Il 14 febbraio, neanche a farlo apposta a San Valentino, si è svolta la prima presentazione ufficiale del Salone del libro di Torino 2024 che arriverà in maggio, dal 9 al 13. Ci sono un bel po’ di novità, a partire dalla guida affidata ad Annalena Benini, e dal team che lavorerà con lei. Il tema dell’edizione è ispirato ai cinquant’anni di Vita immaginaria di Natalia Ginzburg, ed è stato annunciato inoltre che saranno sviluppate specifiche sezioni con specifici temi. I primi nomi sono molto gustosi: si trova tutto sul sito del Salone.

Quel che mi colpisce di più, tuttavia, è la grandissima novità che riguarda la mia regione, la Liguria. Dopo anni di latitanza che mi hanno fatta interrogare più di una volta sulle cause, nel 2024 per la prima volta la Liguria sarà la regione ospite di questa XXXVI edizione del Salone del Libro. First reaction? Shock! E gioia. Sono molto felice che si parli di Liguria, che ci sia, finalmente, uno spazio dedicato alla mia regione nell’ambito della manifestazione editoriale più importante d’Italia. E spero che sia l’occasione per tracciare una mappa di tutto quanto la Liguria ha raccontato tra le tante pagine del suo ventaglio di autori. Liguri, di sicuro, ma anche affezionati e “importati”.

Sulle vie del sale da Torino alla Liguria

Io, tra tutti, penso immediatamente a Nico Orengo, perché è forse colui che sulla strada Liguria-Torino ha più scritto. È stano: le regioni ospiti sono sempre state distanti, invece la Liguria, che ha un esteso confine col Piemonte (di confini, peraltro, parlava Mauro Suttora in questo bellissimo libro, che include anche molta storia di Liguria e Piemonte) al Salone non c’è mai stata. Ma tornando a Orengo, finché non ho messo concretamente mano al lavoro della guida 111 luoghi della Riviera dei fiori che devi proprio scoprire, non avevo così chiara la sua figura. È stato facile delinearlo meglio: l’ho riletto tutto, o quasi. Come ogni scoperta letteraria, anche questa mi ha portato paginate, bibliografie, curiosità e nuove visioni: tengo particolarmente a Nico Orengo perché è stato un uomo e scrittore dai due mondi, “ligure di Torino”, che è un controsenso ed è al contempo la cosa più ovvia da pensare sulla via del sale, là dove saltano le acciughe, per capirci e occhieggiare a chi ha letto Orengo. A chi non l’ha letto, do appuntamento al Salone del libro 2024 perché spero tantissimo che ci siano pagine dedicate all’estremo ponente, che è stata terra di elezione di questo autore, ed è uno spazio di fascino paesaggistico che ha coinvolto anche altri grandi scrittori. E poi è anche casa mia, ça va sans dire.

Sul sito del Salone leggo questo: “Terra di mare, grandi viaggiatori e poeti, la Liguria come regione ospite della XXXVI edizione del Salone del Libro sarà approdo per le culture di tutto il mondo. Migliaia di visitatori potranno vivere l’esperienza di un’autentica piazzetta ligure dove si affacceranno palazzi costruiti di libri. L’esterno della piazzetta racconterà la storia della cultura ligure, da Montale a Calvino, da Sbarbaro a De André, da Paoli agli altri autori e cantautori. Un’esperienza che coinvolgerà, oltre a tutti gli editori liguri, anche i produttori della nostra terra per far conoscere, e assaggiare, le eccellenze del territorio. Il Salone del Libro rappresenterà inoltre l’occasione per svelare tutte le novità relative alle politiche culturali ed editoriali della Regione Liguria”.

