«Che cosa posso fare?» inizia così il libro di Franco Borgogno Plastica, la soluzione siamo noi, storie di donne, uomini e bambini che fanno la cosa giusta. Si tratta di una sorta di seguito del primo libro del giornalista e divulgatore scientifico che uscì sempre per Nutrimenti nel 2017: Un mare di plastica. Un testo fortunato, dal quale sono fiorite tantissime iniziative di ricerca e divulgazione dedicate alla tutela e conoscenza del mare e alla sua salvaguardia da quella che è una concreta invasione di plastica. (Qualche dato in merito l’avevo raccolto nel mio reportage Tutti al mare, dove peraltro intervisto lo stesso Borgogno)

«Che cosa posso fare?» è però anche una domanda che mi sono fatta davanti a un fenomeno naturale inedito, come i tanti che purtroppo si verificano sempre più spesso di questi tempi, e che per caso si è sovrapposto alla mia lettura di questo libro. Un’occasione insperata eppure molto preziosa, perché mi ha permesso di leggere, riflettere e mettere in moto le mani, preoccuparmi per un problema e poter  fare attivamente qualcosa.

Poco dopo l’uscita di Plastica, la soluzione siamo noi, sulla Liguria di Ponente si è abbattuta una terribile tempesta di acqua e vento che ha distrutto l’entroterra e riversato sulla costa, flagellata da una mareggiata intensa, quantità inedite di legname. Legname e rifiuti, ça va sans dire, come ho constato passata la bufera scendendo sulla spiaggia per verificare di persona. La plastica dominava la scena in mezzo a tronchi colossali, pigne e castagne, a conferma del legame di due ambienti diversi ma uniti. Perché l’oceano, il mare, proprio come spiega la Ocean Literacy, ci fanno capire che siamo tutti collegati.

Questo lo spiegava bene Borgogno nel suo primo libro dedicato alla plastica: lo avevo intervistato qui, dove potete leggere della sua spedizione in Artico, la prima di tante avventure di ricerca e professionali che hanno foraggiato questo nuovo libro. Dopo aver infatti analizzato ed esplorato il problema immenso della plastica, la domanda inevitabile dell’autore, come di tutti i lettori, non poteva che essere: «Che cosa posso fare?».

Una domanda che nasconde una rassegnazione, il sentimento di impotenza davanti a una devastazione soverchiante. Come possono due mani togliere tutta quella plastica? Come possono risolvere? È così: non risolveranno. Davanti a questo dubbio, a questo senso di piccolezza e impossibilità, mi sono sentita afflitta anche io, lì sulla spiaggia, circondata da bottiglie, frammenti di plastica, tubi, taniche, bombole del gas, palloni sgonfi e ciabatte, boe, reti da pesca, flaconi di detersivi che, come testimoniano le etichette, sono in circolo da almeno una cinquantina di anni.

Tanto poi finisce tutto in mare, l’immenso oceano globale che ricopre oltre il settanta per cento della superficie terrestre e tutto regola: dal nostro respiro al clima, dalla possibilità di bere a quella di nutrirci

Lì per lì il senso di impotenza mi ha bloccata, ma è durato poco. Perché, mi sono detta, le mie due mani potevano in verità fare qualcos’altro. Potevano dare l’esempio, trasmettere un messaggio, dei valori, una visione del mondo. Quella di un mondo pulito, dove il mare e l’ambiente sono al centro perché fondamentali per la nostra vita sul pianeta, è esattamente la visione che domani permetterà di affrontare il problema con la giusta consapevolezza, e magari di superarlo.

Mi sono fatta coraggio, e ho chiesto a chi volesse seguirmi di affiancarmi con guanti e sacchi per raccogliere la plastica che soffocava le spiagge devastate dalla mareggiata. Un paio di amiche hanno risposto: insieme siamo andate, e andremo anche prossimamente, a fare incetta di quel che di dannoso la nostra specie ha rilasciato nell’ambiente come minaccia ai suoi abitanti, e per assurdo a noi stessi. I risultati sono stati sconcertanti, come descrivo nell’articolo che una testata locale ha ospitato per dare spazio alla mia piccola iniziativa.

Ma non ci arrendiamo, anzi, proseguiamo. Lo facciamo contagiando chi ci osservava dall’alto puntando il dito, o piuttosto aiutandoci. Lo facciamo passandoci la parola sui libri che ci hanno aiutato a capire il problema, sensibilizzarci e sensibilizzare chi ci sta intorno, proprio come fanno Un mare di plastica e Plastica, la soluzione siamo noi di Franco Borgogno.

La soluzione siamo davvero noi, questa mia esperienza ne è diretta testimonianza. «Che cosa posso fare?», come ben nota Borgogno, è infatti anche un’espressione che evidenzia la presenza di una buona volontà, la voglia di fare qualcosa per aiutare. Il filo rosso che unisce le storie racchiuse di capitolo in capitolo in questo libro è proprio la buona volontà, unita alla passione, l’altro elemento indispensabile per agire, far emergere la propria visione del mondo attraverso qualcosa di concreto.

Storia dopo storia, Franco Borgogno racconta il mondo e qualcuno tra i suoi abitanti, quelli più curiosi, tenaci, visionari, preparati e ottimisti. Ci sono ricercatori, ragazzini, atleti, artisti: persone normali e insieme speciali, persone che hanno studiato per capire, altre che si sono impegnate per migliorarsi e migliorare il mondo. A me piacerebbe potermi inserire, un domani, sacchetto dopo sacchetto, residuo dopo residuo, tra coloro che si sono impegnati e ce l’hanno fatta, hanno aiutato il mondo.

Quello di raccogliere storie e informazioni per poi diffonderle ad altri è il mio lavoro da più di trent’anni. Conoscere i fatti, documentarmi, cercare le fonti e analizzarne, parlare con le persone coinvolte e successivamente raccontare, cercare di trasmettere in modo chiaro, affidabile e oggettivo ciò di cui sono venuto a conoscenza

Plastica, la soluzione siamo noi è un mosaico di voci, varie e dedite ad attività diverse, ma tutte in qualche modo legate all’inquinamento e alla salute del mare. Lo stesso mosaico, del resto, riguarda la situazione della plastica dispersa in ambiente, un problema sfaccettato e complesso, come non manca di ripetere l’autore con la chiarezza da divulgatore scientifico che ne caratterizza la voce.

Pregio delle storie di questo libro è di essere il racconto di un giornalista di esperienza che, come chiarisce nella prefazione, ha imparato a guardare e ha guardato per imparare. Ogni capitolo ha così le sembianze della storia, sotto forma di reportage e intervista, con taglio, appunto, divulgativo, mai esclusivamente scientifico e mai del tutto cronachistico. Piuttosto, è una miscela che con sapiente uso della narrazione riesce a fare dell’ottimo giornalismo ambientale coniugando rigore e piacevolezza, chiarezza e apporto di dati per dare conto di problemi molto ampi e complessi.

La scommessa alla base del Decennio del mare indetto dall’Unesco per il 2021-2030 è proprio questa, quella della creazione di consapevolezza davanti a una complessità difficile da contemplare, da arginare, da comprendere per poter agire. Franco Borgogno con questo libro dà il suo contributo al cambiamento che vedremo e che probabilmente aiuterà il pianeta e tutti noi: qualcosa si può fare, iniziamo da qui!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!