Quando sono passata da Castiglione della Pescaia, qualche giorno fa, sono riuscita a prendere la cartolina ricordo del centenario della nascita di Italo Calvino con il francobollo e il timbro postale dedicato. Sorprendentemente, o forse no, oggi mi ritrovo a chiedere ad amici e familiari di procurarmi una cartolina con l’annullo speciale per il centenario di Imperia, la mia città. Gioie filateliche, o forse solo la voglia di ricordare attraverso oggetti che promettono di restare unici. Perché, in effetti, un centenario è un compleanno importante.

Italo Calvino e Imperia sono nati entrambi nel 1923: lo scrittore il 15 ottobre, il capoluogo dell’omonima provincia il 21 ottobre. Casualità, certo, ma è tuttavia un incrocio divertente da pensare, e offre lo spunto per qualche riflessione.

La vista sulla città dalla torretta di Villa Grock a Oneglia

In un mare di fiori e olive

La prima vicinanza che fa associare il centenario di Calvino a quello di Imperia è certo quella geografica. Le radici dello scrittore sono infatti a Sanremo, poco più a ponente, in Riviera dei fiori. In realtà Calvino quel 15 ottobre del 1923 nacque a Cuba, altro che provincia di Imperia! Però di recente, alla mostra allestita alla Biblioteca Nazionale di Roma “Lo sguardo dell’archeologo” ho potuto vedere un certificato di nascita che Mario Calvino inviò al fratello Quirino (il “famoso” zio massone, anticlericale e anarchico di Italo, che viveva a Villa Terralba, sulla salita San Romolo ancora oggi esistente) per far iscrivere nei registri cittadini la nascita del primogenito Giovanni Italo, “un bel maschiotto”.

Dal 1925 la famiglia tornerà a Sanremo e si insedierà a Villa Meridiana, facendola diventare la stazione sperimentale di floricoltura, centro di ricerca di importanza tale che Domenico Scarpa, nel suo Calvino fa la conchiglia, non esita a collegarla alla fama del toponimo Riviera dei fiori, a suo dire legato anche agli studi di Mario Calvino e della moglie Eva Mameli. La famiglia Calvino riveste dunque un ruolo importante per la definizione geografica e culturale della zona. Ma Imperia? Nella guida 111 luoghi della Riviera dei fiori che devi proprio scoprire inseriamo l’attuale capoluogo in Riviera dei fiori, e alle caratteristiche del toponimo la città capoluogo e il suo territorio si rifanno certamente, anche se non hanno la stessa storia di sfruttamento del suolo orientato alla produzione dei fiori.

Palme e balaustra Liberty: la vista dall’ingresso del palazzo della Provincia di Imperia

Del resto, la città dei fiori è Sanremo, Imperia e le sue valli sono invece terra di olivi e olio, coltura locale, anzi monocoltura: la taggiasca. L’olivo ha plasmato il territorio intero del ponente ligure: le fasce terrazzate, il mare verde-argento che le ricopre, i tronchi nodosi come certi caratteri austeri, l’industria legata alla trasformazione dell’olio. Non solo frangitura e spremitura della taggiasca: a Imperia aveva sede la Sairo, Società Anonima Italiana Raffinazione Olii, prima e più qualificata raffineria italiana nata nel 1912… non a Imperia, allora esisteva Porto Maurizio come comune staccato. Anche Mario Calvino aveva un oliveto e produceva olio: la sua campagna di San Giovanni è al centro di uno dei racconti più belli, più liguri e più autobiografici di Calvino: La strada di San Giovanni. Quel mare di ulivi si vede bene in alcune foto in bianco e nero esposte alla mostra alle Scuderie del Quirinale, Favoloso Calvino.

Sul filo dell’olio

Poco dopo laureato, Mario Calvino aveva vinto una cattedra ambulante per l’insegnamento dell’agronomia ai contadini. In pratica, andava di campagna in campagna a spiegare tecniche e colture agli agricoltori di zona, in prevalenza olivicoltori. La cattedra era indetta dalla Provincia di Porto Maurizio: era di là da venire la fondazione di Imperia come città e come provincia, ente che prenderà vita sempre nel 1923, contestualmente al Regio Decreto che istituirà la città di Imperia.

