Un giorno sono entrata in libreria e, esposto con aria innocente su un tavolino che si trovava proprio sulla traiettoria del mio sguardo, ho adocchiato questo libro: Tutt’attorno la Sicilia. Autore, Folco Quilici, il che equivale a una garanzia. Ma soprattutto, questo volume aveva una veste, anzi un vestito, perché un po’ di quello si tratta, davvero bello ed elegante. Non esito a dire che è stato quello più di tutti, l’aspetto, a incuriosirmi, attirarmi, farmi prendere in mano l’oggetto e farmene innamorare.

Uscito per Utet, Tutt’attorno la Sicilia è una curatissima edizione di un reportage di viaggio del noto archeologo ed esplorare dei fondali Folco Quilici intorno, per l’appunto, alla nostra perla del Mediterraneo. Un’avventura di mare, così recita il sottotilo che compare sotto l’invitante nome dell’autore. Dorsetto in tessuto blu, copertina rigida di un bell’azzurro che richiama quella di un atlante, con tanto di mappa della Sicilia svettante, questo volume aveva tutte le caratteristiche per coinvolgermi. E così è stato: Tutt’attorno la Sicilia è entrato nella mia libreria, vicino di casa di tanti volumi dedicati al mare e ai viaggi che ho imparato ad apprezzare nell’ultimo periodo e tra i quali spicca, per contenuti e ancora una volta per forma esteriore, l’Atlante delle isole del Mediterraneo di Simone Perotti.

Libri che sembrano portolani, pagine curate, dove le parole e i racconti si mescolano alle rotte e alla geografia, per creare un sogno fatto di navigazione, sale sulla pelle, infinita bellezza azzurra. Forse per chi mi legge non sarà così, ma il fascino che il mare e le sue storie esercitano su di me è tanto ed è forte, e libri così sono in grado di rinvigorirlo, e un po’ di cullarlo e solleticarlo, verso nuove avventure e nuovi viaggi da fare solo sfogliando le pagine, senza muoversi da casa.

È capitato dunque anche con questo testo di Folco Quilici, da pochi mesi scomparso con mio grande dispiacere. L’uomo del mare, era chiamato così, è da sempre stata una figura intrigante, fin da quello strano nome e cognome, che suonava come una storia già di per sé, e poi documentario dopo documentario, in un immaginario fatto di pinne, bombole, cineprese, instancabile voglia di scoprire e raccontare. Sempre colpita dal Folco Quilici documentarista televisivo, non avevo mai letto nulla di suo. Perché allora non iniziare da un’avventura di mare ambientata tutta intorno a un’isola che amo, ovvero la Sicilia?

Scelta migliore non poteva esistere, soprattutto nei giorni in cui Facebook mi ricordava proprio del mio viaggio a Palermo dell’anno scorso. L’avventura di Folco Quilici inizia esattamente da qui, da “tutto porto”, Palermo. A bordo della sua Yavanos, il documentarista lascia il porto della città insieme alla moglie e a due giovanotti guide alpine alla loro prima esperienza di mare, Marco e Lucio. L’obiettivo è quello di percorrere il periplo dell’isola scoprendone storie, segreti archeologici e naturalistici, e raccogliere tutto in un documento di viaggio prezioso per quanti già conoscano la Sicilia e i suoi tanti volti, o per quanti per la prima volta vogliano scoprire questa regione e le sue coste.

La prima parte del viaggio piega verso ovest, e da Palermo passa a Trapani, con le sue Saline, per arrivare, tra un cantiere navale e un’improvvisata a Erice, alle Egadi. Neanche a farlo apposta, Quilici parte dai luoghi che negli ultimi anni ho visitato e imparato ad amare, e questa prima tappa non ha fatto altro che trascinarmi dentro una bellezza lussureggiante che mi si riproponeva riga dopo riga nel cinema mentale, aiutata dalle stupende foto ad alta definizione e a tutta pagina che intarsiano questo volume già bellissimo per foggia e scelte grafiche e cromatiche.

Il tratto curioso della scrittura di Quilici, e di questa avventura in particolare, è che si tratta di un vero e proprio reportage di viaggio. Vi convergono preziosi dettagli su aspetti storici della Sicilia, dalla battaglia delle Egadi per esempio, agli scavi archeologici che ne stanno documentando gli aspetti tecnici rinvenendo rostri romani e ancore sul fondo del mare. Ma poi affiorano anche, inframmezzando la narrazione più documentaristica, ricordi di esperienze passate di un Folco Quilici già avanti in età, tra la Sicilia di decenni prima e mari tropicali, incontri con sovrintendenti, con animali marini, inconvenienti tecnici, avventure di porti e barche.

