Si intitola Lo scoiattolo sulla Senna (Feltrinelli, 2023) il libro che Fabio Gambaro, giornalista in Francia e già alla guida dell’Istituto Italiano di Cultura a Parigi dedica a Italo Calvino. L’ho scelto per inaugurare la rubrica Pagine per Italo Calvino. È un richiamo all’appellativo con cui Cesare Pavese definiva Calvino, lo scoiattolo, ma anche e soprattutto un salto in quella parentesi geografica che proprio parentesi non è, ma anzi si presenta come una tappa imprescindibile della biografia umana e poetica dello scrittore. Non a caso il sottotitolo del libro di Gambaro è “l’avventura di Calvino a Parigi”, a chiarire che nel volume ci parlerà di quei 13 anni, dal 1967 al 1980, in cui Calvino abita e vive a Parigi con la moglie Chichita, la figlioletta Giovanna, il primo figlio di Chichita, l’adolescente Marcelo (per me una figura finora inedita) e un turbinio di colleghi, nuovi e vecchi, amici, frequentazioni e conoscenze che renderanno determinante questo periodo della sua vita.

Una nevrosi geografica

L’architettura di Lo scoiattolo sulla Senna, la cui lettura è stata davvero gustosa, tra conferme e nuove scoperte sulla biografia di Calvino e i suoi legami con tanti personaggi e movimenti culturali, strizza l’occhio alle guide letterarie, un po’ in chiave “città di carta” (sarà per questo che la lettura mi è stata simpatica ed è risultata gradevole fin dall’inizio?!). Questo testo ha infatti l’ambizione di essere una guida alla Parigi di Italo Calvino, ragione per la quale ogni capitolo si apre con un luogo che, a vario titolo e secondo traiettorie di vita e percorsi differenti, ha avuto qualche legame con la vita e gli incontri dello scrittore nella capitale francese.

La prima abitazione parigina di Calvino è la citatissima villetta al numero 12 di Square de Châtillon, lontana dal centro e famosa per le sue librerie che si vedono nel documentario su Calvino a Parigi che posto qua sotto. Dalla posizione un po’ distanziata di questa casetta, Calvino si appresta a diventare uno scrittore di fama internazionale, secondo un andamento che apparentemente sembra contraddittorio. Come è possibile? Gambaro parla di una sorta di “nevrosi geografica” che da sempre caratterizzata Calvino stesso, e poi la sua famiglia, con la cosmopolita figura della moglie, abituata a scenari ben più spaziosi e internazionali di Torino o Roma, non parliamo nemmeno della provinciale Sanremo, già lasciata dallo stesso Italo, che tuttavia vi tornava spesso. Alla base della scelta di andare via dall’Italia ci sono da una parte delle esigenze familiari, guidate dalla spinta di Chichita e dalla voglia dello stesso Calvino di respirare aria nuova, ma anche propositi più attentamente culturali, dettati dalle necessità di ricerca dello scrittore e da una sorta di fame che proprio a Parigi sarà saziata: saranno anni di grande felicità professionale e umana segnati da incontri.  

E dunque ecco Calvino a Parigi: “il suo atlante parigino è fatto di parchi, biblioteche, musei, caffè, negozi, luoghi che ritornano con maggior frequenza se legati a certe abitudini quotidiane” scrive Gambaro. Certo, siamo in una città davvero brulicante per quanto riguarda la cultura. Calvino narra di sé come di un piccolo impiegato che esce di casa per comprare la baguette e i giornali, ogni mese fa una capatina a Torino dai colleghi dell’Einaudi, e si illude di vivere nell’invisibilità. È vero però anche il contrario, e cioè che è a al contempo è immerso in un mondo ricchissimo dove trova “un inquieto e sfaccettato panorama culturale, capace di proporre una vasta somma di idee, opere e teorie programmaticamente innovative e volte verso un futuro non ancora del tutto delineato”. Un humus fondamentale che, con la sua carica di attrattiva, sarà per Calvino il luogo della maturità artistica e intellettuale. Lo scrittore vivrà lì fino alla metà del 1980, abitando una seconda casa in Boulevard Saint-Germain prima del rientro in Italia dettato come sempre da un gomitolo di fattori tra cui, scrive Gambaro, anche i tentativi di vendita di Villa Meridiana a Sanremo. Prima di abbandonare Parigi col proposito poi disilluso per la morte prematura di tornarvi, lascerà 150 libri alla Biblioteca dell’istituto italiano di cultura che sono ancora lì,  a testimoniare il passaggio francese di Calvino.

Eremita a Parigi?