In alcune lettere degli anni universitari a Torino, gli anni Quaranta, Italo Calvino scrive ai genitori di avere nostalgia di casa e di patire il pessimo vitto delle pensioni dove alloggia. Chiede dunque che gli venga mandato qualcosa da casa, da Sanremo. Non si fa inviare solo l’Eco della Riviera, storico giornale locale, ma probabilmente anche bottiglie di olio che immagino essere olio di taggiasca. Lo stesso che pochi anni dopo, finita la guerra, quando è ancora studente ma già collabora con Einaudi, rivende a Torino per raggranellare qualche soldo. Sulle vie del sale che hanno incrociato da sempre Piemonte e Liguria (ne narra in modo poetico Nico Orengo in Il salto dell’acciuga) possiamo quindi immaginare anche Italo con le sue bottiglie d’olio ponentino.

Porto Maurizio vista dal mare

Imperia è stata storicamente il luogo di questo territorio più legato all’olio. La Calata Giovan Battista Cuneo di Oneglia, il porto che si apre sulle case pastello oggi luogo di svago, fino a qualche decennio fa era un signor porto commerciale dove si smerciavano in prevalenza olio, l’oro della Valle Impero, e grano. Di quell’epoca restano oggi le “famose” gru del porto, simbolo dello skyline, fino a qualche anno fa (ero bambina e lo ricordo) i binari che attraversavano la città passando davanti allo stabilimento della pasta Agnesi, e un’eredità culturale e letteraria troppo spesso dimenticata. Intorno all’olio ruotava infatti sia il mondo pubblicitario che agli inizi del Novecento fece grande l’industria del marketing (tra tutte, la ditta Renzetti si poteva fregiare del lavoro di importanti nomi della grafica ) sia il mondo delle lettere grazie alla rivista La Riviera Ligure, edita dalla ditta Sasso, alla quale collaboravano intellettuali come i fratelli Novaro, Giovanni Boine, ma anche Sbarbaro e Pirandello. La rivista uscì dal 1899 al 1919, e dunque era segnalata come onegliese: Imperia non esisteva ancora. (La Fondazione Mario Novaro ha ripreso la pubblicazione storica della Riviera Ligure in forma di Quaderni trimestrali, nel 2012 ha pubblicato il numero monografico “Ripensando Italo Calvino”, rivista numero 2/69, anno XXIII, settembre-dicembre).

Figli del ventennio

Essere nati nel 1923 significa aver visto la luce alle soglie del ventennio fascista, subito dopo la marcia su Roma che ne segna l’avvio, sia per quanto riguarda il piccolo Calvino, che in Italia arriverà nel 1925, sia per Imperia, il cui percorso verso l’unificazione era iniziato già prima ed ebbe una leva d’aiuto proprio nel potere crescente di Mussolini. Quando e come nasce infatti la città futuro capoluogo di provincia che metterà insieme i caratteri visti finora, le tante e diverse storie di dominazione nei secoli e i borghi delle vallate circostanti, quelli nelle cui campagne con tutta probabilità si muoveva Mario Calvino?

Tramonto sul porto di Oneglia, Calata Cuneo

La storia dell’unione di 11 comuni (e non dei soli Oneglia e Porto Maurizio come si tende a ricordare) nasce un bel po’ prima del 1923. Sia nelle amministrazioni che tra la popolazione esisteva infatti una volontà di accentramento che progressivamente conquistò il favore della maggior parte dell’opinione pubblica. L’idea di una “portoneglia” circolava fin da metà Ottocento, tanto che nel 1877 si nominò un apposito organismo tecnico che analizzasse le implicazioni di un simile progetto. L’idea va concretizzandosi nel Novecento: nel gennaio del 1908 i due sindaci di Porto Maurizio e Oneglia sottopongono al Re una petizione a favore dell’unione dei due comuni. È un documento approvato da entrambi i Consigli Comunali e si basa fondamentalmente su interessi condivisi dei due centri, che guardano al futuro attraverso miglioramenti. Quali? È molto buffo scoprire che gli orizzonti prevedevano i due ambiziosi progetti della ferrovia per il Piemonte e del porto unico. Il primo non è mai stato realizzato, il secondo ha visto la luce, pieno di incrinature, solo di recente, e di fatto concretamente non esiste ancora.

