostra crescita dei partner fondamentali».

Insomma, una rampa di lancio perfetta, e un inizio che non poteva essere migliore in un 2016 che, però, è stato segnato dall’alluvione di novembre e dalla conseguente e terribile paleofrana che ha segnato il territorio di Mendatica. Un disastro di notevole entità, che ha gettato gli abitanti della Valle Arroscia nel panico, tra acqua, fango, crepe nelle case e un territorio che, letteralmente, crollava. «È stato anche psicologicamente brutto – mi racconta Maria – la prima notte abbiamo avuto paura, non prendevano i cellulari, non c’era la luce e in un punto del paese si aprivano crepe nelle case. Siamo evacuati durante la notte, è stato un incubo. Insieme a un’altra ragazza sono stata tutta la settimana in Comune perché non eravamo organizzati per un disastro del genere, il sindaco rispondeva a tutte le chiamate, dai giornalisti ai volontari che volevano aiutarci, ma bisognava organizzarci perché non sapevamo cosa fargli fare». L’alluvione del 2016 si è abbattuta sul territorio, segnandolo: strade interrotte, vie di collegamento inesistenti, frazioni isolate e l’unico impianto sciistico del Ponente ligure, quello di Monesi, seriamente compromesso. Un’intera zona, con la sua economia, in ginocchio.

Anche Brigì ha risentito del colpo, per quanto sia riuscita a ripartire praticamente subito dopo l’alluvione grazie a Lega Coop e al rimboccarsi le maniche con un piano di ricostruzione da preparare subito, senza farsi prendere dal pessimismo. L’appoggio di Coop Liguria ha contribuito alla ripartenza, coinvolgendo Brigì in tante interviste e dando così visibilità alla cooperativa. «Tutto il mondo cooperativo ci ha dato una mano – mi racconta Maria – è stato un grosso aiuto sia psicologicamente che in modo concreto. In quel periodo non ti veniva voglia di pensare a progetti nuovi, ma insieme al sindaco siamo andati avanti. Gennaio è stato terribile: non c’erano strade, i sentieri erano deserti e il rifugio vuoto, continuava a piovere. E poi piano piano siamo ripartiti, l’anno scorso il fatturato è stato in crescita, anche se di poco, e il rifugio nei mesi in cui ha lavorato è stato anche lui in crescita, ma ci sono stati mesi vuoti che invece una volta sarebbero stati di alta stagione. Insomma, era un’altra cosa, anche per via delle strade e dei collegamenti che ci hanno tagliato un po’ fuori. Ma piano piano, ce la facciamo!».

Nonostante tutto, una crescita, seppure piccolina e seppure non ancora in grado di permettersi investimenti. Mi chiedo come sia possibile, e mi rispondo subito ripensando al racconto di Maria, al suo credere nel progetto, nel lavoro di gruppo, nella passione intrecciata alla voglia di capire e di fare. Brigì al momento ha 13 soci con contratti diversi, una situazione, per chi ne è all’esterno, un po’ complessa, come sempre tra burocrazia e normative, ma che sembra funzionare e godere di salute, tanto da pensare per il prossimo futuro a ulteriori salti di qualità e novità. Maria mi dice che presto la cooperativa intraprenderà la seconda parte del programma di accelerazione in cui sarà rivisto il business plan dopo un intenso lavoro fatto sulla parte della comunicazione. Alcuni fattori, mi spiega, sono cambiati nel tempo, e ci sono i presupposti per una crescita. Si spera infatti che l’inverno 2018-2019 porti alla riattivazione degli impianti di Monesi, fattore che già di per sé porterebbe nuova linfa alla vita turistica della zona. E poi c’è la questione della riapertura delle strade: «le frazioni di Mendatica sono posti bellissimi a cui siamo legati – mi fa notare la mia intervistata – ma erano anche i posti di partenza delle nostre escursioni: ora investire in luoghi dove non puoi arrivare è rischioso, la riapertura sarebbe quindi per noi fondamentale, era un valore aggiunto e ora è come se il nostro territorio fosse tagliato in due. Siamo riusciti lo stesso ad andare avanti, ma è difficile se in alcune zone non si può andare».

