Un passo dopo l’altro è il nuovo libro di Lorenzo Tosa uscito per Mondadori Strade Blu. È un romanzo, così avvisa il frontespizio, ma è anche una specie di reportage, perché racconta storie raccolte per strada, storie vere. Ha un sottotitolo che è il vero gancio che mi ha incuriosita portandomi alla lettura, ed è questo: Viaggio nell’Italia che resiste, nonostante tutto.

Chi segue questo blog avrà avuto un flash mentale: ebbene sì, “nonostante”, una parola che ha caratterizzato, ispirandola, una mia ricerca durata dodici mesi. Dodici mesi per dodici storie raccolte tra la fine del 2017 e il 2018: librai, olivicoltori, cooperative di comunità, insegnanti precari e avanti così, con storie di passione, energia, storie di nomine a sindaco di una città di confine, di impegno per l’ambiente a partire dalle piccole cose. Un viaggio straordinario che ho documentato qui sul blog storia dopo storia e che aveva lo scopo di portarmi a conoscere persone che resistevano nonostante tutto. Certo, quel “tutto”, all’epoca, non era una pandemia. Ma nemmeno in Un passo dopo l’altro si tratta di storie generate dall’emergenza sanitaria, o almeno non tutte.

Ma andiamo con ordine. Lorenzo Tosa prende spunto da un viaggio in treno che passa da Torino, piega su Genova, arriva in Toscana, poi a Roma, e da lì prosegue per il sud verso Riace. Tante sono le storie che il protagonista raccoglie lungo il percorso: ci sono le storie dei personaggi del treno, una ragazza che si sposerà nel pomeriggio e un signore un po’ dispotico, ci sono storie grandi, piene di valori, visioni, testimonianze. Il viaggio si svolge nell’immediato post covid, l’estate dei treni con la mascherina, del distanziamento e di un rilassamento di cui scrivo oggi, ottobre 2020, con un po’ di malinconico rimpianto visto che l’emergenza sta tornando a pulsare.

Insomma, durante questa discesa ferroviaria per lo stivale, alle storie piccole dei personaggi del treno si intrecciano altre storie di “resistenti”, e sono le più varie e diverse per protagonisti, tempi, messaggi. Ci sono Luciana e Liliana, ragazzine deportate nei campi di concentramento (e sì, Liliana è proprio chi pensate: Liliana Segre), c’è Mailuna, ragazza nordafricana emigrata in Italia dove vive facendo treccine sulla spiaggia e spostandosi in treno, dove la voce narrante la incontrerà aiutandola durante un episodio di razzismo. E non finisce qui: c’è un’artista di strada torinese, un ragazzino pugliese che protesta da solo contro il cambiamento climatico durante il Friday For Future del 27 settembre 2019, e ancora c’è Daniele, chirurgo bergamasco coinvolto suo malgrado nell’emergenza covid, ed Elena, calciatrice della nazionale italiana con storie tenute tanto tempo solo dentro di sé.

Due parole: tra romanzo e nonostante

Sono due le parole che connotano per me la lettura di Un passo dopo l’altro: nonostante, e romanzo. Il nonostante, lo annunciavo prima, è la chiave di un percorso che ho condotto in modo molto simile a quanto fa Tosa, cercando storie piccole di persone che hanno resistito davanti a prove, si sono messe in gioco, e ancora non hanno smesso di provarci, di porsi domande. Quanto al romanzo, si tratta della caratteristica che differenzia il mio lavoro da quello di questo libro: l’averci messo un pizzico di fiction, l’aver creato un intreccio narrativo che è poi la caratteristica che rende questa lettura sorprendente pagina dopo pagina. L’immagine che mi è balenata in mente e che meglio descrive secondo me il processo curioso utilizzato da Tosa è una treccia. Ciocca dopo ciocca, tutte le storie raccolte si intrecciano di capitolo in capitolo. Il lettore assapora, resta sospeso, non conosce la fine della storia, ma già ecco che ne arriva un’altra, che si affianca, un’altra tessera di mosaico, e quando si entra nel vivo ecco che torna la prima ciocca, la storia continua. Accade per l’appassionante e toccante vicenda di Luciana Segreto e Liliana Segre nel lager, accade per Mailuna e le sue sfortunate esperienze italiane, per il chirurgo Daniele che dopo aver prestato servizio durante l’emergenza si ammala di covid, per la calciatrice della quale scopriamo ambizioni e passioni personali.