La piazza è un’agorà, spazio di dibattito, ed è anche un luogo molto ligure, specie la piazzetta: si sa che noi spazio non ne abbiamo, è tutto risicato, conquistato e ricavato. Ornato di persiane verdi che staccano su intonaci color pastello. Questa è l’immagine stereotipica, ma è anche la verità. Dunque evviva Montale, Sbarbaro e la scuola cantautorale, ed evviva anche Italo Calvino, un altro che più che ligure era del mondo, ma che sulle strade tra la Liguria e Torino ha passato molte ore. Spero solo, e tanto, che intorno a questi pilastri – la piazzetta, i nomi “classici” – non si costruisca uno spazio finto, ma al contrario qualcosa di autentico, dove approfondire, scoprire, dialogare. Non vorrei un nuovo spot stile Canalis (ve lo ricordate? Da una sarda a New York il ricordo degli aperitivi in Liguria), e nemmeno una classica cartolina ligure che appiattisca ogni complessità: è già successo troppe volte e quest’occasione è così preziosa che sarebbe davvero un peccato.

Una Liguria da scoprire

Il dubbio mi sale legittimo dopo aver letto le dichiarazioni rilasciate da Regione Liguria proprio in occasione della presentazione del Salone: “Siamo felici e onorati che per la prima volta sia la Liguria la Regione ospite al Salone del Libro di Torino: essendo una terra di navigatori, ma anche di scrittori e poeti, credo che abbia molto da dire in questo senso“, sono le parole del presidente Toti. Fin qui tutto molto bello: il fascino dei navigatori, e l’indubbia forza della poesia nella storia letteraria di questa regione rendono la prima partecipazione una novità molto curiosa, personalmente non vedo l’ora sia maggio. Dopo, nel comunicato, si parla di Genova Capitale italiana del Libro e del centenario di Italo Calvino, con le sue mostre bellissime, la prima delle quali a Roma, oggi terminata, e la seconda ancora visitabile a Palazzo Ducale, a Genova. Tutto bellissimo anche qui: le mostre su Calvino sono (state) percorsi davvero curati nei dettagli, a rendere onore allo scrittore e al suo legame profondo con i luoghi di Liguria.

Ecco, poi inizia a calarmi un po’ l’umore, perché chiaramente l’indirizzo politico di Regione vira sui punti caldi dell’amministrazione vigente, quindi Palazzo Ducale, il  Teatro Nazionale e il Teatro Carlo Felice. Wow, c’è da dire: tutto Genova, solo Genova, nient’altro che Genova. E le altre tre province? Faranno teatro? Avranno poli culturali? Saranno attive in iniziative legate alla filiera editoriale e al libro? Insomma: la narrazione dell’intera Liguria, della sua parte costiera e di quella dell’entroterra, a chi e a cosa sarà affidata? “Sei ligure: mugugni e si vede”. Beh: un po’ sì. Ma non è per fare polemica preventiva, sia chiaro, ho solo molta curiosità e temo che il potenziale grandissimo di casa mia vada sprecato in una nuvola di propaganda vuota. Si potrebbero fare cose bellissime, ma c’è il rischio che si banalizzi una terra complessa. E io finché non vedrò, non saprò. Per questo ho un po’ di ansia.

“Al Salone – prosegue Toti -, la Liguria sarà rappresentata da una bellissima piazza ligure che ospiterà libri e iniziative. La piazza è uno spazio fortemente simbolico, qui le persone potranno scambiarsi opinioni e idee e qui si troverà l’ampio ventaglio di proposte che la Liguria è in grado di offrire, dagli scrittori ai cantautori, a cominciare da Fabrizio De André, che merita un posto anche tra i maggiori poeti contemporanei del Paese. Racconteremo una terra che va da Montale al pesto, fino alle acciughe di Monterosso. Racconteremo tutto questo e tanto altro, sapendo che dovremo lavorare per potenziare la macchina della cultura nel nostro Paese, una macchina di democrazia, ma anche di benessere economico”.