Ho inserito un punto interrogativo perché la domanda che mi pongo è in fondo la stessa che attraversa tutto Lo scoiattolo sulla Senna. Calvino dichiarò ufficialmente nell’intervista del 1974 a Nereo Rapetti postata qua sopra di essersi trasferito a Parigi anche per sottrarsi all’impegno che lo aveva coinvolto fino a qualche anno prima. Voleva diventare invisibile come il suo signor Palomar, sognava di poter fare – così diceva di sé – una vita appartata, da eremita appunto, titolo di un suo famoso testo. Gambaro si interroga, analizzando la ricchissima vita culturale e le numerose frequentazioni dello scrittore, se fosse realmente così, o se piuttosto questo desiderio non fosse una disposizione mentale, una dichiarazione di intenti per descriversi su una strada personale che ormai non faceva più il paio con filoni, gruppi, ma solo a sé. Stava insomma diventando Calvino, un nome importante e conosciuto – riconosciuto – anche fuori dall’Italia, e stava sperimentando sempre più, una caratteristica che segna tutto il suo percorso  e che lo ha contraddistinto: dal neorealismo al filone fiabesco-fantastico fino allo sperimentalismo e all’Oulipo.

Eremita quindi sì, ma nemmeno troppo: è come se da Parigi Calvino avesse trovato una nicchia nella quale continuare il lavoro su di sé con il lusso di poter stare in disparte, porre uno sguardo obliquo, un po’ dall’alto – caratteristica che lo ha sempre distinto nei suoi testi – non lontano dai fatti italiani, solo un po’ più in là. Un novello Cosimo che sale sugli alberi per vederci meglio: così Italo si sposta a Parigi per avere una prospettiva più agile sulle cose, e sulla propria identità in evoluzione. La città intera, e tutto quello che ha da offrire (ovvero tantissimo, in termini di storia, letteratura, movimenti culturali, novità) è a sua disposizione.

Quelli di Calvino a Parigi sono gli anni del maggio caldo, quelli fondamentali dello strutturalismo, che nasce con le lezioni di Roland Barthes – il cui seminario fu frequentato da Calvino (è noto l’omaggio che l’autore scrisse all’amico morto investito), Lévi-Strauss, Lacan, Foucault… E Calvino li incontra, li segue, li conosce e li legge, con loro anche Greimas, Kristeva, e per la letteratura Duras, Queneau, Perec… Insomma: ci sono tutte le premesse per il fruttuoso periodo dell’Oulipo.

Mentre accade tutto questo, nel vasto mondo di relazioni che Calvino e Chichita tessono ci sono anche altri incontri curiosi o determinanti dello scrittore. Per esempio quello importantissimo con Francis Whal, che lavora per l’editore Seuil e farà pubblicare lo scrittore in Francia, e poi un paio di chicche, come l’incontro con Bernardo Valli, il giornalista, che metterà Italo in contatto con l’amico del liceo Eugenio Scalfari (Valli ha di recente pubblicato un libercolo su questi episodi), o quello con Renzo Piano, che racconta:  “venivamo entrambi dalla Liguria, una terra stretta tra il mare e la montagna, quindi avevamo entrambi imparato a esercitare lo sguardo dall’alto”. (Che meraviglia, penso io).

Insomma, Parigi non potrebbe non esserci nel Calvino di cui abbiamo l’idea che abbiamo oggi: è in questa città che lo scrittore si riscopre, e che (parole di Laura Di Nicola che riporta Gambaro) trova “un modo di rappresentarsi all’interno del labirinto del mondo e forse anche un modo per riuscire a sfuggire alla sua presa soffocante”.

L’ingresso nell’Oulipo

La parte che più di tutte mi ha entusiasmata di questo libro è quella dedicata ai legami di Calvino con l’Oulipo e Raymond Queneau. Siamo su un sito che si chiama A contrainte non per caso: amore di gioventù e protagonista dei miei studi insieme a Calvino, Raymond Queneau è uno scrittore francese di cui ho letto tantissimo e che mi ha sempre affascinata per il pensiero originalissimo e alcuni libri che sono diventati capitali nel mio percorso di lettrice: I fiori blu, Zazie nel metro, Esercizi di stile. Queneau è stato tra i fondatori di un bizzarro ensemble tra il letterario, l’avanguardistico e lo scientifico: l’Oulipo, Ouvroir de Littérature Potentielle, opificio di letteratura potenziale. Insomma: c’era lui a capo della congrega di letterati e matematici che basava il proprio sforzo di scrittura e creazione sull’uso delle contraintes, i vincoli. Trovate maggiori dettagli nella pagina dove parlo di questo sito web e delle ragioni del suo nome.

Ci basti riassumere qui che Queneau e Calvino sono due miei grandi amori letti e studiati per anni, e che un libro che parla dell’esperienza di Calvino a Parigi anche e soprattutto in relazione all’Oulipo non poteva non trovare la mia simpatia. Dunque grazie a Fabio Gambaro, perché grazie al suo lavoro di approfondimento e ricostruzione ho ricostruito anche io alcune tessere del puzzle che mancavano, riscoprendo insieme quel divertimento e passione che anni fa mi hanno permesso di innamorarmi di questi scrittori e indagare l’Oulipo, i suoi protagonisti e i suoi frutti testuali.

