Non conoscevo la scrittura di Jean Echenoz, non l’avevo mai letto. Poi Adelphi è uscita con questo romanzo dalla copertina intrigante e dal titolo che ben si sposava all’immagine che vedevo sopra: Inviata speciale. Un’atmosfera da thriller, da libro di spionaggio, un romanzo da leggere per un piacevole momento di evasione. Ma soprattutto: non la “solita” storia.

Perché di storia trattasi, come ha chiarissimo in mente l’autore, che sull’ironia metatestuale gioca tantissimo fin dalla prima pagina, a colpi di incursioni palesi nel testo, ellissi narrative orlate di ironia, battute e commenti che lo connotano come uno dei protagonisti stessi del romanzo. E dunque, un romanzo palesato, una storia di pura invenzione, godibile per chi legge, ma forse ancora di più per chi l’ha scritta.

Ecco cosa ha distinto questo libro, e cosa lo ha reso unico ai miei occhi di lettrice che tanti intrighi e gialli ha visitato. Echenoz cuce insieme in un intrigo ricco di incastri, suspense e colpi di scena una sottile e onnipresente venatura ironica che si ripiega sul testo e lo commenta senza il minimo imbarazzo, anzi, aspetto che piace, strizza l’occhio e ci rende tutto più simpatico, tutto ammissibile, dalla trama iperbolica del romanzo ai singoli personaggi, criminali, disperati o cinici che siano, nelle loro multipersonalità, travestimenti e storie stratificate.

Tutto inizia con un rapimento e la richiesta di un riscatto, ma se lo snodo di partenza è – penserete voi – classico e quasi forzato, nulla della trama che si svilupperà a seguire lo è. Perché il rapimento di Constance, interprete di Excessif, successo discografico mondiale di qualche anno fa del suo ex marito Lou Tausk, aprirà la via a scenari inattesi, che da Parigi piloteranno la storia prima nella campagna della Creuse e poi molto più a Oriente, fino alla Corea del Nord di Kim Jong-un.

Cosa? Ma davvero? Chiaro che sì: è scrittura creativa, è letteratura di pura evasione, aspetto del quale l’autore è perfettamente conscio, tanto da permettersi, proprio per questo, tutti quei sottili ma anche evidentissimi richiami a tutta la tradizione letteraria di genere che si rifà alla spy story, al noir, tra uno 007 e una spruzzata di surrealismo, quel tanto che basta a costruire una casetta in cima a una pala eolica o a far sì che uscendo di casa e prendendo la metro si incontrino proprio i personaggi legati alle trame oscure che si agitano alle nostre spalle.

Ogni personaggio è unico e irresistibile in questa storia di spionaggio dove la povera soubrette dall’aria svampita si ritrova vittima, ma poi protagonista, pilotata in un compito delicato come quello di spodestare il dittatore nord coreano, tra attentati, regimi totalitari e un bizzarro periodo di “maturazione” che la renderà pronta a tutto.

Coincidenze, dicevo, intrecci e intrighi che, nel buon romanzo che questo vuole essere, portano tutti nella stessa direzione, creando una rete solidissima di percorsi tutti connessi, tutti scontati eppure, proprio per una riuscita formula ben nota a Echenoz, tutti sorprendenti. Davanti a scene di rapimenti, violenze, omicidi e fughe rocambolesche, proprio per questo, non sono riuscita  a non trattenere un sorriso, percependo la mano dell’autore e cogliendone al volo il divertissement letterario che, come già preannunciavo, è la vera caratteristica principe del libro.

Non che la trama, però, sconti in originalità: da Parigi alla Corea del nord attraverso una hit di fama planetaria non è davvero una via scontata, come non lo è quella di incrociare un set di improbabili personaggi nel vagone del metrò, e nemmeno trovarsi al centro di una rete di criminali decidendo di andare dal parrucchiere.

Ci sorprendiamo eppure non è davvero così, perché ce lo aspettiamo, e sappiamo che dovremmo un po’ patire, eppure ci stanno tutti simpatici, bravi e cattivi – ma poi, possiamo davvero parlare di bravi e cattivi in questa bizzarra storia di spionaggio internazionale? – nel loro agire romanzesco di cui giustifichiamo tutto, anche certe onniscienze che risultano inspiegabili al narratore stesso. Lui, quello che con malcelato humor si intrufola nella narrazione e, maggiordomo in casa propria, ci ospita e ci illustra le stanze e i comfort a nostra disposizione per godere appieno del potere della storia.

Insomma, si sarà ormai capito: Inviata speciale mi ha divertita davvero tanto, scivolando come gazzosa su un nocciolo di storia che era tutto fuorché leggera, con i suoi piani segreti, i riscatti, le sparatorie e il regime nord coreano. Potere immenso e inesauribile della narrazione che ha stregato ancora una volta noi lettori, ma soprattutto lui, l’artefice di tutto: Jean Echenoz!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!