Nella proposta del 1908 si parlava già di Imperia. Ma la prima guerra mondiale interrompe il percorso ormai avviato. Si dà però il caso che nel 1908 avesse vissuto a Oneglia Mussolini, che quasi certamente era aggiornato sulle questioni legate all’unione. Ecco perché la proposta, ignorata all’epoca della prima richiesta, viene sottoposta al duce nel 1923, dopo la presa di potere della marcia su Roma. Forte dell’aiuto arrivato grazie all’autorità di Mussolini, acquisita antidemocraticamente, la proposta di unione arriva al tavolo di Vittorio Emanuele II e, intercettando esigenze di accentramento ed economia condivise, si trasforma in realtà. Il 21 ottobre del 1923 un Regio Decreto battezza Imperia. La città unisce undici comuni autonomi:  Porto Maurizio e Oneglia, ancora oggi i principali nuclei, ma anche borghi più piccoli che si trovano nei rispettivi entroterra, ovvero Borgo d’Oneglia, Caramagna, Castelvecchio, Costa d’Oneglia, Moltedo, Montegrazie, Piani, Poggi, Torrazza.

Lavoro dell’artista Opiemme su una panchina al Prino, il lembo più a ovest di Imperia

È tutto doppio

Nasceva così Imperia, una città giovane senza centri storici di età romana o medievale, come molte città italiane. O meglio, con tutto doppio: doppio centro, doppio ospedale, doppi “duomi”, doppio porto. Doppia storia. Due anime e un solo grande e sfaccettato corpo amministrativo. Questa corazza Imperia se la porterà dietro per un po’, e le sue tracce le vediamo ancora oggi, sono iscritte nella geografia urbana. Parlo di corazza perché, a ben pensarci, a Imperia è tutto doppio come nel Visconte dimezzato dell’altro centenario di questa storia, Italo Calvino.

Una città che è un po’ dimezzata, un po’ inesistente. Una città a volte invisibile, o c’è Porto o c’è Oneglia, puoi anche stare bene senza oltrepassare mai il torrente Impero che, oltre a dare il nome alla città, ne segnala il decisivo confine tra le borgate principali  (alt! La vulgata vuole che questo confine possa altresì trovarsi dove sorge il palazzo del Comune, nella sua torreggiante foggia fascista che sancisce l’età della sua costruzione). Città invisibili sono più che mai tutte le borgate, le cosiddette frazioni che ci facevano studiare alle elementari e che, come i sette re di Roma, non ricordo mai. Volendola vedere sotto un altro punto di vista, Imperia è una città che ha una caratteristica del nuovo millennio, da lezione americana: è molteplice. La disegnano tante identità stratificate, campanili, eroi, tracce storiche e dominazioni iscritte tra le sue pagine che hanno l’incipit collocato molto prima del 1923. Città della fantasia – è stata letteralmente inventata -, è un posto duplice che si presta alla narrazione che in Italia va avanti tra guelfi e ghibellini fin dal Medioevo. A Porto (noi imperiesi – gli abitanti si chiamano così, e la sigla della provincia è IM – abbreviamo Porto Maurizio in Porto e basta) pare ci fosse il boia Cacello/Cacella, da cui l’appellativo cacelotti, in opposizione perenne ai ciantafurche, i “piantatori di forche” che erano, va da sé, di Oneglia.