Negli anni Settanta Calvino è a Parigi da un po’ e ha iniziato a frequentare strutturalisti e personaggi vari che io, anni dopo, mi ritroverò agli esami universitari di semiotica. Ci sono quindi Barthes di cui sopra, ma anche Todorov, Genette (suo capolavoro è Palinsesti, e Gambaro ricorda che Genette lo dedicò a Calvino scrivendo che a lui questo libro doveva tanto). È al seminario di Barthes che Calvino conosce Perec e Paolo Fabbri, costui sarà il tramite tra il mondo della nascente semiotica italiana e lo strutturalismo francese, ma gli darà anche un’idea centrale, quella dei tarocchi, le carte alla base del Castello dei destini incrociati. È dunque chiaro che in questo habitat si muove la ricerca che mi ha affascinata mentre studiavo: i protagonisti sono tutti a Parigi mentre c’è anche Calvino, e non potrebbe dunque non far parte di questo “fuoco artificiale” anche lui (La settima funzione del linguaggio è un romanzo che permette di scoprire un po’ meglio alcuni di questi personaggi e il generale clima della semiotica).

Già da prima Calvino conosceva Queneau, definito “un esempio raro di saggio del nostro tempo, sempre controcorrente”. Aveva letto suoi libri già sul finire degli anni Quaranta per Einaudi e nel 1967 si dedicherà alla traduzione di quel capolavoro che è I fiori blu, per cimentarsi poi, aiutato da Primo Levi, con La canzone del polistirene (di quest’opera e del rapporto con l’Oulipo e Queneau di Calvino accennavo in questo articolo). Gambaro ricorda che tra le volontà di Calvino c’era che i suoi libri, in una biblioteca ideale, fossero sistemati vicino a quelli di Queneau. Visto che su Queneau e Calvino ho scritto la tesi di laurea e quella di dottorato, e che le tesi sono vicine sullo scaffale, mi dico che ci saranno grandi chiacchiere tra quelle pagine.

Insomma, tra i due autori c’era affinità, e così nel 1972 Calvino entra ufficialmente a far parte dell’Oulipo francese, partecipando attivamente alle riunioni e presentando un suo primo esperimento, cioè I misteri della casa abominevole, le cui sorti lo porteranno niente meno che su Playboy, come racconto  nell’articolo di cui sopra. Calvino sguazza nel suo e si sente a casa: tra oulipiani si diletta in combinatorie matematiche, giochi, potenzialità creative scaturite dalle contraintes, ma anche poesia: “il risultato è un fuoco d’artificio di opere originali e di progetti sorprendenti capaci di coniugare ironia e rigore formale, ma anche un susseguirsi di coltissime discussioni sulle forme della letteratura, le tecniche di scrittura e il dialogo tra arte e scienza”. Tra regole rigorose da rispettare, processi combinatori e fiducia in vincoli creativi vedranno la luce opere come Se una notte d’inverno un viaggiatore, e Il castello dei destini incrociati, ma anche all’indice di Palomar, e che dire dell’intarsio delle Città invisibili?

Gli incontri francesi all’Oulipo sono tutt’altro che divertimenti sterili, ma hanno invece un’influenza decisiva sul Calvino sperimentale. È un mondo che lui sente vibrare insieme al suo, ne cavalca gli stimoli, ne aguzza le teorie e le riflessioni e gli permette di dialogare con le novità, scoprendo altri filoni e idee di sé e della propria scrittura, portando avanti, defilato come si conviene, la sua poetica. Quegli anni sono davvero importanti per Calvino, e ne leggiamo oggi i risultati nel suo pensiero e nelle sue opere, anche quelle più insolite, che lui ha saputo plasmare sulla propria idea di letteratura in perenne evoluzione, e dove cogliamo la sua sottile ironia, la domanda mai saziata sullo statuto del mondo, la straordinaria visionarietà e la capacità di andare oltre, vedere lontano. Anche Parigi ha contribuito a questa visione, a una prospettiva inedita e freschissima che cavalcava le teorie più innovative di quegli anni, a stretto contatto  con i suoi protagonisti.

Ho amato molto il libro di Gambaro anche per questa immersione nel mondo dell’Oulipo, un mondo che conosciamo in pochi, a cui è dedicato questo sito, e che continua ad affascinarmi, tanto più che Lo scoiattolo sulla Senna ribadisce il legame che questo strano opificio ha con il mio autore di riferimento italiano, Italo Calvino. L’Oulipo, naturalmente, esiste ancora e vive in mezzo a noi. Ne è presidente Paul Fournel, che Gambaro ha avuto il piacere di intervistare a proposito di Calvino e dei suoi rapporti con il primo nucleo di autori che ne facevano parte e che gli avevano dato vita. Se siete curiosi, questo è il sito dell’Oulipo: le sue attività proseguono indefesse e se andrete a sbirciare tra i nomi degli oulipiani scorgerete, non a caso, anche il “nostro” Italo Calvino, che lì ha lasciato una delle sue impronte parigine più originali.

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Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!