Case, libri e pesto

Da Montale al pesto, fino alle acciughe di Monterosso. Perché le Cinque terre, si sa, fanno sempre vetrina. In tal caso, ricordo il viaggio letterario fatto su Turismo Letterario in occasione dell’uscita di Luca della Pixar. Ma poi ricordo anche che a Sanremo Calvino ci ha vissuto vent’anni della sua vita. E se Nico Orengo l’ho già ricordato, ricordo Francesco Biamonti e il suo Ponente, e tutti gli scrittori del savonese che non conosco, e quelli dello spezzino. Oltre che Genova: ma Genova si comunica facile, come sappiamo e come insegna Genova di carta. Ci saranno anche gli editori naturalmente, nella piazzetta ligure: si parla di oltre 30 editori liguri “che accompagneranno i visitatori in un’esperienza immersiva per conoscere i grandi nomi della letteratura. La Fondazione De Ferrari ETS sta infatti lavorando insieme agli editori per organizzare e animare lo stand”. Anche in tal senso ho molta molta curiosità!

Lo stand della Liguria sarà realizzato, come si diceva, con “case variopinte fatte di libri” (ho già gli occhi a cuore, vi ricordate il film Inkheart? Era in parte girato a Laigueglia, un borgo del savonese che contribuisce molto all’immaginario di Liguria), “gli esterni presenteranno una sfilata di personaggi della storia ligure. In uno spazio di 200 mq, Regione Liguria porterà tutta la sua cultura, da autori e poeti ai cantautori, dai luoghi alla sua cucina. Tutti saranno, per l’occasione, ambasciatori della Liguria nel mondo”. Ancora, sempre da comunicato di Regione: “Con la partecipazione al Salone del Libro, Regione Liguria promuove quindi i suoi colori e le sue eccellenze e lo fa seguendo tre filoni che verranno trattati nel corso di alcuni eventi: la musica e il cantautorato, la comicità, e i poeti della Liguria tra Ottocento e Novecento. Non solo, perché accanto ai libri sfileranno le eccellenze enogastronomiche del territorio, che verranno offerte in una serie di momenti collettivi: dal pesto, all’olio, dalla focaccia al vino, simboli della Liguria e dell’accoglienza ligure”.

Mangiare la focaccia leggendo, si sa, è tanto bello ma a rischio ditate di unto: chissà se sfioreremo questo metaforico rischio o la promozione eviterà di scivolare sulla promo turistica senza sostanza. Ho un po’ di paura, lo ammetto. Ragionevole timore che una vetrina preziosa come il Salone possa dare vita alla solita e classica stortura, un geyser di apparenza dietro a un muro (muretto a secco, tipicamente ligure in questo caso) di banalità. Invece vorrei che la mia regione si raccontasse al meglio nella sua complessità che è anche difficoltà, e contraddizioni, e snodi irrisolti, e misteri, e mare, e fascino e bellezza paesaggistica sorprendente nella fragilità di un territorio ferito.

È una bella terra

Sì, ma un po’ troppo ingrata

È una battuta di dialogo che traggo da Vento Largo di Francesco Biamonti, l’ha usata di recente Einaudi per la sua promozione social del trittico dei romanzi biamontiani e mi sembra perfetta per descrivere la mia ansia verso questo primo Salone del libro ligure. Le belle speranze, la curiosità e il timore preventivo. Che è una cosa molto ligure, secondo me. Staremo a vedere: intanto viva la Liguria, viva i suoi autori! Ne trovate un bel po’ citati sulle pagine di 111 luoghi della Riviera dei fiori che devi proprio scoprire, e per uno sguardo sull’altra Riviera rimando invece a The Literary Riviera, di Letizia Cavicchioli, che è una guida turistica ma legge anche molto, e questa è sempre una lente in più per vedere la nostra bella Liguria!

Autore

Sono una giornalista, mi occupo di uffici stampa per la cultura e l'ambiente, di comunicazione e social media. Ho un dottorato in semiotica: va da sé che ho una spiccata curiosità per tutto ciò che ha a che fare con i testi e i loro meccanismi. Amo il mare, leggo tantissimo e adoro scrivere: A contrainte è il mio sito, ci trovate recensioni di libri e racconti di quel che mi circonda!