Ho iniziato a leggere questo libro una domenica pomeriggio, ho finito una domenica, la stessa, ma di notte. L’isola dei fucili di Amitav Ghosh (Neri Pozza) è un romanzo appassionante, sorprendente, terribilmente attuale, a tratti sconvolgente. Di sicuro, se siete appassionati di avventura, azione e mistero e se avete a cuore l’ambiente, non ve ne staccherete facilmente, proprio come me.

Due sono le grandi parti in cui si divide questa storia. La prima ha per ambientazione l’India, o meglio il Bengala, le sue foreste di mangrovie, una zona che confina con il Pakistan e che non conoscevo così bene. Primo punto a favore di questa storia: illuminare su una zona di mondo non sempre alla ribalta. Eppure è lì che si sta consumando una delle grandi migrazioni generate dal cambiamento climatico, un fatto ben rilevante nell’intreccio che vede protagonista mercante antiquario indiano che conosciamo dalla prima pagina e ci narra i fatti. Deen è bengalese ma vive a New York, è un giramondo, intesse rapporti con amici intorno al globo e torna spesso in madrepatria. È qui, in India, che gli capita di incappare nel primo di una serie di nodi apparentemente accomunati da coincidenze, ma che come una marea, lenta eppure visibile, e irreversibile, montano e montano, fino a travolgere la sua vita e il suo destino.

È questo in effetti il segreto de L’isola dei fucili, la caratteristica che mi ha reso difficile staccarmi per proseguire invece e scoprire, scoprire ancora. È un po’ quel che fa il protagonista, stregato da un’antica leggenda di cui vuole sapere di più, la storia di un mercante di fucili, di un tempietto votivo per una dea. Una storia apparentemente piccola e locale, che diventa piano piano qualcosa di enorme e globale, e coinvolge una biologa marina, un’antropologa veneziana, il morso di un cobra e, in fin dei conti, il pianeta intero.

Sì, se siete lettori di Ghosh, saprete bene che è un autore considerato particolarmente impegnato sulle cause ambientali, e per quanto io non abbia ancora letto il suo best seller La grande cecità, ho percepito uno sguardo sensibile. Eppure non è solo l’attenzione all’ambiente, ai cambiamenti climatici pressanti, è in realtà uno sguardo più profondo, allargato, totale a catalizzare la mia attenzione quando ripenso a questo romanzo. L’ho letto a novembre 2019, sugli schermi delle tv e sui social rimbalzavano angoscianti immagini di una Venezia invasa da un’acqua alta mai vista. E Greta, e il clima, e la Marmolada che si scioglierà, il nostro mondo che, per come lo conosciamo, si sgretola, affoga, sparisce, muta e ci lascia attoniti, noi, gli stessi che finora se ne sono tenuti fuori, come se il cambiamento climatico non fosse un problema reale.

Beh, un momento migliore per leggere questo romanzo non avrebbe potuto esserci: perché la seconda sua parte è ambientata proprio a Venezia. Un caso? O forse il grandissimo potere della letteratura di leggere nel futuro? Città di storie, di mercanti, di misteri e calli oscure, città dell’acqua alta e così, insieme, della chiesa della Salute, Venezia è la magnifica lente sotto la quale il mistero di questo romanzo prende sempre più respiro, si fa complesso, vede intrecciate insieme molte delle dinamiche che, nel nostro mondo, concorrono alle crisi. Quella economica, quella migratoria, quella culturale, quella climatica.

Insomma, un romanzone, davvero appagante, forte, visionario. Che non rinuncia alla bellezza dell’avventura e dell’azione, inserendo in questo scenario ben realistico qualche elemento di sacro, di misterico, di irrazionale, quasi come fosse l’ultimo baluardo per riuscire a vedere quello che scorre sotto il nostro sguardo nell’indifferenza generale, come se ci fosse bisogno di nuove lenti, nuovi occhi.

Sarebbe stata una lettura folgorante in ogni circostanza. Ma leggere L’isola dei fucili a novenbre e ritrovare Venezia che affonda come se ci fosse continuità diretta tra le pagine e le immagini al tg, non solo conferma lo straordinario potere di visionarietà della letteratura, ma spaventa, inquieta, angoscia. I segnali ci sono tutti: siamo prede della possessione che ci fa credere di essere eterni e insuperabili, ma il Pianeta ci sta ricordando che è proprio il contrario. Vi consiglio con molta urgenza la lettura di questo libro che, immaginato e chiuso dal suo autore mesi fa, raccontava già l’attualità di oggi. Credo che leggerlo sia importante per ciascuno di noi.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!