Lo sa quanto costa una ricerca di mercato, signor Meunier? Glielo dico io. Tre volte il costo di un libro. Per cui abbiamo preso la brutta abitudine di fare i libri per sapere come vanno i libri. Si chiama editoria e si dà il caso che sia il mio mestiere

Libri che parlano di libri? Ebbene, eccoci qui: La novità di Paul Fournel, edito da Voland, è proprio uno di questi testi, che vanta l’aggiunta di essere frutto del lavoro di un autore che oltre a scrivere ha lavorato per tanto in campo editoriale ed è presidente di quella congerie che ritengo geniale (il perché lo trovate qui) chiamata Oulipo, italianamente traducibile con Opificio di letteratura potenziale. Su un sito che si chiama A contrainte, la coincidenza di affrontare un libro costruito à contrainte non potrebbe essere più felice, così come è tanta la responsabilità nel cercare di parlare di questo romanzo, che mescola sapientemente, e con un’ironia piacevolissima, racconto sull’editoria e gioco linguistico, qui al secondo grado per via della traduzione in italiano, affatto lineare, parola di Federica Di Lella che vi ha lavorato. Ma tranquilli, non vi accorgerete di tutto questo complesso apparato testuale che accompagna questa storia,  se non per qualche piccolo segnale che coglierete qua e là se sarete lettori attenti e un po’ smaliziati. Il gioco – come reciterebbe la Settimana enigmistica – è destinato ai solutori più abili: trovate il suo svelamento a fine volume, come ogni testo oulipiano che si rispetti, e un’efficace trattazione dei come e dei perché nei testi di Stefano Bartezzaghi, a partire da quello che poche settimane fa recensivo qui.

Ma veniamo a questa storia, che mette in scena le vicende dell’editore Robert Dubois, al quale un giorno è imposto/proposto un congegno nuovo per leggere libri – da qui la novità del titolo – un ebook reader. L’età di Dubois è tale da non farne un cultore del digitale, anzi: la sua formazione di editore risale ai gloriosi tempi del cartaceo, epoca di cui può constatare ogni giorno la pericolosa e abissale crisi. Quello che infatti Fournel ci srotola sotto gli occhi è in tutto e per tutto quel mondo editoriale che lui stesso ha vissuto, fatto di uffici, manoscritti, ma anche di ipocrisie tra colleghi, meticolosa osservazione della concorrenza, cene con autori dal carattere quanto mai strano, stagisti, riunioni di redazione in cui i titoli nuovi sono già in parte pilotati, presentazioni e relativi tour, lavoro che fuori dall’ufficio prosegue con letture, tante e incessanti letture, che sono sia quelle dei manoscritti da valutare, sia quelle necessarie per rimpolpare il proprio bagaglio formativo e tener desta proprio la capacità di valutare.

-Ho le cifre. Siamo messi male.
-Peggio del solito?
-Guardi le rese. Siamo sommersi. La mattina spediamo dieci camion di libri in giro per la Francia e la sera ce ne tornano indietro sei e mezzo. Che senso ha?
-Buona parte del lavoro editoriale consiste nel consumare benzina, lo sa meglio di me…
-Sì, ma è sempre peggio. Non mi dirà che questi libri hanno avuto una vera opportunità sui tavoli delle librerie? In pratica ci passano sotto e tornano direttamente qui. Non faccia finta di non aver visto le cifre, è un bel problema. Vuole un quadratino di cioccolato fondente?
-Abbiamo svuotato i libri di contenuti per venderli meglio e ora non li vendiamo proprio più. È colpa nostra, è stato un errore.

Questo è uno dei dialoghi che ribadiscono il tema del libro, cioè la crisi del mondo editoriale. Ma come fare per risolverla? Dubois, un po’ per vendetta contro chi lo vuole spodestare, un po’ per un’improvvisa intuizione non ben definita, punta sugli stagisti. Lo fa a partire da Valentine, la ragazza che lo incuriosisce per la sua genuina e sincera passione. È lei che, insieme ad altri due ragazzi non pagati, lavora in casa editrice, si sobbarca di impegni e responsabilità. Ecco allora che da parte di Dubois scatta l’idea: mettere a frutto le menti giovani e brillanti dei ragazzi, che si stanno appassionando all’editoria ma che ne vivono il momento di forse più intensa crisi, per creare qualcosa di nuovo, capace di sfruttare “la novità”, tablet, o ebook reader che dir si voglia. Come spiega la traduttrice in una nota a fine testo, infatti, sono tante le spine che la traduzione di questo romanzo ha dovuto affrontare. I vincoli della contrainte del romanzo, le arguzie e giochi di parole, i riferimenti sotterranei, e la liseuse o tablette, ovvero l’e-reader o tablet. Non solo il francese ha due termini femminili, con tutto il portato contenutistico che si accompagna alla gestualità di Dubois e a un contesto di sensualità, ma sappiamo bene che un lettore di ebook non è un tabelt, una differenza che, vuoi per il fatto che il testo è di qualche anno fa, vuoi per una mancata spiegazione di Fournel, che associa all’ebook reader la proprietà di navigare su internet, non è specificata in modo così marcato.