Le storie sbocciano, in quello che da reportage è diventato in effetti qualcosa di simile al romanzo. Al centro di tutto ci sono infatti proprio loro: le storie. Forse gli intrecci narrativi, come spiega l’autore al fondo del libro, sono costruiti per far “filare” il libro, ma le storie sono vere, e sono testimonianze raccolte. In fondo non sono che vite ordinarie, apparentemente comuni, ma lette da fuori diventano straordinarie, nel senso etimologico del termine. Ricostruiscono, come dice la quarta di copertina “la mappa ideale di un’Italia che resiste al degrado civile e culturale in cui è inciampata e ci restituisce, contro ogni evidenza, il senso più profondo dell’essere umani”.

Conta solo questo: continuare testardamente a cre­dere che il giorno dopo sarà migliore di quello prima. Non è il successo che ha plasmato il genere umano e lo ha reso grande, ma la nostra straordinaria capacità di fallire, falli­re e poi fallire ancora. E da ognuno di quei fallimenti è fi­nita che abbiamo imparato qualcosa.

Storia di una lettrice speciale

Tra i personaggi, uno su tutti è quello che più ho amato, perché… perché la conosco! E perché arriva dalla città con quella Mole che spicca panciuta in copertina. L’ho vista fare il suo lavoro in piazza, la seguo sui social, ci ho fatto un trekking letterario insieme, e soprattutto l’ho intervistata a dicembre 2019. Parlo di Chiara Trevisan, la lettrice vis-à-vis, la cui storia Lorenzo raccoglie a Torino, e dalla cui presenza nel libro io stessa mi sono incuriosita su Un passo dopo l’altro. La storia di Chiara è bellissima, sarò di parte nel dirlo ma penso davvero che, oggi, nei tempi strani che viviamo, sapere che esiste una persona che esercita l’arte della lettura restituendola con una piccola ma profonda performance uno-a-uno in piazza (e tra l’altro questa piazza è quasi sempre piazza Carignano, una delle più belle piazze auliche torinesi) sia straordinariamente resistente. Nonostante tutto, appunto.

Chiara «ti fruga dentro la testa, ruba un pezzo del­la tua anima e te la restituisce sotto forma di parole» scrive Tosa, «è come certi esplo­ratori estremi che battono strade che nessuno ha mai osato percorrere prima. Non sai esattamente dove ti porterà, se sarà una rotta breve o lunga, comoda o impervia, ma, se le calpesti con sufficiente costanza e tenacia, a un certo pun­to finisce che diventerà un sentiero». Dell’attività della Lettrice vis-à-vis non svelo di più, perché è una meraviglia scoprirla (ri-scoprirla, per me!) tra le pagine, ma so per certo che, saranno i tempi incerti, la mancanza di Torino e delle sue piccole storie sabaude, la voglia di rimettersi in gioco e “farsi leggere”, quando Chiara e il suo carretto di libri ricapiteranno sulla mia strada, mi fermerò per fare un pezzetto di percorso insieme.

Forse, raccontare la storia della Lettrice non ha fatto che rispondere a un desiderio che si nasconde dietro questo libro, dietro la visione di Tosa. Scrivo infatti di voler incontrare Chiara, e mi torna in mente quanto ho letto tra le pagine di Un passo dopo l’altro: «Chiara è nel punto esatto in cui non ti aspettavi di trovarla, in quel pezzetto di mondo, in quell’angolo di strada in cui non do­vrebbe essere. Nel momento stesso in cui ti metti alla ricer­ca di lei, il suo compito è esaurito. Quello che fa non è un semplice mestiere. È un incidente di percorso, è un tempo rubato alla quotidianità, una deviazione imprevista, è un quarto d’ora di ritardo su tutti i tuoi impegni, è un margi­ne d’errore statistico sui nostri piani perfetti e preordina­ti, è una macchia d’inchiostro sbavata su un foglio bian­co. È quel particolare trascurabile che ci passa ogni giorno sotto gli occhi e non abbiamo mai messo a fuoco».

Queste sono le storie di “nonostante”: le mie, quelle più famose di Lorenzo Tosa, quelle di chi resiste, di chi lo faceva prima e di chi si rimbocca le maniche ora che i tempi sono ancora più bui, e non smette di sognare, agire, pensare fuori dai cliché, fuori dalle strade scontate e facili. Sempre, col sorriso, nonostante tutto.

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!