Mille difficoltà, eppure Brigì guarda avanti. Al momento gestisce infatti il Parco Avventura di Mendatica, stagionale e arricchito da un chiosco all’interno, Mendatica didattica, ovvero le attività per scuole e gruppi, una parte delle quali si volge nel mulino comunale, oggi ristrutturato, e poi la parte di accoglienza che si rifa’ al rifugio Ca’ da Cardella. «Ci sono giorni in cui il rifugio da venti posti è sufficiente – mi spiega Maria – altri in cui abbiamo una sessantina di persone. Dobbiamo quindi trovare una forma che vada bene e stiamo ragionando su un progetto di albergo diffuso anche se dobbiamo contare sulle nostre gambe perché l’albergo ha chiuso, l’agriturismo ha poche camere…». Infine, le escursioni, che Brigì sta sviluppando grazie all’impegno di alcuni soci in corsi appositi per guide someggiate, per bambini disabili e per guide escursionistiche. Maria mi racconta delle difficoltà nel percorso burocratico per formare delle guide turistiche e mi fa notare che loro, i ragazzi di Brigì – perché di ragazzi e giovani si parla, non dimentichiamolo – non stanno solo facendo i necessari iter formativi, ma possiedono un valore aggiunto che è quello di essere guide del posto, di conoscere quindi anche storie, leggende su Mendatica e il suo territorio.

Credo che l’attaccamento al luogo, il rispetto e una forma di amore per il territorio sia una delle chiavi di lettura fondamentali di questa storia, nel solco di un rinnovato interesse diffuso per il ritorno alle borgate e ai luoghi piccoli. Anche perché Brigì non sta arroccata nel suo paesello di montagna, ma gira per imparare, crescere e farsi conoscere. I ragazzi sono stati a Udine, a Rovereto, e persino in tv a parlare del loro progetto, mentre scopro che a Mendatica è arrivata una giornalista da New York interessata alle transumanze e innamorata del progetto della cooperativa. «Tutto questo interesse verso di noi ci fa piacere – confessa Maria, che mi conferma la visione per il futuro, rafforzata dalla crescita della cooperativa – Certo, è difficile. I ragazzi sono tutti giovanissimi e a meno che non siano già lì è difficile fare una scelta di vita così. Ci sono tanti diciottenni che lavorano insieme a noi, bisogna cercare di capirli, ragionare insieme. Al momento la nostra è un’integrazione di reddito e non uno stipendio fisso, ma forse si adatta a dei ragazzi che in settimana sono fuori per studio. Da una parte il fatto di essere giovani ci permette una mobilità e una struttura fluida».

Gli ostacoli sono tanti, come si nota, senza dimenticare anche il gap generazionale tra Birigì e gli abitanti del paese, che spesso guardano con sospetto alla novità e che la cooperativa cerca sempre di coinvolgere, per non perdere storie importanti, tradizioni e saperi. Quando chiedo a Maria un commento ammette di rendersi conto dei passi da gigante fatti da Brigì: «ci proviamo – sorride – quando a marzo il paese è deserto, mi fa piacere vedere che lo stiamo riempiendo, è una soddisfazione che speriamo sia ripagata. Della mia scelta di vita sono contentissima, anche perché trovo mi abbia fatto crescere: mi piace poter immaginare una cosa e trovare un modo per organizzarla e realizzarla. All’inizio è stata una casualità, poi è diventata una scelta di cui sono soddisfatta. E poi ci sono i ragazzi che avevano scelto di andare via, ma hanno deciso di restare perché c’era Brigì. Siamo a Mendatica, ma siamo innovatori, non una comunità chiusa e che dorme: la nostra sfida è questa, restare avanti per evitare il rischio di diventare i montanari di turno!».

