Questo è un libro che mi è piaciuto molto, davvero moltissimo, e al quale mi sono affezionata tanto che a finirlo, e chiuderlo, il suo mondo e i suoi personaggi mi mancavano, e ancora mi mancano ora che ne riparlo. Trattasi di Una vita da libraio di Shaun Bythell (Einaudi), uscito da poco e, ancora prima di arrivare in libreria, attesissimo sia per il contenuto – è un libro che parla di libri e librerie e, si sa, agli amanti del genere come me la cosa stuzzica – che per la copertina che, giudicate anche voi, è veramente bellissima.

L’immagine del resto non è casuale, non è infatti tratta da un repertorio iconografico e in qualche modo incastrata sulla storia, no no, quello che vedete è davvero l’ingresso della libreria di Shaun Bythell, The Bookshop, a Wigtown, Galloway, Scozia, con tanto di spirali di libri ai lati della porta e calda luce che dalle finestre illumina la strada segnalando la presenza di questo negozio così particolare tanto da essere stato segnalato sul The Guardian tra le più belle librerie al mondo.

Difatti questo libro, che pure mi ha appassionata e mi ha accolta nel suo mondo tanto da farmelo mancare, una fiction non è. Ma nemmeno un saggio. È un diario, i pensieri raccolti giorni per giorno, in poco più di un anno, dal libraio Shaun Bythell, persona reale, esistente e altrettanto vero proprietario e gestore della libreria The Bookshop, che ha comprato nel 2001 quando aveva 31 anni e che da allora lo gestisce appassionatamente vendendo a tutto il mondo, dal suo paesino sulla costa sudoccidentale della Scozia, libri usati. Non ci credete? Basta farsi un giro sulla vivacissima pagina Facebook di The Bookshop, dove proprio Shaun Bythell in persona posta contenuti, foto e giochini, e se poi vi si accende la curiosità, c’è anche il sito, dal quale potreste eventualmente iscrivervi al Book Club, il gruppo che aderisce all’iniziativa del libraio e riceve così ogni mese un libro a sorpresa.

Giornata bellissima, di luce dorata: a dicembre e a gennaio il sole invernale batte sullo scaffale dei Penguin e lo soffonde di un chiarore che non ha eguali in altri periodi dell’anno

Se la copertina, i suoi colori e i suoi libri, la sua atmosfera costituiscono un caldo invito a entrare, a tutti gli effetti nel mondo di The Bookshop si sta una meraviglia. Wigtown infatti, come spiega molto bene l’autore, è un paesino di una zona della Scozia piuttosto dimenticata dai turisti, non fosse per il festival letterario che vi si tiene a settembre, il Wigtown Book Festival. Non è un caso se questa manifestazione, piuttosto seguita e attesa nel Regno Unito, si tiene lì: Wigtown è la Città scozzese del Libro, e oltre a ospitare la bella e insolita libreria dell’usato di Bythell, è anche il luogo dove potreste fare una curiosissima vacanza gestendo… Una libreria. Forse ne avrete già letto online, la notizia aveva girato parecchio, ma The Open Book è un Airbnb che permette proprio di dormire al piano di sopra di una libreria che, di giorno, i turisti devono gestire. E guarda un po’: l’idea nasce dalla ex compagna del libraio-autore e da altri suoi amici, lo racconta nel libro.

Torniamo, dunque, proprio a questo libro che, cronaca dopo cronaca, non solo ci descrive il negozio di Wigtown e il suo esilarante e colorato universo di personaggi, che vanno dallo stesso Shaun alla sua aiutante Nicky, testimone di Geova piuttosto dispettosa e squinternata, e ancora tanti amici che ruotano intorno a The Bookshop, autori e giornalisti, ma entra a fondo nelle dinamiche del mestiere di libraio. È vero, in questo caso il libraio ha a che fare con l’usato, e dunque lo vediamo spessissimo prendere il furgone e girare per tutta la Scozia alla scoperta di lasciti, biblioteche, depositi e collezioni di libri che esamina, valuta e forse acquisterà, arricchendo il proprio deposito e facendo circolare cultura. Se vogliamo, questa è la peculiarità del suo mestiere, ma tutto il resto – gestione della libreria stessa, concorrenza degli store online, rapporto con i lettori-clienti – è proprio uguale a quello di qualsiasi libreria.

A prima vista si direbbe che Amazon faccia del bene ai consumatori, ma c’è una massa invisibile di persone che soffrono per le condizioni penalizzanti imposte ai venditori: autori che hanno visto i loro guadagni ridursi drasticamente negli ultimi dieci anni, e anche editori che non possono più correre il rischio di pubblicare degli sconosciuti; e ora non ci sono più intermediari. La politica dei prezzi di Amazon sembra decisa a eguagliare, se non a battere, la concorrenza, al punto che su certe vendite viene spontaneo chiedersi come facciano a guadagnarci. Tutto ciò esercita forti pressioni non solo sulle librerie indipendenti ma anche su chi pubblica i libri, su chi li scrive, e in ultima analisi sulla creatività stessa. Se autori ed editori non si assoceranno per contrastare Amanzon, l’editoria ne uscirà devastata: è questa la triste verità

E come tutti i librai di questo mondo (salvo rare isole felici di cui al momento ignoro l’esistenza) anche Shaun combatte, e non molla, e se ne inventa ogni giorno mille per tenere aperta la baracca, vincere su Amazon, pagare la commessa, accontentare tutti, e non arrabbiarsi con chi, strampalato o solo tirchio, entra ed esce senza acquistare nulla. Combattente è l’aggettivo che meglio si abbina a questo libraio creativo, il cui stendardo è un Kindle rotto a cui ha sparato – lo racconta nel libro, è la verità! – per poi appenderlo come monito in negozio, il cui mezzo magico è il furgone, e dal cui pentolone saltano fuori con tenacia e ottimismo nuove idee per procacciarsi clienti, pagare la manutenzione di un locale che, enorme, è anche soggetto a danni strutturali ricorrenti.