Ma come si potrebbe sfruttare, dunque, questa novità? Con cose come poesie sull’iphone la mattina, romanzi a puntate, giochi di testo che occhieggiano ai calembour dell’Oulipo. Il digitale diventerebbe piattaforma di sperimentazione, per nuovi tipi di testo appositamente pensati non per essere letti sulla carta, ma sullo schermo. “Ora ci sarebbe proprio bisogno di Perec” ammette infatti l’editore, e se il romanzo potrebbe uscire perdente da questa rivoluzione, a emergere saranno testi brevi o lunghissimi, satire, blog, novità ancora da pensare, testi smontanti e ricomposti in modalità nuove, insolite. Valentine infatti menziona “autori digitali ante litteram”, cercando testi già noti che si sposino bene con l’idea della sorta di newsletter-contenuto liquido pensato come rivalsa alla caduta libera della buona editoria, quella fatta dagli appassionati e competenti. Eccoli qui, allora, citati con un senso che è tuttavia al contempo anche un gioco di rimandi e un omaggio di sicuro non casuale: Alphonse Allais, l’Oulipo, Tardieu… “Quel genere là”.

Che ci sia una qualche costruzione sotterranea dietro al testo ci si svela in modo palese a pagina 114, dove il paragrafo non si chiude, ma compare invece una frase spezzata che finisce niente meno che nella pagina a fianco, la quale però ha per titolo il numero del capitolo successivo. Una frase che continua, a cavallo di due capitoli diversi tra cui c’è evidentemente una frattura. Chiaro: siamo in pieno campo oulipiano, la curiosità di andare a spiare in fondo al testo, nella nota, di quale diavoleria si tratti, è tanta. Del resto il nome di Queneau è uscito già tante volte, inclusa la stessa pagina 114, dove del teorico più importante dell’Oulipo, suo fondatore, è citato il “Racconto a modo vostro” che ricalca l’idea dei Centomila miliardi di poesie, quel congegno che mescolava giocosamente piano del contenuto e dell’espressione dentro a un libro costruito come meccanismo creatore di sonetti sempre nuovi a partire da versi intercambiabili. In fondo, quel che cercano di costruire gli stagisti del romanzo di Fournel non è che questo: un nuovo tipo di testo che sfrutti il supporto digitale, molto più tridimensionale della carta, per dare vita a nuovi contenuti. È un’idea affatto aliena da alcuni contesti di ricerca, che stanno sfruttando Twitter o altri mezzi digitale per ridare nuova vita ad alcuni testi, o per generarne di nuovi, ne avevo parlato io stessa nel 2013 a un convegno di semiotica, trovate il testo del mio intervento sulle nuove contraintes digitali qui.

L’idea è vincente? Cosa accadrà? Questo, non possiamo saperlo, né l’autore punta a renderci nota l’evoluzione della strada tortuosa del libro. Perché questo testo è in fondo un testo che parla di amore per la lettura, e che ad amare i libri spinge, mettendo in scena appassionati, con le proprie abitudini cadenzate e regolari, entrando nel mondo editoriale, che si metadefinisce con piena consapevolezza dei suoi pro e dei suoi contro, e raccontando l’impresa di alcuni ragazzi, in cui è accesa, e viva, la passione per la lettura. “Se il testo che pubblichi ti piace davvero – confessa a Valentine il vecchio Dubois, rivelandole la formula per un perfetto e appagante lavoro in editoria, e per dargli un senso, quello alto con cui è nata e ha prosperato – gli hai già fatto fare un passo verso una prima forma di eternità”. In fondo, occorrerebbe solo un po’ più di sincerità e onestà: a volte le cose brutte sono ritenute brutte, ma pubblicate ugualmente per ragioni che trascendono il testo e hanno a che fare con quella cattiva bestia del mercato. Ecco, basterebbe metterci un pizzico di amore in più, lo stesso che si scatena aprendo le pagine di carta e sottolineando a matita, magari, e che viene congelato da un apatico e sterile schermo di tablet. È una dichiarazione d’amore, questo libretto di Fournel, e insieme anche un messaggio prezioso per il futuro, che celando sotto la prima superficie il suo consiglio al mondo, prende anche in giro il lettore, mettendolo bonariamente al tappeto con la forza dirompente del gioco linguistico che, pagina dopo pagina, canzona noi lettori ingenui, che ci siamo fatti intortare ancora una volta dal magico potere della lingua. Chapeu, Fournel!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!