Mi sembra sorprendente ascoltare un discorso del genere da una trentenne nel 2018. E una storia di successo come quella di Brigì, dove insieme si mescolano il fare rete, il lavoro insieme, la voglia di crescere, l’attaccamento alla radici dei giovani. Esiste una formula con cui spiegare perché  Mendatica tutto questo funziona? Forse è proprio merito di quell’humus che da sempre è stato coltivato e le cui voci sono arrivate fin sulla costa: l’entusiasmo di una Pro Loco attiva, un modo di pensare che ha contagiato i bimbi, ora giovani adulti: «non ci lamentiamo mai, se possiamo – conclude il mio ragionamento Maria – se c’è un problema cerchiamo di risolverlo. Bisogna sempre vedere il bicchiere mezzo pieno, se lo vedi mezzo vuoto, si svuota in un attimo».

È una storia quasi irreale: una storia bella da raccontare, perché tiene insieme un progetto e una comunità. Maria parla spesso del gruppo, e dell’importante lavoro fatto insieme per impostare il lavoro, rendere Birigì autonoma anche senza i fondatori, che un po’ sono le anime del progetto. «Il nostro desiderio era raccontare che ci rimboccavamo le maniche e non che siamo sfigati – mi dice ricordandomi il video di ringraziamento realizzato a un anno dall’alluvione nel segno della voglia di ricominciare – per me è bello che i ragazzi abbiano capito che per noi tutto questo è importante, e adesso lo dicono anche in paese. Cambiare il modo di pensare di una comunità già isolata e piccolina è fondamentale, altrimenti fai delle cose e poi sei costretto a fermarti».

Ma il vostro segreto, allora, qual è? Le chiedo in vista della fine della nostra chiacchierata. Sono quasi certa che mi arriverà un buon esempio da raccontare a chi mi legge, e da prendere come modello. Infatti non mi sbaglio, lo capisco dalle parole di Maria e ancora una volta mi lascio sorprendere dall’entusiasmo delle cose belle e fatte bene: «stiamo ragionando tanto sul gruppo, sul modo di lavorare e di parlare tra di noi: il contesto tiene insieme chi ha esperienze e chi ancora no, è flessibilissimo, non abbiamo uno spazio fisico dove trovarci, e ci siamo resi conto della necessità di questa riflessione. Finito l’entusiasmo iniziale c’era il rischio che scivolasse tutto, invece no: siamo un gruppo, quando uno molla, c’è l’altro. Non penso che con Brigì cambieremo l’Italia, ma forse cambieremo un po’ il senso di marcia: i ragazzi si avvicinano, e questa è la cora veramente bella! »

Postilla

Dopo aver letto tutta questa storia, vi starete domandando una cosa banalissima: ma Brigì? Intendo proprio il nome: che cosa vuol dire? Ha un significato? Ebbene, sì. Ancora una volta, per scoprirlo è necessario guardare al territorio e alle sue caratteristiche storiche. Mendatica era un paese di pastori, ancora oggi la festa della transumanza celebra con l’autentico passaggio del bestiame nelle vie del centro del borgo l’antica tradizione e i saperi della valle e della comunità. Il bestiame, le pecore. Sta qui il segreto di Brigì, nella specie di pecora tipica di questo territorio, la cosiddetta brigasca. «Non sapevamo che nome darci – mi ha raccontato Maria – un signore della Pro Loro si era inventato questo nome per una storiellina natalizia, poi è diventato un piccolo logo e un gadget in forma di peluche che piaceva ai bambini». A Mendatica infatti ogni Natale si fa un’adorazione dei pastori (la tradizione, ricordate?) dove non si adora il Bambinello ma un agnellino chiamato Natalino, che è l’unico agnellino ad avere un nome. E tutti gli altri cuccioli senza nome che non hanno l’onore di essere portati in dono a Gesù Bambino? Loro sono Brigì, ed ecco dunque la soluzione insieme sbarazzina, simpatica e fedele al territorio per la cooperativa di comunità!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!