È proprio lei, la conchiglia pellegrina: la capasanata, quella meglio nota all’immaginario dei più come la “classica” conchiglia, quella del cammino di Santiago – non a caso, la conchiglia di San Giacomo – quella commerciale della nota marca di benzina, quella che le accomuna un po’ tutte le conchiglie perché né è l’effige più nota. A questo animale diventato simbolo è dedicato un curioso e assai ben fatto libro pubblicato quest’estate da Add Editore e scritto da Laurent Chavaud: Storia della conchiglia pellegrina. Sottotitolo: la sentinella dell’oceano. Adesso capiremo perché.

Cosa c’entra la conchiglia dalla quale sorge la Venere di Botticelli e che usa anche Piero della Francesca con la divulgazione scientifica, grande “genere” di cui questo agile saggio fa parte? Laurent Chavaud è un biogeochimico, ecologo, nonché direttore di ricerca per il CNRS al Laboratorio delle scienze e dell’ambiente marino (LEMAR), ricercatore all’Istituto Universitario Europeo del Mare (IUEM) e dellʹUniversità della Bretagne Occidentale (UBO). Quella della conchiglia pellegrina raccontata da lui è infatti, innanzitutto, una storia di ricerca. Una deliziosa e appassionante storia di ricerca. Ecco perché raccontando di conchiglia di San Giacomo il suo autore fa divulgazione scientifica, perché questa storia (ho detto che è un saggio, ma come tutti i libri belli è anche una storia!) non è una trattazione dedicata – solo – all’animale del titolo, ma una più ampia panoramica che include la biologia in una vicenda fatta di fatica, casualità, intuiti e scoperte. In poche parole: la storia della personale ricerca di Chavaud e del suo gruppo accademico.

“E la storia di una ricerca scientifica ispirata dalla bellezza della natura, rilanciata dal caso, guidata dagli incontri” è infatti non a caso l’incipit di questo libro dalla sgargiante copertina azzurra che ci parla immediatamente di viaggi e del pianeta attraverso la semplice corazza calcarea della conchiglia. Tutto parte da una baia nel nord della Francia, laddove le maree fanno meraviglie. È in quei fondali che l’autore inizia la sua ricerca dedicata al mollusco che abita la conchiglia di San Giacomo. Da qui, come in tutte le scoperte appassionanti, un flash, l’intuito collegato a una manciata di osservazioni da verificare: la conchiglia ci racconta qualcosa dell’ambiente circostante dove vive.

Come lo fa? Attraverso il suo guscio: i suoi colori e striature, la sua dimensione. I ricercatori se ne accorgono, e si mettono in osservazione, e in ascolto. Accumulano dati, e ancora dati: è questa una delle caratteristiche della ricerca, il raccogliere fotografie della realtà per giungere a delle conclusioni. Un lavoro enorme, estenuante, capace di portare a un vicolo cieco. E invece no: la conchiglia di San Giacomo è davvero un animale straordinario perché autenticamente restituisce informazioni sul contesto in cui vive. Stato delle acque, agenti inquinanti, popolazione marina, flora e fauna: tutto agisce sullo sviluppo e la crescita del guscio che conosciamo, e dunque un campionamento capillare può rivelare cose interessanti sull’ecosistema in cui la conchiglia vive.

Insomma, l’animale parla, di fatto riportando proprio come il tronco degli alberi degli indicatori, dei segni, che collegati e letti con la lente scientifica significano cose. Neanche a dirlo, spesso sono cose che hanno a che fare con l’impatto antropico e il cambiamento climatico, ed ecco che da conchiglia-simbolo, la capasanta dei pellegrini diventa un indicatore decisivo anche per la nostra sopravvivenza sul pianeta.

Chavaud ha la straordinaria abilità, immagino derivata tutta dall’altrettanto straordinaria passione per il proprio mestiere di biologo, di raccontare le sue scoperte con voce che al contempo si attiene al rigore scientifico restando però umana. C’è tutto l’entusiasmo della scoperta in questo libro, la frustrazione dei momenti in cui non si vede la luce, la rete di collegamenti che si innescano, la capacità di produrre prove, la capillarità di osservazione. Sono incantevoli, a tal proposito, le descrizioni dei movimenti del mollusco stesso attraverso le valve: la faticosa uscita per sportarsi e “camminare”, la sofferenza, la meraviglia di creatura sottomarina.

Il tutto, al suono costante della playlist personale dell’autore, che non manca di condire la narrazione delle sue ricerche sulla conchiglia pellegrina con canzoni ascoltare in laboratorio, in periodi di vita, ricerca e crescita professionale. Impagabile, infine, la parte dedicata all’Antartide e alle immersioni tra i ghiacchi: da brivido la restituzione emozionale di questi viaggi alla ricerca di altre conchiglie sotto i mari più freddi e bui. È questo il pregio neanche troppo nascosto e segreto della Storia della conchiglia pellegrina: mescolare sapere scientifico, informazione ed emozione in un mélange perfetto, dove non si distingue più dove inizia la biologia e finisce la vicenda personale, dove una canzone tiene il ritmo di raccolte dati che si riveleranno fondamentali per studiare e acquisire nuova conoscenza utile non solo alla conchiglia in sé, ma a tutti noi. Un ecosistema, per l’appunto.

E a proposito di lessico scientifico, il libro si accompagna a un nutrito glossario di mare curato dal buon Danilo Zagaria che, posto in chiusura del libro, restituisce come il sentore di goccioline dell’onda sulla battigia il profumo di mare e l’importanza scientifica che questa meravigliosa storia di molluschi e gusci calcarei porta a galla. Un animale affascinante, con capacità linguistiche e di comunicazione che, alla lettrice semiologa che è in me, hanno fatto sorridere e riacceso l’entusiasmo per la ricerca. Perché questo, in fondo, fa la buona divulgazione: prende per mano e porta sott’acqua a scoprire come dialogare con le creature sottomarine che spesso diamo così per scontate da assimilarle a un puro simbolo di storie umane. Di solito, sono storie di viaggi, che siano pellegrinaggi o carburante: ma questo su carta è un viaggio ancora più appassionante che consiglio vivamente di scoprire. Non guarderete più dietro il vetro della maschera da sub come avete fatto finora!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!