Molti librai scelgono di specializzarsi. Io no Nel mio negozio ci sono tanti argomenti e tanti volumi quanti riesco a farcene stare. Spero sempre che ci sia qualcosa per ognuno, ma nonostante i centomila titoli in catalogo c’è molta gente che se ne va a mani vuote. A me non importa se uno spende due sterline e cinquanta per un romanzo Harlequin o per una consunta edizione economica dell’Etica di Spinoza. Il mio augurio, in ogni caso, è che l’esperienza di lettura sia piacevole

Come fa, questo libraio? Quello che mi è parso di capire leggendo questa esilarante storia è che, fondamentalmente, ama il suo mestiere. Lo ama di quella passione che, se negli scatoloni raccolti vedi un libro che ti colpisce, te lo tieni da parte per leggerlo trovando momenti liberi, quella stessa passione che ti fa spartire casa tua – sopra la libreria – con un sacco di amici che, tutti insieme, in qualche modo collaborano alla realizzazione del Festival che accende di vitalità Wigtown. E Wigtown, si percepisce in modo fortissimo, è un posto che questo libraio adora. La cittadina, con le sue piccolezze provinciali, l’ufficio postale che è anche emporio, i suoi bizzarri abitanti a cui affezionarsi anche se ognuno ha un tic o qualche stranezza. Ma soprattutto la Scozia. Ecco, in questo diario c’è una storia bellissima, con personaggi indimenticabili, ma c’è anche tantissima Scozia: natura, scogliere, prati e colline moreniche, laghi, fiumi, autostrade deserte. Ci sono perfino un viaggio a vela nel mare d’Irlanda e uno a Edimburgo.

Sarà una mia fissa, che in Scozia sono stata e del cui fascino sono perdutamente innamorata, ma quelle atmosfere, quel modo di vivere, quella terra e quei colori, la pioggia, il buio invernale, ma anche le bellissime giornate assolate che sembra di essere in Mediterraneo, in questa storia e nel cuore del libraio che l’ha scritta sono protagoniste tanto quanto i libri. Ci sono così Stirling e il Loch Lomond, Callum e la Kirroughtree Forest, e Dumfries dove Shaun partecipa spesso alle aste dell’usato, il castello di Threave, la Valle di Glentrool, Rigg Bay, Elrig Loch dove andare a pesca, attività di cui il nostro libraio è appassionato, tanto da attendere tutto l’anno una vacanza dedicata alla pesca al salmone nelle Highlands. C’è tanta vita tra i libri, è vero, ma tanta anche fuori, nella natura: tra mountain bike, passeggiate, e mare, in una Scozia da vivere e di cui apprezzare la dolce bellezza.

Su questo sfondo speciale, mai neutrale, si muove l’affaccendato libraio, ogni giorno alle prese con nuove urgenze, problemi, malfunzionamenti, delusioni, ma anche idee. Ogni pagina di diario si apre con il numero dei libri online trovati dai clienti e di quelli recuperati, e si chiude con il totale in cassa e il numero dei clienti. Tra i clienti, un universo vario e composito che il libraio si diverte a osservare e spesso racconta sulla pagina Facebook del negozio. Ci sono i lettori occasionali, quelli affezionati, i turisti che passano, chi cerca qualcosa di specifico, e per tutti The Bookshop possiede praticamente sempre qualcosa.

Insomma, una vita proprio così: da libraio, affacciato a un bancone a osservare gente in cerca di storie, alle spalle altre storie, e in questo caso strade e scaffali. Non a caso, ogni mese del diario inizia con una citazione da Ricordi di libreria di Orwell, dove l’autore ricorda la sua esperienza alla libreria Booklover’s Corner di Londra tra il 1934 e il 1936. Se state pensando “che mondo affascinante, wow, deve essere stupendo”, prima leggetevi questo libro: capirete che fare il libraio non è cosa per lettori ingenui e abituati a una vita comoda. Tutt’altro: fare il libraio è una faticaccia. Non solo fisica – scatoloni, pesi, guidare – ma anche mentale, di resistenza all’ingiustizia del mercato online, alla superficialità delle persone, spesso anche alla loro maleducazione.

Quando tratti per l’acquisto di una biblioteca privata, i libri che stai per comprare ti sembrano un tesoro luccicante. Ma non appena raggiungi l’accordo sul prezzo e stacchi l’assegno per il venditore, il tesoro diventa un pesante fardello che devi inscatolare, caricare sul furgone, scaricare, controllare, inserire nel catalogo online, prezzare e sistemare sugli scaffali: tutto questo ben prima di veder tornare anche un solo penny della somma investita per l’acquisto. Il disgusto di cui parla Orwell nasce nel momento in cui i volumi entrano in tuo possesso e tutt’a un tratto diventano «lavoro»

Eppure, tutto questo oggi funziona, in una cittadina sconosciuta ai più di una regione bellissima, tra entusiasmo, libri, natura, un Festival attesissimo e la sua versione primaverile, dedicata agli autoctoni, in una Wigtown che è una specie di luogo meraviglioso dove, a quanto pare, si vive bene, si legge e si possono coltivare le idee. Dunque, prossima destinazione Scozia?

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!