Uno dei posti più belli di Imperia: le Logge di Santa Chiara a Porto Maurizio

Calvino ha praticato pressoché in tutti i suoi testi una poetica di opposti e contraddizioni. Mi piace ipotizzare che in questa città di doppi e moltiplicazioni, dove i santi patroni, come tutto, erano due (San Giovanni a Oneglia e San Maurizio a Porto) e oggi sono tre perché il patrono di Imperia è Leonardo, santo “locale”, ma gli altri due si festeggiano ancora calorosamente come parte viva della cultura e tradizione locale, Calvino si sarebbe divertito. Conosceva Imperia, ci era mai stato? Qualche informazione a tal proposito esiste. Calvino a Imperia ci finisce durante la guerra, quando viene mandato lì dopo l’arresto del 1944, la detenzione a Santa Tecla e il successivo rilascio avvenuto grazie a un finto foglio di licenza. Da lì sembra che sia arruolato nella RSI e mandato al Deposito Provinciale di Imperia da cui fugge, non sappiamo come. Del 1944 sappiamo anche che Calvino si avvicina alla Resistenza collaborando con il Fronte della Gioventù, il Partito Comunista e i gruppi partigiani. È così che conosce Felice Cascione, giovane medico partigiano imperiese ucciso nel gennaio 1944. Calvino riceve forse dalla storia triste di questo ragazzo lo slancio a salire in montagna. Cascione è uno degli eroi di Imperia (provincia medaglia d’oro alla Resistenza, titolo ricevuto dal ligure presidente Pertini nel 1982), la via principale di Porto è dedicata a lui. Ma siccome tutto è doppio, la via principale di Oneglia è dedicata a Silvio Bonfante, altro eroico partigiano.

Il legame forse più forte di Calvino con Imperia risiede nei documenti che conserva l’Istituto Storico della Resistenza in via – appunto – Cascione, a Porto. Ci sono, tra le altre carte, svariati documenti del Calvino partigiano tra cui il tesserino con la foto. Sfogliare questi documenti mi ha fatto letteralmente toccare con mano quanto Calvino con Imperia c’entri eccome, ragione per la quale accostare i due centenari alla fine non è solo una mia idea “romantica”. Italo Calvino scrittore nasce anche qui, nei suoi e miei luoghi che hanno la stessa età e hanno vissuto gli stessi momenti. Ci sono altri due “match” che conosco tra il mio scrittore del cuore e la mia città. In alcune foto d’epoca dei primi anni del dopoguerra Calvino compare in un comizio del PCI di fianco a una statua di Garibaldi: le didascalie in più occasioni riportano Imperia, ma secondo me la statua è quella di Sanremo. Il dettaglio mi fa sempre sorridere. Infine, nel libro di Domenico Scarpa c’è una chicca straordinaria: Calvino partecipò a Imperia a un convegno su Giovanni Boine, la registrazione di cosa disse è andata perduta, ma l’idea di paesaggio è quella che leggiamo nei testi liguri, fatta anche degli olivi di Boine e della storia di Imperia.

la nuova pista ciclabile davanti alla vecchia stazione di Imperia Oneglia

Ho iniziato a scrivere questo articolo sul telefono alla stazione di Grosseto, l’ho ideato e proseguito lungo i binari della linea tirrenica e ora che sono al termine scorrono fuori dai finestrini i francobolli azzurri del mare delle Cinque Terre. Sto arrivando a casa in tempo per il compleanno della mia città e scenderò alla stazione sul torrente. Non sarà Imperia Porto Maurizio, dove per anni hanno fermato gli intercity, non sarà Imperia Oneglia, dove oggi passo in bici perché al posto dei binari c’è la ciclabile. Come Medardo, il visconte dimezzato ricucito tutto insieme, due cose doppie sono diventate una sola e nel giorno del centenario festeggerò scendendo alla stazione di Imperia. Imperia e basta. La città, l’unica città, appare visibilissima nel cartellone ferroviario blu che svetta tra i fari dei porti di Oneglia e di Porto…che ve lo dico a fare, anche quelli sono due, anzi quattro!

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Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!