La barca, lo Yavanos, è una sorta di coprotagonista di questo viaggio per mare. Dapprima capricciosa, poi funzionale all’impresa, ricovero sicuro, casa galleggiante da condurre ormeggio dopo ormeggio, stando attenti alle correnti dello stretto di Sicilia, da lasciare a riposo quando si scende a terra per esplorarla. Con buona parte di lessico e terminologia marinaresca, l’avventura procede infatti per mare, facendo di tutto ciò che riguarda la navigazione, lo stile di vita a bordo e i dettagli delle operazioni di marcia un bagaglio prezioso tanto quanto le pagine di Sicilia che sono raccontate. Insieme, ecco le digressioni di Folco Quilici, le riflessioni sull’umore dell’equipaggio, i pensieri sui cambiamenti di alcune aree, la curiosità di seguire da vicino le scoperte, il fascino del mare. È veramente un viaggio a 360 gradi, intorno alla Sicilia e insieme all’equipaggio.

La parte di Favignana, lo dichiaro senza esitazioni, mi ha colpito molto. Sull’isola sono stata due volte, amandola sfacciatamente. Folco Quilici racconta della sua immersione di anni fa nella tonnara, fiore all’occhiello per l’economia ittica locale, oggi non più funzionante ma visitabile. Ne ho letto proprio in questa estate 2018, che sarà ricordata dai favignanesi per la morte dell’ultimo raiss, il capo della tonnara con cui io, pazzescamente, feci una foto un paio di anni fa lungo il corso, al bar. Dopo Favignana Marettimo, e poi la magia senza tempo dell’isola Ferdinandea, il vulcano sommerso che anni fa decise di emergere dalle spume del Mediterraneo, per poi riscomparire sotto la superficie marina.

Dell’isola Ferdinandea mi raccontava mio zio quando ero bambina, e scrutavo il profilo del vulcano Stromboli tra le luci arancioni e lilla dei tramonti calabresi. Da sempre un po’ “malata” di isole, e di isole siciliane in particolare, questa storia non poteva che restarmi nel cuore e colpirmi ancora una volta, dopo averla già letta in Pantelleria, l’ultima isola, e dopo averla rivissuta sott’acqua insieme a Folco Quilici.

Ma, bando ai ricordi, il viaggio sulla Yavanos prosegue: è tempo di visitare la costa sud della Trinacria, verso Capo Passero, tra Mazara del Vallo e la sua flotta peschereccia, ma anche tra i tesori della Magna Grecia ritrovati tra le reti dei pescatori nel Canale di Sicilia. L’avventura ritorna nei ricordi di viaggi passati, e nei nuovi approdi, tra Gela e il Mar di Sicilia che brulica di storie. Quilici è abilissimo nel raccontarle, scrigno di storie ed episodi che abbracciano isole solinghe come Lampione, tesori sommersi e relitti novecenteschi. Ogni tanto riaffiorano le voci guida di Diodoro ed Ecateo di Mileto: la grande storia si confronta con l’oggi, purtroppo anche con la speculazione e i problemi della Sicilia contemporanea. E poi si approda a Siracusa, e la bellezza esplode ovunque.

La terza tappa del viaggio ha in serbo le correnti dello Stretto, e un excursus sulla pazzesca scoperta e vicende legata ai Bronzi di Riace, una meraviglia che, da piccolina, ho avuto la fortuna di vedere al Museo Archeologico di Reggio Calabria. A dominare il panorama, naturalmente, è l’Etna. Finché si entra in Tirreno, dove ha inizio la quarta e ultima parte del viaggio, intensamente connessa a un altro arcipelago siciliano che porto nel cuore: le Eolie.

L’odore di zolfo di Vulcano, le sorgenti di acqua calda, il mare che ribolle e la potenza geologica manifestata in tutta la sua bellezza. Alle Eolie Folco Quilici torna a scoprire tesori storico-artistici sommersi, tra grandi abitanti del mare e sorprese che hanno il guscio di una tartaruga, tra venti che rendono rischioso l’approdo – del resto se si chiamano Eolie ci sarà un motivo – e una cena galleggiante che sancisce l’ultima tappa del viaggio prima del ritorno a Palermo.

L’avventura è finita: abbiamo percorso molte miglia tra racconti sopra e sotto il mare, non smettendo mai di stupirci, con una voglia crescente e incessante di tornare in Sicilia. Si parte?

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!